GINOLA David: il Magnifico

Bello. Maledettamente bello David Ginola: fuori dal campo e dentro il campo.

Ginola somiglia più a un tipo da spiaggia o al frontman di una boy band, che a un eroe classico. Ma era bello anche perché sapeva dribblare e soprattutto crossare meglio di tanti in quegli anni. Accusato di essere egoista, insultato da due allenatori, Ginola non era solo bello, ma la sua bellezza non era solo un accessorio. Ancora oggi riguardando quelle immagini penso che non sarebbe stata la stessa cosa se fosse stato brutto, che la bellezza di Ginola è un valore aggiunto. David Ginola è stato un calciatore bello in anni (i Novanta) in cui le due cose non era detto convivessero, ed è rimasto bello persino in un campionato come quello inglese (in cui arriva a 28 anni) mediamente brutto, con un’idea di virilità antiquata e pubblico abituato a un calcio cinico.

Dopo aver esordito col Nizza e indossato le maglie di Tolone, Matra Racing e Brest, nel 1992 (a 25 anni) viene acquistato dal Paris Saint Germain. Michel Denisot, presentatore e dirigente di Canal Plus, in quel periodo stava provando a contrastare il dominio dell’Olympique di Marsiglia di Bernard Tapie, riuscendoci solo in parte. Nei suoi tre anni al Psg, Ginola (insieme a giocatori come Bernard Lama, George Weah e la stella del San Paolo Raì) vince due coppe nazionali e il secondo campionato della storia del club (nel ’94). In Europa escono in semifinale di Coppa Uefa il primo anno (contro la Juventus), in semifinale di Coppa delle Coppe quello successivo (contro l’Arsenal) e in semifinale di Champions League nella stagione ’94-’95 (contro il Milan che sarebbe stato sconfitto in finale dall’Ajax).

Ginola con la maglia del PSG

Ginola si mette in mostra contro il Real Madrid nei quarti di finale della Coppa Uefa ’93-’94. Dopo aver perso 3-1 al Bernabeu il Psg vince 4-1 in casa. Ginola (che aveva segnato l’unico gol dell’andata con un colpo di testa su calcio d’angolo) realizza il gol del 2-0 con un tiro di controbalzo dal limite dell’area che ha fatto esplodere il Parco dei Principi.  Anche nella partita con l’Arsenal dell’anno successivo segna un gol importante (quello dell’1-1 a Londra, con un altro colpo di testa sul primo palo) e nella primavera del 1995 è uno dei protagonisti della vittoria contro il Barcellona nei quarti di Champions (facendo ammattire Ferrer), dopo la quale la stampa spagnola lo soprannomina El Magnifico.

Ma sulla carriera francese di Ginola grava l’ombra di una delle partite più drammatiche (sportivamente parlando) della storia del calcio. Nell’autunno del 1993 la Francia è prima nel proprio girone di qualificazione per Usa ’94. Dopo aver pareggiato 1-1 a Stoccolma con la Svezia seconda in classifica (per via di un gol di Martin Dahlin a un minuto dalla fine), alla squadra allenata da Gerard Houllier basta un punto nelle successive due partite, entrambe da giocare al Parco dei Principi, per qualificarsi. La prima poi è contro Israele, ultima in classifica con sei sconfitte e un pareggio. A Tel Aviv i francesi avevano vinto 4-0 nemmeno un anno prima e sugli Champs Elysées erano pronte le bottiglie di champagne. La Francia va inizialmente in svantaggio 0-1 ma prima della fine del primo tempo il risultato è ribaltato. È proprio Ginola, tenuto spesso fuori da Houllier per lasciare spazio alla coppia Cantona-Papin, a portare la Francia in vantaggio 2-1 con un magnifico tiro a giro sul secondo palo da fuori area. La sua palla quasi non gira e questo sarebbe stato senz’altro un gol da ricordare se la partita non fosse finita come è finita.

A sette minuti dal termine un tal Berkovich pareggia alla fine di un’azione rocambolesca. Desailly finisce in porta col pallone in mano e i telecronisti della Tv francese cominciano a dire che “non è ancora finita.” Con il 2-2 la Francia è ancora qualificata. Nei minuti di recupero la difesa israeliana spazza a caso un pallone che finisce sui piedi di Rosenthal. Il giocatore israeliano del Liverpool si fa tutta la fascia prima di mettere al centro per l’accorrente Atar, che realizza un gol anche abbastanza bello.

