Il violino del gol
Scivolava sulle fasce come un archetto accarezza le corde, rubando il tempo e l’equilibrio ai difensori. Bruno Roghi scrisse che «era magro come il manico di un violino». Lui, Raimundo Orsi detto “Mumo”, era suonatore di violino e dell’artista possedeva l’armonia dei movimenti, la fantasia accesa delle finte, dei ghirigori, delle invenzioni imprevedibili.
Destro naturale, prediligeva la fascia sinistra e sapeva coccolare il pallone anche col piede mancino, in modo che per l’avversario, trascinato come un fuscello dall’ondeggiare delle sue finte di corpo, era impossibile prevedere da quale parte sarebbe sgusciato via. Celebre il suo arresto del pallone in corsa, seguito da un micidiale cambio di marcia. Leggendari i calci d’angolo, dalla sinistra col piede destro, direttamente in porta, con un effetto maligno.
Raimundo Bibiani Orsi era nato il 2 dicembre 1901 a Avellaneda da genitori italiani e si era formato calcisticamente nel Mendoza, da cui era poi passato all’Independiente di Avellaneda. vincendo il titolo nel 1922. In una Nazionale pullulante di talenti, vinse la Coppa America nel 1927 e fu grande protagonista alle Olimpiadi di Amsterdam, dove l’Argentina dovette cedere il passo al favoloso Uruguay.
Combi e Rosetta. terzi con la Nazionale azzurra, ne rimasero impressionati e lo segnalarono alla Juve. il cui dirigente Vaciago partì per l’Argentina e chiuse rapidamente la trattativa: centomila lire d’ingaggio, ottomila al mese e una Fiat 509.
Il “ratto” scatenò una violenta polemica: la Juventus aveva superato il divieto di ingaggio di stranieri (sancito dalla Carta di Viareggio due anni prima) puntando sulla doppia nazionalità del giocatore in quanto figlio di italiani, e gli argentini accusarono il Fascismo di voler costruire una Nazionale con il meglio altrui a fini propagandistici. La Federcalcio negò per un anno il nulla osta, in attesa che si calmassero le acque, e Orsi per una intera stagione dovette sfogarsi negli allenamenti, per i quali vennero allestiti regolari botteghini: la gente pagava per vedere i virtuosismi della “stella di Amsterdam”.
Scaduta la quarantena, il fenomeno si scatenò. Non si era mai vista, e forse non si sarebbe vista più, un’ala cosi. Nacque la Juve del quinquennio, cinque scudetti consecutivi dal 1930 al 1934; in Nazionale, una lunga serie di prodezze e il titolo mondiale del 1934. Celebre per la sua raffinata eleganza, piccolo e snello, ma più robusto di quanto facesse pensare la leggerezza dei movimenti. Orsi adorava gli scherzi e le scommesse, al pari della vita notturna.
Nella primavera del 1935, temendo un richiamo alle armi, tornò in patria. Aveva messo insieme 177 partite e 78 gol con la Juventus, 35 presenze e 13 reti in Nazionale. Giocò ancora a lungo in Argentina (Independiente, Boca Juniors. Platense e San Lorenzo de Almagro, dal 1935 al 1939, per un totale di 93 partite e 32 gol), poi si trasferì in Brasile al Flamengo e chiuse a quarant’anni nel Penarol.
Nel maggio 1969, di passaggio a Roma. venne portato al Flaminio e richiesto di ripetere il tiro dello strepitoso gol nella finale 1934. Aveva 68 anni, sorridendo si riportò sulla sinistra, ripetè il destro e (ovviamente) il pallone si infilò nell’angolo alto. È morto il 6 aprile 1986.
Raimundo Bibiani Orsi detto “Mumo”
(Avellaneda, 2 dicembre 1901 – Santiago del Cile, 6 aprile 1986)