Il valzer delle neopromosse in vetta alla serie A

Sampdoria, Pisa e Verona raggiunsero il vertice della serie A nella prima fase del campionato 1982/83.

Neopromosse agguerrite, capaci di piazzarsi ai vertici della classifica del massimo campionato nelle prime sette giornate. Per Sampdoria, Pisa e Verona l’avvio della stagione 1982/83 fu indimenticabile. Blucerchiati guidati da Renzo Ulivieri, nerazzurri toscani con il brasiliano Luis Vinicio in panchina mentre la società scaligera, dopo il primo posto nell’ultimo campionato cadetto, ha confermato Osvaldo Bagnoli. Era il campionato post mondiale spagnolo, con l’Italia calcistica in preda alla lunga galvanizzazione scaturita dall’impresa in terra iberica. I pronostici misero la Juventus davanti alle altre, con Roma e Inter come principali rivali, ruolo di outsider affidato a Fiorentina e Napoli. Assenti Lazio e Milan, impegnati a risalire dalla serie B.

L’iniziale scatto blucerchiato.

Il primo allungo lo mise a segno la Sampdoria, chiamata dal calendario ad un avvio proibitivo. La squadra di Ulivieri si trovò ad affrontare, in rapida sequenza, la Juventus, che sfoggiava la seconda stella sulla maglia, l’ambiziosa Inter di Rino Marchesi e la Roma di Liedholm, altra pretendente al titolo. I blucerchiati si presentarono con una coppia straniera di grande talento: il regista irlandese Liam Brady – reduce dai due titoli vinti con la Juventus – e l’attaccante inglese Trevor Francis, già nella storia del Nottingham Forest per lo storico gol nella finale di Coppa Campioni ’79, a Monaco di Baviera, contro gli svedesi del Malmö. Da Bologna approdarono a Genova l’estroso Alviero Chiorri e, soprattutto, Roberto Mancini, giovane di cui si pronosticava un futuro da grande campione, colpo di mercato del presidente Paolo Mantovani, abile ad anticipare un’agguerrita concorrenza.

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Liam Brady e Paolo Rossi nel match inaugurale Sampdoria-Juventus

Esordio allo stadio Marassi contro i campioni d’Italia bianconeri, squadrone guidato da Giovanni Trapattoni, con sei campioni del mondo (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi) e una coppia di fuoriclasse stranieri di primissimo piano: il polacco Zibi Boniek e, soprattutto, il francese Michel Platini. A metà ripresa, l’equilibrio lo spezzò un missile scagliato dalla distanza dal difensore Mauro Ferroni, capitano blucerchiato. Un fendente che superò Zoff mettendo ko i bianconeri. Alla sua ottava stagione in blucerchiato, Ferroni veniva impiegato come terzino in entrambe la fasce. Quello alla Juventus sarà il suo unico gol in serie A in 154 presenze.

Sette giorni dopo, alla “Scala del calcio” di Milano, la parte di grande protagonista la recitò Trevor Francis, autore della doppietta che mise al tappeto l’Inter. Primo gol in avvio di partita, raddoppio nella ripresa dopo il momentaneo pareggio del tedesco Hansi Muller. Il 2-1 finale riservò le prime pagine dei giornali sportivi alla squadra di Ulivieri. Sette giorni più tardi fu la Roma a cadere al cospetto della Sampdoria. Della serie: non c’è due senza tre. Nella partita di Marassi si rivelò decisivo un diagonale chirurgico di Mancini che superò Tancredi poco dopo la mezzora del primo tempo.

I nerazzurri toscani.

A fermare il grande scatto sampdoriano fu un’altra neopromossa: il Pisa di Luis Vinicio, presieduto da Romeo Anconetani, uno dei personaggi che hanno contrassegnato il calcio degli anni 80. La stagione 82/83 fu la seconda in A dei nerazzurri toscani. Anconetani consegnò al tecnico brasiliano anche Klaus Bergreen, ala destra della nazionale danese. L’altro straniero, l’uruguaiano Jorge Caraballo, arrivò con il marchio dell’oggetto quasi misterioso. A rafforzare l’attacco arrivò l’ex romanista Guido Ugolotti. Dopo i pareggi esterni contro Cesena e Ascoli e il successo interno contro il Napoli, il Pisa si trovò ad ospitare proprio la Sampdoria “castiga grandi”. Allo stadio Arena Garibaldi andò in scena una partita ricca di gol ed emozioni. Vantaggio lampo dei padroni di casa con Todesco e raddoppio di Bergreen poco dopo la mezzora della prima frazione. A poco più di un quarto d’ora dalla fine, Scanziani riaprì la contesa prima del terzo gol, ancora di Bergreen, che vanificò il rigore del 3-2 di Mancini al 90’. Il 3 ottobre ’82 il Pisa toccava la vetta della classifica, in coabitazione con Samp e Roma. Una sensazione assaporata per sette giorni.

