Giovanni Arpino: Cronache Messicane

17 giugno: Indimenticabile

L’Italia va avanti nei «mondiali» dopo due ore di battaglia con gli irriducibili tedeschi di Schnellinger, ormai specializzati nei recuperi clamorosi, nelle imprese più imprevedibili e splendide della storia del calcio. Abbiamo ottenuto un grande trionfo, abbiamo fatto penare la Germania più di quanto non siano riusciti i campioni dell’Inghilterra. Lo stadio Azteca mentre telefoniamo è una bolgia, è difficile riordinare le idee: certo che la gara ha avuto due volti completamente differenti, e non solo per il risultato che è stato favorevole nella ripresa con il gol in zona-recupero del tedesco d’Italia, il milanista Schnellinger. I supplementari, poi, hanno rasentato l’incredibile. Il cambiamento fra un tempo e l’altro va ascritto in gran parte alla grinta, alla volontà provata e riprovata di Seeler e colleghi, ma qualcosa è anche cambiato nella nostra squadra. Spiace dovere di nuovo parlare di Rivera e di Mazzola, diciamo innanzi tutto che i due giocatori sono fuori dalla polemica, ma va detto chiaramente che stavolta la «staffetta» fra Sandro e Gianni non è riuscita. La partita non era adatta a Rivera, non avevamo di fronte gli ammorbiditi messicani di Tornea, avevamo di fronte una squadra che — lo sanno tutti, forse meno i nostri tecnici — è famosa per crescere di ritmo con il passare dei minuti. Invece, con un Rivera limitato a tocchi deliziosi ma senza nerbo, il nostro centro campo è stato letteralmente scardinato dalla manovra dei tedeschi e ci hanno chiusi in un assedio al quale hanno fatto baluardo sino al limite fisico i nostri. Per questo, per questa impressione di completo esaurimento che i nostri avevano dato allo scadere dei novanta minuti, quello che è successo nei due tempi supplementari ha dell’incredibile. Gli azzurri in svantaggio hanno recuperato, sono tornati in testa, sono stati di nuovo raggiunti sul 3 a 3, e Rivera che sulla linea di porta non era riuscito ad intercettare la deviazione di Müller è andato a mettere alle spalle di Maier il pallone del 4 a 3 su traversone dell’inesauribile Boninsegna. Ancora opaco Riva, specie nel primo tempo (Gigi non vuole convincersi che deve partecipare di più al gioco della squadra, e non può attendere solo palloni dai compagni per «scaricare» il suo sinistro), è venuto fuori di prepotenza Boninsegna, che ha senza dubbio disputato la migliore partita di questa spedizione messicana. Mobile, caparbio nel tackle sia pure di fronte ad un atleta duro e grintoso come il vecchio Schulz, l’attaccante dell’Inter ha trovato anche nel suo egoismo la forza di scagliare un sinistro improvviso che ha battuto Maier. Tutta la difesa tedesca si attendeva un nuovo «triangolo» su Riva, ma Boninsegna ha avuto il coraggio di tentare da solo, ed ha avuto la meritata fortuna. Un grosso giocatore, la cui prova conferma la fortuna che hanno avuto Valcareggi e Mandelli in quanto — come si sa — Boninsegna è arrivato in Nazionale per puro caso pur facendo parte della lista dei preselezionati. La squadra azzurra è andata in campo tesa, ma decisa. Rosato ha preso bene le misure di Müller giocando in acrobazia, Bertini si è battuto con decisione contro il vecchio Seeler, Mazzola ha fronteggiato con animo (accettando anche le inevitabili «magre» in dribbling) il fuoriclasse avversario, Beckenbauer. Cera è stato il solito leone. De Sisti ed i terzini hanno lottato con coraggio, Domenghini ha offerto una nuova prova sconcertante, alternando momenti di strana abulia a attimi imperiosi, e tiri violenti, ma nel prolungamento è stato commovente. L’arbitro non ci è certo stato favorevole, ha creduto di vedere cattiveria negli interventi nei nostri e solo «gioco maschio» in quelli dei tedeschi, che pure hanno in Schulz e Vogts due killers del calcio, ed in Schnellinger un difensore libero che ci conosceva troppo bene per lasciarsi ingannare e tanto meno spaventare. Nel primo tempo, come si è detto, Beckenbauer lo ha contrastato Mazzola, nella ripresa — subentrato Rivera a Sandro — sull’asso dei bianchi è andato Domenghini. Questa volta la staffetta Mazzola – Rivera non è andata altrettanto bene che contro il Messico, a dimostrazione che ogni partita fa storia a sé. Per fortuna c’era Albertosi tra i pali (il miglior portiere in assoluto di questi campionati del mondo), c’era Rosato a fare una guardia spietata a MüllerMüller sino all’infortunio (sostituito da Burgnich, con Poletti terzino) e davanti ad Albertosi un Cera che è stato il più lucido di tutti, tanto lucido da abbattere Beckenbauer alle soglie dell’area giusto in tempo perché il fortissimo tedesco non si presentasse solo davanti al nostro portiere. Una partita storica: il calcio italiano è in finale dei mondiali. Ora anche il Brasile non ci fa più paura.