Immortals: Luis Monti


Doble Ancho

Luis Monti, l’uomo che visse tre volte. Nacque a Buenos Aires il 25 maggio 1901 da genitori italiani e si fece largo come laterale dal carattere turbolento nel Boca Juniors, nello Sportivo Barraca, nel Gymnasia e nel San Lorenzo de Almagro, dove si affermò. Fu il grande protagonista delle Olimpiadi di Amsterdam 1928, con i blanquiceleste costretti alla resa solo nella ripetizione della sfida con l’Uruguay. Come già nel suo club, Monti era passato a centromediano, rivelando la vocazione al doppio compito di francobollatore del centravanti e primo motore del gioco. Due anni dopo, al Mondiale di Montevideo, nella identica finale non gli riuscì di capovolgere il risultato.

Fisicamente massiccio, dotato di una naturale predisposizione al tackle, portato spesso con terrificante violenza, era stato soprannominato “Doble ancho”, cioè armadio a due ante. All’epoca vantava un titolo nazionale col San Lorenzo e la sua carriera pareva volgere al tramonto. Irrequieto e non certo esemplare come professionista, aveva in pratica lasciato il calcio quando la Juventus, consigliata da Raimundo Orsi, contattò il San Lorenzo, che fu felice di liberarsi di quel ferrovecchio.

Quando Monti sbarcò dal piroscafo a Genova, i dirigenti bianconeri sobbalzarono: pareva più largo che lungo, una specie di rotondo cinquantenne. Leggiamo il racconto di Vittorio Pozzo:

«Venne a Torino che era grasso, quasi obeso. Giuoco un paio di partite, lento, greve, impacciato: poi pregò i suoi dirigenti di lasciarlo fuori squadra. Si sarebbe preparato come intendeva lui e, quando si sarebbe sentito a posto, si sarebbe presentato direttamente, pronto a riprendere servizio. Fu il suo, nella contingenza, uno dei più impressionanti esempi di fermezza di carattere, di volontà e di abnegazione a cui io abbia assistito nella mia carriera. L’uomo andava in campo al mattino presto, e colla sola assistenza del massaggiatore, il povero Angeli, lavorava nella neve o nel fango, sudando ogni volta come per effetto di un bagno turco. Si pesava ogni giorno, si controllava, stava a regime nel mangiare e nel bere, e camminava sempre molto. Al mattino presto quando, in macchina, andavo in visita nella zona, lo trovavo sul viale di Stupinigi che, con due o tre maglioni addosso, alternava corse a marce. Era secondato da dirigenti esemplari, ma fece tutto da solo, animato dal suo fermo volere. Quando si sentì pronto, si presentò, riprese il suo posto di centromediano in squadra, e fece trasecolare tutti quanti. Era ridiventato mobile, pronto, scattante. Aveva, particolarmente, un modo di servire le ali, in linea diretta, con traversoni di quaranta o più metri, bassi od a mezza altezza, che facevano aprire tanto d’occhi. Non esitai: portai subito Luisito in Nazionale».

Quattro scudetti consecutivi e il titolo mondiale nel 1934 con la maglia azzurra sintetizzarono la grandezza di quest’uomo massiccio, non alto ma forte di testa, dalla tempra formidabile. La seconda carriera durò quasi quanto la prima. Lasciò la Juve nel 1939, a 38 anni, per avviare una incredibile terza fase.

Giocò ancora infatti in Francia, Svizzera, Spagna, Germania, Austria e Jugoslavia, diventando ambasciatore del calcio argentino nel mondo. Fece ritorno in patria, lasciando il calcio giocato, solo nel 1947, ingaggiato come allenatore dall’Huracan. È morto a Buenos Aires il 9 settembre 1983, per una crisi cardiaca.

Luis Monti
(Buenos Aires, 15 maggio 1901 – Escobar, 9 settembre 1983)

StagioneSquadraPres (Reti)
1920 General Mitre0 (0)
1921 Huracán4 (0)
1922 C.A. Palermo? (?)
1922-1930 San Lorenzo202 (40)
1923 Alvear1 (0)
1924 C.A. Palermo? (?)
1931 Sp. Palermo? (?)
1931-1939 Juventus225 (19)
Nazionale
1924-1931 Argentina 16 (5)
1932-1936 Italia 18 (1)