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Il Pisa espugna San Siro, Vinicio e Casale esultano

L’inizio dell’epica scaligera.

Il Verona, che Osvaldo Bagnoli aveva ricondotto in serie A, non ebbe un buon avvio di campionato. Contro Inter e Roma, i gialloblù rimediarono due sconfitte di misura, con grande amarezza soprattutto per il ko, di rigore e al 90’, contro i giallorossi. La riscossa arrivò alla terza giornata e a farne le spese fu la Juventus, battuta al Bentegodi dai gol dell’ex Fanna e di Tricella. Fu l’inizio di un periodo molto positivo. Arrivarono la vittoria di misura contro il Genoa (0-1 al “Ferraris”), il netto 3-0 casalingo a spese dell’Avellino e l’exploit all’Arena Garibaldi di Pisa nella sfida tra neopromosse decisa da Mimmo Penzo. Contro il modesto Catanzaro giunse la quinta vittoria consecutiva, griffata Penzo-Dirceu. Il 24 ottobre ’82 i gialloblù di Bagnoli agganciavano al primo posto la Roma, battuta a Torino dalla Juventus. Squadra sparagnina ma capace di produrre un buon gioco, quel Verona presentava il nucleo del gruppo che nel 1985 conquisterà lo scudetto. Tra i pali, Garella è una sicurezza malgrado uno stile non proprio ortodosso. In difesa, accanto al veterano Spinosi, ci sono Luciano Marangon e Roberto Tricella. Tra le delusioni il nazionale polacco Zmuda. A centrocampo, Di Gennaro, Volpati, Guidetti, Sacchetti, l’esterno Fanna e il brasiliano Dirceu furono garanzia di qualità, quantità, fantasia, profondità e velocità. In attacco, Penzo disputò una stagione da incorniciare, conquistando il secondo posto nella classifica marcatori, a pari merito con l’interista Altobelli, alle spalle di Michel Platini. Un exploit che, nell’estate ’83, portò l’attaccante scaligero alla Juventus.

A sinistra, Sacchetti e Fanna. Due “scarti” di Fiorentina e Juventus recuperati da Bagnoli. A destra, il brasiliano Dirceu

Epilogo stagionale.

Il Verona riassaporò l’ebbrezza del primato il 7 novembre ’82 dopo aver espugnato il “Del Duca” di Ascoli mentre la Roma si faceva raggiungere dall’Udinese nel finale da una rete di Surjak. Per buona parte del campionato, il Verona recitò il ruolo di principale inseguitrice della lupa capitolina. Alla ventiduesima giornata, la sconfitta contro il Catanzaro, fanalino di coda, sancì il sorpasso della Juventus sugli scaligeri che chiusero il campionato con un ottimo quarto posto (anche l’Inter riuscì a superare in classifica i gialloblù) e la qualificazione in Coppa Uefa. La Sampdoria si piazzò al settimo posto, seconda sorpresa stagionale dopo il Verona. Molto più sofferto fu il finale di campionato del Pisa. Dopo tre mesi senza vittorie i nerazzurri si ritrovarono nei bassifondi della classifica. Il ko di Avellino, il 24 aprile ’83, sembrò il preludio al tracollo. Anconetani provò ad allontanare la sorte avversa spargendo scaramanticamente chili di sale in campo. La vittoria al “Comunale” contro il Torino, alla penultima giornata, tolse la squadra di Vinicio dalla rischiosissima bagarre salvezza degli ultimi novanta minuti. Bastò pareggiare in casa contro la Fiorentina per rimanere in A. In B finirono Cagliari, Cesena e Catanzaro. Il danese Bergreen, autore di 8 reti stagionali, fu tra i giocatori più decisivi nel raggiungimento dell’obiettivo salvezza della squadra toscana.

  • Testo di Sergio Taccone, autore del libro “Racconti Rossoneri, storie di puro milanismo” (Urbone Publishing)