Un mese dopo, contro la Bulgaria terza in classifica, alla Francia basta sempre un pareggio. Ginola prima della partita si lamenta dello scarso minutaggio, Houllier pensa di metterlo fuori squadra ma alla fine lo fa sedere in panchina. Le cose sembrano mettersi per il meglio quando Cantona alla mezz’ora segna il gol dell’1-0 con un tiro al volo su sponda di Papin, ma poco dopo Kostadinov pareggia con un colpo di testa. In un modo o nell’altro la Francia è qualificata quando al 90° Ginola (entrato poco prima) si conquista un fallo in attacco all’altezza quasi della bandierina del calcio d’angolo. La punizione viene battuta corta e Ginola anziché tenere palla e far scorrere le lancette esegue il cross più inutile, fuori bersaglio e dannoso che io abbia mai visto.

Ginola nel match “maledetto” contro la Bulgaria

Quello che succede dopo che la palla sorvola (almeno due metri troppo in alto) la testa di Cantona, il solo francese nei paraggi, sembra finto per quanto è crudele, e sembra proprio che la vittima di tanta crudeltà, oltre a un’intera nazione privata di Usa ’94, sia il bel Ginola. C’è da dire che l’atteggiamento dei suoi compagni non è dei più coraggiosi e che con qualche sforzo in più si sarebbe potuto impedire a Penev il lancio lungo da metà campo. A voler proprio cercare un colpevole, le colpe maggiori sembrerebbe averle Alain Roche, che parte in ritardo rispetto a Kostadinov. Il bulgaro poi, appena entrato in area, punisce Lama con un tiro violentissimo di collo pieno che sbatte sulla parte inferiore della traversa prima di entrare in rete. La Bulgaria scavalca la Francia e si qualifica per Usa ’94.

A fine partita, davanti alle telecamere, Houllier dirà che Ginola aveva sparato un missile Exocet al cuore della Francia, commettendo quello che lui definisce “un crimine contro la coesione e lo spirito di squadra. Quando un giocatore non rispetta il gruppo, la solidarietà del gruppo, o la minaccia, è grave. (…) Non c’è bisogno che cerchiate molto lontano. La nostra eliminazione è lì in quell’ultimo pallone che è andato dalla loro bandiera del calcio d’angolo alla rete di Bernard Lama.” Ginola nella sua autobiografia del 2000 scrive che quel cross: “È qualcosa che mi perseguiterà per il resto della vita,” e che probabilmente “una persona più debole ne sarebbe stata distrutta.” Non verrà escluso ufficialmente dalla Nazionale ma dopo aver saltato per infortunio la partita di qualificazione contro la Romania, il nuovo allenatore Aimé Jacquet lo terrà fuori in vista dell’Europeo inglese del ’96 (così come farà con Cantona, e non sapremo mai che squadra sarebbe stata quella con Cantona, Ginola, Zidane e Djorkaeff in campo insieme). Ginola non farà parte neanche della ventina di Francia ’98 e molti anni dopo in un talk show francese gli verrà chiesto ogni quanto pensa alla Coppa del Mondo vinta senza di lui: “Tutti i giorni.”

Dopo quella disgraziata partita Ginola viene premiato come Giocatore Francese dell’Anno (il ’93) da France Football e contribuisce al campionato vinto dal Paris Saint Germain con 13 gol in 38 partite. Nel 1995 vince una seconda Coppa di Francia ma ormai è più amato in Spagna che in Francia (dove i tifosi non perdono occasione di ricordargli che è colpa sua se non sono andati in America) e per la stagione successiva sembra sicuro il suo passaggio al Barcellona di Johan Cruyff, uno dei suoi più grandi estimatori. Ma, a sorpresa, Ginola finisce in Inghilterra, e più precisamente al Newcastle.

Quando Ginola attraversa la Manica non ci sono ancora molti stranieri in Inghilterra (se oltre ai britannici si escludono gli scandinavi la cifra scende quasi a zero). La neo-formata Premier League sta uscendo dal periodo più scuro della propria storia (l’Heysel e la squalifica per cinque anni di tutti club inglesi dalle coppe europee, Hillsborough, l’apice dell’hooliganismo) e solo nel dicembre del 1995 la sentenza Bosman impedirà alle federazioni nazionali e all’Uefa di limitare il numero di stranieri comunitari per squadra nelle loro competizioni. Gli apripista sono stati Eric Cantona e Jurgen Klinsmann (che però è rimasto al Tottenham solo per la stagione ’94-’95) ma anche Ginola può essere considerato un precursore, dato che è dalla stagione successiva al suo arrivo che il campionato inglese comincia ad avere un numero consistente di stranieri (Vialli, Zola, Di Matteo, Ravanelli, Poborsky) e Arsene Wenger diventa l’allenatore dell’Arsenal portando con sé Patrick Vieira.

