GIGI RIVA – LA STORIA DI ROMBO DI TUONO

Capitolo Ottavo


Manlio Scopigno, l’antimago, si riaffaccia alla ribalta della serie A dopo dodici mesi d’esilio. Si è visto subito, in Coppa delle Alpi, che è l’allenatore «ad hoc» per il Cagliari. E’ un anticonformista, uno che sa vivere; niente ritiri, niente multe, se un giocatore fuma lo lascia fumare, nei limiti, però. Scopigno profetizza un Cagliari che lotterà per lo scudetto e l’esplosione di Riva: «Gigi finora ha espresso la metà del sue valore. Deve crescere ancora e portare il suo standard di rendimento a 20-25 gol. A quella quota può arrivarci tranquillamente anche nel prossimo campionato. Con rispetto parlando. Riva si mangia Prati con tutti i pantaloni. E per favore non parliamo di coabitazione difficile tra Riva e Boninsegna. La presenza di Gigi non danneggia Boninsegna uomo-gol». Dopo Albertosi e Brugnera, il Cagliari si è anche assicurato il libero Tomasini dal Brescia, il terzino Zignoli dal Milan e il mediano Ferrero dal Monza.
Gigi sta facendo sabbiature a Grado per completare le cure e cancellare definitivamente il ricordo della pubalgia. Per il Cagliari si preannuncia una dura battaglia per i reingaggi. Riva ha già fatto sapere come la pensa e Albertosi spara: «Non sono finito e se non mi daranno 50 milioni a Cagliari non metterò piede».
A metà agosto, sull’altipiano di Asiago, Albertosi viene accontentato e Riva (dopo un incontro a Milano con Marras) si accorda. Riva precisa di aver chiesto alla società di tenerlo ancora almeno per un anno accanto a Scopigno: «Ho fatto grandi progressi sotto di lui e spero di farne ancora. Nella scorsa stagione il Cagliari era a pezzi, quest’anno dispone della miglior squadra mai avuta. E’ un Cagliari che può piazzarsi tra il terzo e il sesto posto».
Nelle amichevoli di preparazione il Cagliari non forza, secondo i disegni di Scopigno. Perde (0-2) a Roma contro i gialiorossi di Herrera, ma in Coppa Italia fa sul serio: a Livorno vince (2-0) con reti di Brugnera e Riva negli ultimi minuti. Riva, sempre alle prese con.il servizio militare, ogni tanto salta una partita e Boninsegna ne approfitta per segnare gol a «gogò». Ma a Perugia, sempre nel trofeo nazionale, il gol vincente è di Gigi. Ancora Riva sigla, con la Reggina, il gol del pareggio e il Cagliari passa il turno.
Riva scoppia di salute. I tifosi impazzano per lui. E’ l’orgoglio della Sardegna. Una battuta di moda dice che verrà inserito negli «slogans» turistici: Nuraghi, caccia al cinghiale e Riva le attrazioni dell’isola. Ormai è considerato un insulare, un sardo nato per caso a Leggiuno.
In campionato fa subito capire che non scherza. Interpreta la partita con uno stile tutto personale: scatto, tiro. E’ come se fosse percorso da una scarica ad alta tensione quando il suo sinistro picchia, come un maglio, sul pallone. Una potenza tremenda. Gigi non tira mai indietro il piede.
Nel «derby delle isole» con il Palermo segna il primo gol Boninsegna fa gli altri due. La domenica dopo Riva straripa al «Masnago» di Varese, imbattuto da due stagioni. Segna una tripletta, completata da Boninsegna, Greatti e Brugnera (6-1). Varese è casa sua: sente l’odore del suo lago e si scatena in un’orgia di gol. Il Cagliari va forte, Riva va fortissimo. Ora è solo in vetta alla classifica cannonieri. Con il Varese c’è la vendetta per i «fattacci» che l’anno prima avevano determinato la squalifica-record di Boninsegna. Scopigno invita tutti a rimanere con i piedi a terra ma sa di avere una squadra d’alta classifica.
Riva non si esalta troppo. Dice che per un goleador ci sono periodi in cui va tutto bene e altri in cui il pallone esce per un soffio o il portiere para tutto. Si compiace di constatare che la pubalgia è guarita e che il Cagliari, con Scopigno è una realtà: «Il cambio di allenatore non l’abbiamo voluto solo noi giocatori, ma tutto l’ambiente. E i fatti ci stanno dando ragione, anche se è prematuro parlare di scudetto. Quattro anni fa facevo l’ala, sempre con un occhio alla linea laterale. Ora sto nel vivo dell’azione e per me è fondamentale».
