Immortals: Arsenio Erico


L’artista del gol

Per Alfredo Di Stefano è stato il più grande attaccante di tutti i tempi: «Eleganza, finezza, agilità, potenza, arte, tutte riunite in un giocatore solo». Arsenio Erico era nato ad Asuncion il 30 marzo 1915 e divenne calciatore nel Nacional di Asuncion. Nel 1932 il Paraguay era in guerra con la Bolivia e la Croce Rossa di Asuncion organizzò una squadra di calcio, per una tournée allo scopo di raccogliere fondi.

Il diciassettenne Erico venne convocato e scese in campo a Buenos Aires, dove erano presenti gli osservatori dell’Independiente Avellaneda, subito attratti dal gioco di quel centravanti tutto classe e agilità. Lo avvicinarono negli spogliatoi per offrirgli un contratto. Era però minorenne, e il colonnello alla guida della squadra obiettò che il ragazzo correva il rischio di essere dichiarato disertore. Dopo una lunga trattativa con la Croce Rossa argentina, i dirigenti la spuntarono, versando 12 mila pesos al Nacional di Asuncion.

L’esplosione del cannoniere fu immediata, in pochi mesi era l’idolo della tifoseria. Raffinato cesellatore di palloni, con una spiccata predilezione per i gol d’arte più che di potenza, divenne un incontenibile uomo gol dalle stratosferiche medie realizzative. Micidiale contorsionista nelle soluzioni acrobatiche, il suo colpo di testa era un’arma letale. Nel 1936-37 polverizzò ogni primato, realizzando 47 gol in 37 partite, l’anno dopo 43 in 32, e quello ancora successivo 40 in 34.

Nel 1938 e 1939 trascinò la squadra allo scudetto, poi nel 1941 il suo club gli negò un aumento e lui tornò in Paraguay, per giocare per la prima volta in Nazionale contro l’Argentina nella Coppa Chevalier Boutell. L’Independiente protestò con la Federcalcio argentina e la partita fu rimandata. I dirigenti di Avellaneda volarono ad Asuncion e dopo una lunga ed estenuante trattativa riuscirono a convincerlo a tornare, con una vistosa gratificazione economica.

Poco tempo dopo, però, un infortunio al menisco di un ginocchio avviò un calvario di problemi fisici: ciò che oggi verrebbe curato con una operazione chirurgica di routine, allora poteva troncare una carriera. Restò fermo cercando invano di recuperare. Nel 1947 giocò sette partite con l’Huracan, poi dovette fermarsi di nuovo. Tornò in Paraguay e riprovò con il Nacional e poi con il Sol de America, finché si arrese, dando un precoce addio al pallone.

Per questo i suoi gol si fermarono “solo” a quota 293 in 332 partite, che ne fanno comunque il più prolifico cannoniere del campionato argentino. Con tecniche chirurgiche più avanzate, avrebbe potuto fare molto di più. Numerose le sue marcature plurime: più di una volta segnò cinque e anche sei gol in una stessa partita. Il fatto di essere passato giovanissimo al calcio argentino gli chiuse le porte della Nazionale, con la paradossale conseguenza che il più grande giocatore paraguaiano di tutti i tempi non ha mai vestito la maglia della sua rappresentativa.

Provò a fare l’allenatore in Paraguay, al Nacional, al Sol de America e al Flandria, ma non era tagliato per il mestiere. Così tornò a vivere in Argentina, lontano dal calcio. E morto il 23 luglio 1977.

Arsenio Erico
(Asunción, 30 marzo 1915 – Buenos Aires, 23 luglio 1977)

StagioneSquadraPres (Reti)
1930-1933 Nacional14 (17)
1933-1946 Independiente325 (295)
1946-1947 Huracán7 (0)
1947-1949 Nacional26 (21)
Nazionale
1933-1934 Paraguay 56 (26)