Così Beppe Viola definì la sfida tra Inter e Milan, una delle più deludenti nella storia della stracittadina milanese, l’ultima in serie A con Rivera e Mazzola in campo.
- Testo di Sergio Taccone, autore del libro “Milan 125. Racconti brevi”, Storie Rossonere, 2025.
L’ultima stracittadina milanese di campionato con Sandro Mazzola e Gianni Rivera in campo. Inter-Milan del 27 marzo 1977 fu una partita scialba, ricordata grazie al magistrale servizio televisivo che Beppe Viola realizzò per La Domenica Sportiva. Uno dei confronti più noiosi nella storia delle sfide rossonerazzurre. L’Inter, guidata da Beppe Chiappella, era terza in classifica, a dieci punti dal duo di testa, Juve–Toro, che si contendeva lo scudetto. Ben più difficile la situazione del Milan che sentiva da molto vicino i miasmi della zona retrocessione, distante appena quattro lunghezze, dopo gli stenti della gestione Marchioro e le difficoltà persistenti anche con il ritorno, in tutta fretta, di Nereo Rocco.
L’undici nerazzurro comprese Bordon, Canuti, Fedele, Oriali, Bini, Facchetti, Anastasi, Merlo, Mazzola, Marini, Libera. Il Paron (coadiuvato da Zagatti) rispose con Albertosi, Anquilletti, Maldera, Biasiolo, Bet, Turone, Gorin, Capello, Calloni, Rivera, Braglia.

Viola coniò un termine perfetto – derbycidio – per definire la sfida di fine marzo ‘77, decidendo di mandare in onda le immagini della stracittadina giocata il 24 febbraio 1963: il primo derby di Mazzola, Rivera aveva esordito tre anni prima. L’incipit del servizio di Beppe Viola è da vertice indiscusso nell’antologia di tutti i tempi del racconto calcistico:
“Andiamo a vedere se Inter e Milan si ricordano che per noi, il derby, è ancora una cosa seria. Così hanno pensato in molti, circa settantamila. E quando Paolo Casarin, mestrino di nascita ma milanese secondo legge calcistica, ha guidato l’entrata in campo, San Siro era bello e pronto come ai bei tempi. Una festa soprattutto in onore di due beniamini, Rivera e Mazzola, forse alla loro ultima stretta di mano pubblica. Poi novanta minuti bruttissimi, un autentico derbycidio”.

Le immagini si aprivano con l’arbitro e i giocatori ripresi durante il loro ingresso in campo. I capitani guidavano le due colonne: primo piano su Mazzola e Rivera, strette di mano con il direttore di gara prima del consueto rito della monetina, Ricky Albertosi intento a dire qualcosa al capitano nerazzurro mentre il Golden Boy salutava. Una carrellata comprendente l’inevitabile zoom sulle tribune stracolme di San Siro. Viola proseguì in un crescendo di genialità e classe:
“Quando un appassionato di musica ritorna a casa deluso da un concerto che tanto prometteva, per rifarsi le orecchie sistema sul giradischi un pezzo classico. Un espediente, insomma, che provveda ad un immediato riavvicinamento alla cosa amata”.
Dal 53’’, il colore lasciava spazio alle immagini in bianco e nero, risalenti al derby giocato quattordici anni prima. Ancora Beppe Viola:
“Noi, per rispetto dei settantamila tifosi milanesi, abbiamo avuto più o meno la stessa idea, riaprendo l’album dei ricordi. Proponiamo un pezzo di cineteca, roba buona. È il 24 febbraio 1963 e per rimanere almeno in parte nell’attualità ricordiamo che era il primo derby di Sandro Mazzola. Lui debuttò così, con un gol dopo 13 secondi. Dall’altra parte Rivera, che aveva esordito tre anni prima, era già personaggio per quei suoi passaggi che poi – più tardi – qualcuno definì immacolati. Inter e Milan a quei tempi si dividevano Coppe e Scudetti, San Siro era chiamata la Scala del Calcio e i suoi attori, forse, tra i migliori del mondo. Chi si ricorda: David, Buffon e Altafini e Mario Corso detto Mandrake, oggi era in tribuna, trascinato anche lui dalla vecchia passione e anche lui uno dei delusi”.