Boninsegna non sembra soffrire gelosia verso Riva. Parla del compagno in termini lusinghieri: «Riva è un arrivato, io sono un ricostruito che a Riva può appoggiarsi per riguadagnarsi stima e simpatia. La verità è che il Cagliari ha un Riva in più. E non è poco».
Scopigno ha ragione a gettare acqua sul fuoco degli entusiasmi e infatti la Fiorentina ridimensiona tutto pareggiando all’Amsicora. Riva segna un gol ma non basta: serve solo ad evitare la sconfitta (1-1). Basta invece a garantirgli, il posto nella Nazionale che va a Cardiff per disputare la prima partita di qualificazione ai mondiali in Messico. Alla vigilia del «match», nel suo ristorante di Cardiff, il padre di Chinaglia segnala al presidente Franchi, il figlio Giorgio che sta giocando in serie C nella Massese e che ha fatto il militare con Riva. Gli azzurri neo campioni d’Europa si presentano al «Ninian Park» favoritissimi anche se c’è qualcuno che ricorda la Corea. Valcareggi esclude Mazzola dalla formazione. Ne nasce un «caso»: Sandrino minaccia di rientrare in Italia ma viene convinto a restare con la promessa che disputerà la ripresa.
Gli azzurri si schierano con: Zoff, Burgnich, Facchetti, Rosato, Salvadore, Castano, Domenghini, Rivera, Anastasi, De Sisti, Riva. Galles: Millington, Thomas, Williams G., Burton, Powell, Hole, Rees, Davies W., Davies R., Green, Jones.
Riva realizza il gol decisivo al 44′ del primo tempo: su passaggio di De Sisti, Gigi sferra una botta bassa che supera Millington. Nel secondo tempo Mazzola subentra ad Anastasi e gli azzurri, grazie a Zoff, resistono al forcing gallese. I giornali esaltano la prodezza di Riva Ormai i pareri sono unanimi. Anche Gianni Brera, con il tempo, ha riveduto il suo primo giudizio su Riva. Scrive: «Avesse il destro sarebbe il miglior centravanti del globo. Avendolo un po’ scarsino è tuttavia tra le punte più efficaci che si conoscano oggi nel calcio mondiale. E’ una vera e propria forza della natura. Ha ragione Scopigno di proclamarlo più redditizio e imponente oggi di Pelé… E’ un ” matchwinner “: se sapremo dargli degli ” play-makers ” diventerà il flagello di tutte le difese».
Dopo Cardiff, Riva ha un leggero calo. Il Cagliari va a San Siro e viene travolto per 4-0 dall’Inter. Riva, privo della grinta abituale, è bloccato da Burgnich, suo compagno di squadra pochi giorni prima in Galles. Un brusco risveglio per i rossoblu di Scopigno. Si fa un esame di coscienza, si corre ai ripari con un gioco più realistico. E il Cagliari infila quattro vittorie consecutive.
La prima in casa con il Lanerossi Vicenza. Sotto la regìa di un grande Nené, Boninsegna infila due palloni alle spalle di Bardin (3-0) e raggiunge Riva in vetta alla graduatoria dei marcatori. Riva resta a bocca asciutta. Dice: « Non avrei segnato nemmeno se avessimo giocato un’altra ora». Torna d’attualità la rivalità tra i due, entrambi «cacciatori di gol», e quindi egoisti. Ora il Cagliari è assestato, gira a pieno ritmo ma Scopigno va cauto: «Lo scudetto è per noi un sogno proibito. Ci vorrebbero rincalzi validi che non abbiamo. Nella forza del Cagliari la debolezza è… psicologica. Le nostre affermazioni fanno morale, non storia».
Invece fanno anche classifica. A Torino, contro la Juventus, il Cagliari colpisce ancora: vince (2-1) e balza al secondo posto in graduatoria. Al gol di Haller, in apertura, rispondono Boninsegna e Riva che segna di destro sfruttando un malinteso tra Salvadore e Anzolin. All’Olimpico, con la Roma, il Cagliari straripa: vince (4-1) e dà una lezione di calcio al «mago». Riva e Boninsegna (due gol a testa) si dividono il merito del trionfo. Riva sottolinea che il Cagliari ha imparato a giocare pure in trasferta.