Con la maglia del Newcastle

I giocatori del Newcastle, allenati da Kevin Keegan (e con i soldi dell’imprenditore immobiliare, figlio di minatore, Sir John Hall), sono chiamati gli Entertainers per il gioco spettacolare e offensivo e Ginola si trova subito a suo agio sulla fascia sinistra, da dove può rifornire di splendidi cross una punta fisica e veloce come Les Ferdinand.

Aveva già girato delle pubblicità e sfilato per Cerruti, ma è in Inghilterra che Ginola diventa un’icona di eleganza e bellezza soprattutto grazie alla pubblicità dello shampoo per uomini L’Oréal. Lo slogan era “Because you’re worth it” e Ginola ricorda che dalle terraces gli gridavano “David you are not worth it!”, ma i compagni di squadra non lo prendevano molto in giro, contenti per le bottiglie di shampoo che portava negli spogliatoi.

Purtroppo però, anche a Newcastle, David Ginola è vittima del comeback di qualcun altro. A metà della stagione 1995-96 i Magpies hanno 12 punti di vantaggio sul Manchester United dei “ragazzini” Beckham, Scholes, Phil Neville e Gary Neville. A ottobre però, dopo la lunga squalifica seguita all’infamous calcio da kung-fu, era rientrato in campo Eric Cantona,  che una volta ritrovata la forma guida lo United alla rimonta. Il 4 marzo 1996, nello scontro diretto in casa, il Newcastle ha molte occasioni di andare in vantaggio ma il solo pallone a toccare la rete di una delle due porte è quello che proprio Cantona, appostato sul secondo palo su un cross di Phil Neville, schiaccia a terra di destro. Tra febbraio e aprile il Newcastle vince solo due partite su otto. È emblematica la sconfitta 4-3 subita a Liverpool, dopo essere stati in vantaggio 1-2 (gol di Ginola) e 2-3. A una giornata dalla fine Keegan ci crede ancora e si lascia andare alla famosa dichiarazione “I will love it if we beat them,” ma lo United vincerà campionato ed FA Cup.

A gennaio del ’96, per aggiungere qualche gol a quelli di Ferdinand, il Newcastle aveva acquistato Asprilla dal Parma, ma il colombiano non aveva reso secondo le aspettative e secondo alcuni il suo ingresso in squadra è stato una delle ragioni che hanno contribuito al calo nella seconda parte della stagione. Così, prima della stagione ’96-’97, viene acquistato per 15 milioni di sterline Alan Shearer (che diventa così il giocatore più costoso del mondo) vincendo l’asta proprio con il Manchester United. Poco dopo però il Newcastle perde in Charity Shield contro lo United: 4-0, (una grande partita di Beckham, due assist e un gol, e Cantona, un gol e un assist). Nonostante ciò la stagione inizia bene, con otto vittorie nelle prime dieci partite, alla fine di una striscia di sette vittoria consecutive, ad ottobre, c’è il 5-0 sulla squadra di Ferguson.

Sembrerebbe l’anno buono per vincere il campionato che mezza Inghilterra si augurava vincessero, invece nelle dieci giornate successive a quella vittoria il Newcastle vince solo due volte (quattro sconfitte e quattro pareggi) e il giorno dopo la vittoria per 7-1 sul Tottenham Kevin Keegan si dimette. Al suo posto Kenny Dalglish (che da giocatore, venti anni prima, aveva  già sostituito Keegan nell’attacco del Liverpool). Il Newcastle arriverà nuovamente secondo e il nuovo tecnico non sembra apprezzare il talento del francese. A fine stagione, contro il parere dei tifosi, Ginola, che a questo punto ha trent’anni, viene ceduto al Tottenham.