E giù di ricordi, citando anche Dino Sani, Trapattoni e Buffon, Suarez e Maldini, con Gigi Radice a protestare e l’arbitro Concetto Lo Bello a mostrare la consueta inflessibilità. Tra i pali rossoneri c’era il kamikaze Ghezzi. Il pareggio rossonero, nel derby del ‘63, lo segnò Sani a meno di un quarto d’ora dalla fine, con la collaborazione di Rivera che partecipò all’azione. E 1-1 fu in un’annata che vide l’Inter fregiarsi del titolo di campione d’Italia e il Milan alzare al cielo la prima Coppa dei Campioni del calcio italiano, battendo a Wembley il Benfica di Eusebio e issandosi al vertice del football europeo. Il servizio di Beppe Viola tornava quindi alle immagini del presente e del derby di fine marzo ‘77, sciapo come la minestra che stavano per mangiare Roberto Benigni, Ninetto Davoli e Franco Citti in una sequenza del film “Il minestrone” di Sergio Citti. Anche la chiosa finale di Beppe Viola fu da manuale:
“Gianni Rivera e Sandro Mazzola: ve li riproponiamo a colori nell’ultima versione. La vecchia classe ha consentito loro di essere parzialmente coinvolti nel derbycidio di oggi”.
I tanti che cercavano, ogni benedetta domenica, le azioni salienti della partita erano stati accontentati durante Novantesimo Minuto e Domenica Sprint. Ennio Vitanza, nel servizio per il programma di Rai 2, sintetizzò le azioni salienti della stracittadina, partendo da Mazzola e Rivera, definiti “due futuri presidenti ancora con la voglia di giocare”. Aggiunse il giornalista Rai: “Il derby l’ha vinto il pubblico che ha pazientato 85’ prima di esplodere in una prolungata fischiata collettiva”.

Nell’analisi di Vitanza vennero sottolineati i meriti di Ricky Albertosi, il migliore dei rossoneri. L’episodio più discusso fu un gol di Anastasi, annullato dall’arbitro. Casarin finì per consolare l’attaccante interista dopo aver fischiato la mancata convalida della rete. L’azione sembrava regolare. Nella ripresa salì in cattedra il portiere milanista in maglia gialla: dopo aver neutralizzato una conclusione di Libera, Albertosi venne graziato da Fedele e sbarrò, ancora a Libera, la via del gol, mantenendo inviolata la porta rossonera. Il Milan si accontentò del nulla di fatto, portando a casa un punto che ebbe l’effetto di un ricostituente per la sua asfittica classifica. L’Inter scavalcò al terzo posto la Fiorentina, battuta in casa dal Genoa.

Sandro Mazzola si disse tutto sommato soddisfatto a fine partita. “Abbiamo costruito varie palle gol ma abbiamo trovato quel vecchiaccio di Albertosi che ci ha impedito di vincere”, precisò il capitano interista al microfono di Gianni Vasino. Dall’altra parte, Rivera non rilasciò dichiarazioni. Fu l’epilogo del pomeriggio del “derbycidio”.
Quel campionato terminò con l’Inter al quarto posto e il Milan decimo, con appena tre punti in più dal terzultimo posto. Lo scudetto andò alla Juventus: 51 punti contro i 50 del Torino. A poco più di tre mesi dal derbycidio, Mazzola e Rivera si sarebbero ritrovati in campo, ancora una volta l’uno contro l’altro, per la loro ultima stretta di mano in un campo di calcio. L’occasione fu la finale di Coppa Italia, giocata a San Siro la sera del 3 luglio ‘77. Vinsero i rossoneri grazie alle reti di Aldo Maldera (assist magistrale di Rivera) e Braglia. Beppe Viola era a bordo campo, a raccogliere le dichiarazioni a caldo dei protagonisti durante la telecronaca Rai, affidata a Nando Martellini. Fu l’ultima partita nella carriera di Sandro Mazzola e fu anche l’ultimo alloro di Nereo Rocco.
- Testo di Sergio Taccone, autore del libro “Milan 125. Racconti brevi”, Storie Rossonere, 2025.