Anche in casa non scherza. Arriva il Torino e il Cagliari agguanta la vittoria con Riva, su punizione, al 91′. Una beffa per i granata, una data storica per i sardi. Per la prima volta, dopo cinquant’anni, il Cagliari è solo in vetta alla classifica del massimo campionato. Riva ha segnato nove gol in otto partite, una media eccezionale. Venti i gol realizzati complessivamente dal Cagliari.
Nessuno crede allo scudetto. A Riva sembra di sognare ad occhi aperti: «Questo Cagliari in testa non mi fa più dormire. Il primato è arrivato con troppo anticipo». Riva paventa che, a gioco lungo, il Cagliari possa avere un crollo poiché non è ancora preparato a sostenere il ruolo tanto impegnativo di «lepre-scudetto».
A San Siro, con il Milan, il Cagliari riesce ad uscire imbattuto: rinuncia ad attaccare per rimanere primo. A chi gli rimprovera la tattica rinunciataria, Scopigno replica: «Non siamo venuti a Milano per divertire. Ora possiamo davvero fare un pensiero allo scudetto».

Il Cagliari, più che mai sulla cresta dell’onda, va a giocare a Vienna con il Wiener Sport Club nella Mitropa. Il Wiener è la squadra che una decina d’anni prima, in Coppa dei Campioni, aveva travolto (7-0) la Juventus di Boniperti, Charles e Sivori. I tempi sono cambiati ma anche il Cagliari deve arrendersi. Gli austriaci «picchiano» e vincono (1-0) con un gol, su rigore, di Hof. Un nome da ricordare, un nome che entrerà di prepotenza nella storia di Riva e del Cagliari, quando, un paio d’anni dopo, spezzerà la gamba destra a Riva al «Prater» di Vienna.
La gara con il Wiener avrà strascichi nel ritorno, ma non ha conseguenze sul Cagliari in campionato. Infatti i rossoblu s’impongono agevolmente sul Bologna (3-1). Riva apre e chiude (su rigore) le marcature. La media-gol di Riva è spaventosa: undici reti in undici gare. Per la Sardegna questo giocatore che è simbolo del gol, diventa un monumento. Scopigno ha per Riva una autentica venerazione. Si sbilancia al punto da affermare che Riva è il miglior goleador mondiale degli ultimi venti anni. Poi, con una delle sue solite battute, dice che il primato del Cagliari è per lui «solo una scocciatura».
Il Cagliari allunga il passo. Rifila tre gol al Pisa (Riva ne segna uno dal dischetto) e vede salire a due punti il vantaggio su Milan e Fiorentina. A metà settimana incontra il Wiener. Vince (2-1) ma è eliminato. La partita è burrascosa. Boninsegna realizza i due gol, il Wiener riesce a dimezzare le distanze e si accende una mischia. Hof viene colpito da Riva e finisce k.o. L’arbitro confonde Riva con Boninsegna e spedisce l’innocente centravanti negli spogliatoi insieme all’austriaco. A fine gara Riva guarda con gratitudine il compagno. Solo loro conoscono la verità. La domenica il Cagliari pareggia (0-0) a Verona e festeggia il Natale in vetta.
In quei giorni, a Torino, si spegne Vittorio Pozzo. L’ex ct azzurro, a cui sono legati due titoli mondiali, muore a 82 anni. Il calcio italiano è in lutto. La scomparsa di Pozzo avviene alla vigilia della breve «tournée» che gli azzurri hanno in programma a Città del Messico per sottoporre la squadra al collaudo ambientale, a 2240 metri di altura, per vedere la reazione dei nostri atleti.
C’è una convocazione massiccia. Parte, anche Boninsegna ma sarà fra quelli (pochi) a non essere utilizzati. Valcareggi, evidentemente, considera Riva e Boninsegna di difficile collocazione: e vede lontano anche se nel Cagliari i due si integrano abbastanza bene, con sacrificio reciproco, e formano una, terribile coppia di goleadores.
