Immortals: György Orth


Il Re sfortunato

Non sarebbe onesta, la galleria degli Immortali, se non sfilasse, con l’ampia falcata e l’ammiccare sinuoso delle sue finte, György Orth. che non ebbe fortuna, eppure fu raccomandato ai posteri dalla classe assoluta, degna dei vertici della generosa scuola ungherese. Qualche storico del suo Paese di memoria forbita lo incorona il più grande campione mai prodotto dall’Ungheria, nonostante la concorrenza degli assi dell’Aranycsapat, Puskas, Bozsik, Kocsis.

La sua stella fa capolino il 6 aprile 1919, al debutto a diciottenni nella Nazionale ungherese contro l’Austria a Budapest. È il ritorno in campo della Nazionale dopo la guerra e il ragazzino, che ha esordito a quindici anni nell’MTK vincendo subito il titolo, è tra i più attesi. Non delude, segna uno dei due gol che portano i padroni di casa al successo (2-1) e diventa titolare inamovibile. Le sue prodezze fanno esplodere il calcio in Ungheria, portando migliaia di persone negli stadi dove si esibisce l’MTK. Il club della capitale vince nove titoli consecutivi, fino al 1925, trascinato dal suo fuoriclasse, che dal 1920 al 1923 si aggiudica la classifica cannonieri, rispettivamente con 28, 23 e 26 reti.

György Wirth Orth era nato il 30 aprile 1901 ed era diventato giovanissimo un asso del pallone. Raffinato nel tocco, mobile e agile coi suoi scarti ubriacanti, accoppiava alla classe doti fisiche eccezionali per l’epoca (alto 1.83, sovrastava compagni e avversari). Era un trascinatore, anche per via della versatilità, che gli consentiva di giocare praticamente in ogni ruolo. In Nazionale ne ricoprì cinque tra difesa e attacco e in una occasione difese la porta per 45 minuti, per l’infortunio del titolare Karoly Zsak. Nella sua squadra di club veniva spesso utilizzato anche in difesa e a centrocampo, nonostante la sua facilità nell’andare in gol.

Era ammirato e rispettato dagli avversari: nel 1921, in una partita contro la Svezia, lo stesso portiere scandinavo si sentì in dovere di applaudire un suo splendido gol. La sua leggenda si scontrò purtroppo con la sfortuna. Nel 1925 un boia di nome Tandler, di professione terzino dell’FK Austria, esasperato dalle sue finte, piombò come un maglio sulla sua gamba distesa. Dovette intervenire un’autoambulanza e mentre caricavano a braccia sul veicolo il povero Orth, bianco come un cencio, Jimmy Hogan, il tecnico scozzese dell’MTK che lo aveva scoperto, scoppiò a piangere.

La frattura scomposta pretese una lunga convalescenza e, quando tornò, Orth non era più lo stesso. L’originale, scintillante brillantezza di gioco si era offuscata. Giocò la sua trentesima e ultima partita in Nazionale nel 1927, ad appena ventisei anni, con un bottino complessivo nella rappresentativa di 13 reti. Si ritirò dal calcio giocato poco dopo, diventando allenatore. Non ebbe grande successo e allora emigrò in Sudamerica, dove divenne anche Commissario tecnico del Cile. Sulla via del ritorno in Ungheria, nel 1962. morì in Portogallo per un attacco di cuore.

György Orth Wirth
(Budapest, 30 aprile 1901 – Porto, 11 gennaio 1962)

StagioneSquadraPres. (Reti)
1915 Vasas? (?)
1916 Pisa? (?)
1916-1923 MTK Budapest115 (107)
1923 First Vienna? (?)
1924-1927 MTK Budapest56 (31)
1927-1929 Olympique Marsiglia? (?)
1929-1930 Budai 11? (?)
Nazionale
1917-1927 Ungheria 32 (13)