Arrivo a Londra, sponda Tottenham

Ginola passerà a Londra due stagioni in tutto (1997-’98 e 1998-’99) vincendo il suo unico trofeo inglese, la League Cup, nel 1999. Quello stesso anno (l’anno cioè in cui lo United aveva vinto Premier, FA Cup e Champions League) a trentadue anni, viene scelto come Miglior Giocatore sia dalla PFA (associazione calciatori) che dalla FWA (associazioni giornalisti). Un’amara soddisfazione se si pensa che l’estate precedente Ginola aveva saltato il Mondiale francese. Nella trasmissione Tv citata sopra Ginola ricorda: “La gente mi diceva: ‘È la tua Coppa del Mondo.’ Non potevano capire quello che provavo e non  sapevo cosa rispondere. Sono stato sempre trattato da individualista ed è vero che mi manca un successo collettivo. Il calcio è uno sport di gruppo se ho deciso di fare del calcio è perché amavo condividere le cose.” In quello stesso periodo Johan Cruyff dice che Ginola è il miglior giocatore del mondo.

La sua popolarità è tale che nel 1998 la Croce Rossa gli chiede di fare da testimonial al posto di Lady Diana. “Pensavo fosse uno scherzo, nessuno può rimpiazzare Lady Diana. Invece sono stato in Cambogia e in Angola e ogni viaggio è stato incredibile. Quando torni a casa pensi che dovresti portare i tuoi figli a vedere la realtà di quella miseria.

Con la maglia del Tottenham e i capelli lunghi più biondi che mai che gli sbattono sulle spalle, Ginola sembra il Principe Azzurro delle favole quando in semifinale di League Cup contro il Barnsley parte dalla linea del fallo laterale e salta quattro avversari, cambiando direzione in corsa quattro volte, portandosi avanti la palla prima di esterno, poi d’interno e poi di nuovo di esterno, prima di entrare in area e concludere di  piatto a giro, rasoterra, sul secondo palo.

Durante la seconda stagione però qualcosa non va tra lui e l’allenatore George Graham, che mette le mani avanti dicendo che se Ginola se ne andrà “sarà una sua scelta,” che si trattava in sostanza di accettare un minimo di rotazione. Da parte sua Ginola, parlerà in seguito di un problema di carisma: “Ero troppo amato dal pubblico e per lui, che ha un grande ego, sarebbe stato difficile gestire qualcuno di più forte.”

Per la stagione 2000-01 Ginola indossa quindi la maglia dell’Aston Villa, ha 33 anni e deve dimostrare a chi dubita di lui che può essere ancora decisivo. Ma anche lì, poco dopo essere arrivato, entra in conflitto col manager John Gregory che lo toglie dall’undici titolare e gli dà del ciccione paragonandolo a un pupazzo della Tv inglese di nome Mr Blobby. “Era difficile accettare una cosa del genere,” ricorda Ginola “dato che ho sempre preso molta cura di me stesso.” Ginola minaccia di fargli causa e come avvocato sceglie Cherie Blair, moglie dell’allora Primo Ministro Tony, ma poi non se ne fa nulla. Si vendica in campo, il 16 dicembre 2000, nel 2-2 casalingo contro il Manchester City. Dopo aver segnato il gol del definitivo pareggio a quattro minuti dalla fine con uno splendido tiro al volo comincia ad esultare e si gira verso la panchina, e per rispondere a Gregory si toglie la maglia. Ginola è semplicemente scolpito (chissà se si è ispirato a lui per la sua esultanza di Euro 2012 Mario Balotelli).

Ma quello è uno dei soli tre gol di Ginola in quella stagione. Al termine della successiva, 2001-’02, dopo qualche mese all’Everton e solo cinque presenze (un periodo utile solo a fornirci l’aneddoto di Paul Gascoigne che durante primo allenamento di Ginola si presenta con una parrucca bionda e gira per il campo ripetendo “Because I’m worth it“) Ginola appende gli scarpini al chiodo.

Ha seguito dei corsi di recitazione alla Royal Academy of Dramatic Arts ma la sua carriera d’attore non è mai decollata. “La prima offerta è arrivata da Bigas Lunas, che è un regista spagnolo come Pedro Almodovar. Per un film in cui sarei dovuto essere nudo dal primo all’ultimo minuto” racconta in un servizio della Tv inglese. Per illustrare il servizio mostrano le immagini di una sua pubblicità Renault in cui Ginola non dice neanche una parola. La voce fuori campo chiude il servizio commentando: “Certo David, ma bisogna tornare all’epoca del cinema muto.” La conduttrice in studio, finito il servizio, aggiunge: “Ma David non ha bisogno di dire nulla.”