La spedizione avviene il 28 dicembre da Fiumicino. Trenta ore dopo — un viaggio estenuante — la comitiva giunge a destinazione. Il relax è di breve durata. Il 1° gennaio 1969, a mezzogiorno (ora locale) si gioca nell’imponente stadio Azteca con questa formazione: Zoff, Burgnich, Facchetti, Bertini, Rosato, Castano, Domenghini, Rivera, Anastasi, De Sisti, Riva. Come si vede non c’è Mazzola, rimasto a casa. La rivalità tra Sandrino e Rivera ha già aperto una piaga nella Nazionale. Il Messico allinea: Calderon, Vantolra, Galindo Sanchez, Gonzalez, Perez, Nuñez, Diaz, Albino, Borja, Cisneros, Padilla. Gli indigeni sono battuti (3-2). Segnano per primi con Borja allo scadere del tempo; pareggia Riva nella ripresa, raddoppia Anastasi, Gonzales riporta le sorti in parità e, tanto per cambiare, Riva infila il «matchball» alle spalle di Calderon. Nella seconda frazione Valcareggi aveva impiegato Malatrasi al posto di Castano e Anquilletti in luogo di Rosato. I giornali locali definiscono Riva «re dell’altipiano», scrivono che è «il Pelé del calcio italiano». Una frase che riempie la bocca di esotismo. Gigi sta facendo meglio di Piola e Libonatti come media-gol in azzurro: dieci reti in nove partite, la più alta di tutti i tempi: più di un gol a partita. Riva sta cancellando i miti della storia del nostro calcio e i fantasmi di Middlesbrough. E’ il nuovo mito del dopo-Corea. Eppure gli esperti ungheresi, nella formazione europea dell’anno, gli preferiscono il jugoslavo Dzaijc.
«Roba da ridere — commenta Riva —. Per informazioni rivolgersi ai terzini messicani». Forse è la prima volta che pecca di immodestia.
Il 5 gennaio la seconda partita. Ci sono numerosi cambiamenti. La formazione è rivoluzionata e vengono, in pratica, fatti ruotare quasi tutti gli elementi a disposizione. Valcareggi ignora Boninsegna e schiera un attacco a tre punte: Prati, Anastasi e Riva. Gigi osserva che, con questo attacco, si possono spaccare le difese avversarie su più fronti ma che è indispensabile trovare l’affiatamento. Prati, anche se gioca a destra, è in realtà un doppione di Riva.
Le formazioni: Italia: Albertosi, Anquilletti, Facchetti, Bertini, Burgnich, Malatrasi, Prati, Merlo, Anastasi, De Sisti, Riva. Messico: Mota, Vantolra, Galindo Sanchez, Gonzalez, Perez, Nuñez, Diaz, Morales, Borja, Cisneros, Padilla. Arbitra l’italiano Antonio Sbardella.
Gli azzurri hanno il fiato corto, non mancano i problemi di assuefazione all’altura e bisogna prendere confidenza con il pallone che, con l’aria rarefatta, viaggia con maggior velocità. Anche la concentrazione, per la verità, fa difetto ai nostri. Il Messico segna ancora per primo e ci vuole una cannonata di Bertini per rimediare (1-1). Riva alla fine dice di stare benissimo e di non aver accusato l’altura: «Ho faticato di più nella prima partita». E’ una esperienza utile e la tournée si chiude con un bilancio positivo. Va anche prendendo forma, dopo la serie di esperimenti, la squadra-tipo per i mondiali del 1970.
Gigi torna in Italia abbastanza soddisfatto e dice di essere pronto a bombardare l’amico Zoff. Ma contro il Napoli si deve accontentare di colpire un palo. Il Cagliari, in casa, non va al di là dello 0-0 ed è raggiunto in vetta dalla quotatissima Fiorentina. Scopigno assicura tutti che non c’è involuzione di gioco e che il Cagliari non ha ancora speso tutto. E’ così: a Marassi, con la Sampdoria, vince con un gol di Boninsegna. Morini riesce a neutralizzare Riva. Curioso il giudizio di Gigi sullo stopper avversario: «Morini? Un bel polipo, tutto mani».
Allo sprint il Cagliari si aggiudica — sulla Fiorentina, Milan e Inter, nell’ordine — il titolo d’inverno. E’ un’impresa storica per questo Cagliari che non allinea neppure un sardo in squadra. Dopo la vittoria di misura sulla Atalanta (1-0, gol di Cera), in città alcuni bar addobbano le vetrine con lo scudetto. E’ un bel sogno. «Comunque vada — dice Scopigno — il Cagliari ha già vinto il suo scudetto». Effettivamente il Cagliari sta sbalordendo: Riva, con 12 gol è capocannoniere.