L’incredibile avventura di una quattordicenne di Foggia che nell’autunno 1983 attraversò da sola l’Italia per incontrare il fuoriclasse brasiliano.
Il vero amore non conosce ostacoli, nemmeno quando ci sono 850 chilometri che separano una piccola tifosa dal suo idolo. Tiziana Cormeno, una quattordicenne di Foggia con una passione bruciante per il calcio, non era una semplice fan. La sua è una storia che va oltre la comune ammirazione per un campione, trasformandosi in un’avventura che ha dell’incredibile.
Estate 1983: l’Italia intera parla del trasferimento di Arthur Antunes Coimbra, conosciuto universalmente come Zico, all’Udinese. Il “Pelé bianco”, come viene soprannominato in Brasile, approda nella piccola città friulana creando un’ondata di entusiasmo senza precedenti. In quel periodo, mentre molti ragazzini collezionavano figurine o poster dei loro beniamini, Tiziana iniziava a raccogliere metodicamente ogni ritaglio di giornale, ogni fotografia, ogni parola scritta sul fuoriclasse brasiliano.
“Non mi interessava come personaggio fisico, non ho mai badato al suo volto o al resto,” raccontava Tiziana. La sua non è un’infatuazione adolescenziale basata sull’aspetto del calciatore, ma una vera e propria ammirazione sportiva. “Ho cominciato ad ‘amarlo’ calcisticamente, ad ammirarlo come il campione dei campioni, come l’unico vero erede di Pelé.“
Ogni articolo diventa una reliquia, ogni fotografia un tassello di un vasto mosaico dedicato al suo idolo. La collezione cresce, ma non basta a placare quella sete di conoscenza diretta che solo l’incontro con il campione può soddisfare.

Il grande viaggio
A un certo punto, ciò che prima era solo un desiderio diventa un’urgenza impossibile da ignorare. Tiziana si rende conto di non poter vivere senza aver visto almeno una volta Zico, senza essergli stata vicina almeno un attimo, senza sapere com’è fatto realmente in carne e ossa.
Quando accenna in famiglia alla possibilità di un viaggio fino a Udine, viene accolta con risate e incredulità. Chi prenderebbe sul serio una quattordicenne che vuole attraversare tutta l’ Italia per vedere un calciatore? È in quel momento che nasce la decisione: se nessuno comprende la profondità del suo desiderio, dovrà realizzarlo da sola.
Lunedì è il giorno scelto per la grande fuga. Con la determinazione tipica di chi insegue un sogno, Tiziana lascia la sua casa di via Luigi Rovelli e intraprende un viaggio che molti adulti esiterebbero a compiere. Da Foggia a Udine: 850 chilometri separano la giovane studentessa dal primo anno di liceo scientifico dal suo idolo brasiliano.
La distanza fisica è enorme, ma quella emotiva lo è ancora di più. Mentre il paesaggio italiano scorre veloce fuori dal finestrino, i pensieri di Tiziana vagano tra l’eccitazione per ciò che sta per vivere e il rimorso per l’ansia che sta causando ai suoi genitori.
Il rimorso a metà strada
Le ore passano, i chilometri si accumulano sotto i suoi piedi. Quando l’alba illumina il cielo di Mestre, qualcosa cambia nel cuore della giovane fuggiasca. La consapevolezza delle ore di angoscia vissute dalla sua famiglia diventa improvvisamente troppo pesante da sopportare.
Con un gesto che rivela la sua maturità, Tiziana cerca una cabina telefonica. Il telefono squilla nella casa dei Carmeno, dove la disperazione regna sovrana da ore. Al “pronto?” angosciato del padre, la voce della figlia risponde senza esitazioni: “Papà, mi dispiace, sono scappata di casa per andare a conoscere Zico.”
La reazione del genitore è sorprendente nella sua comprensione. Rinato per lo scampato pericolo, anziché ordinare alla figlia di tornare immediatamente a casa, le consiglia: “Allora prosegui il viaggio e quando arrivi a Udine rivolgiti alla Questura, loro ti aiuteranno in attesa del mio arrivo.”
È questo il momento in cui la fuga solitaria di Tiziana si trasforma in un’avventura quasi autorizzata, un pellegrinaggio calcistico con il benestare paterno.

L’attesa e la delusione
Seguendo le istruzioni del padre, Tiziana si presenta alla Questura di Udine, dove apprende una notizia che avrebbe scoraggiato chiunque: Zico è appena rientrato da una trasferta in California con l’Udinese e presumibilmente riposerà per l’intera giornata.
Per qualcuno che ha percorso 850 chilometri, rischiato severe punizioni e causato ore di angoscia ai propri genitori, questa sarebbe potuta sembrare una delusione insormontabile. Ma non per Tiziana. “Ci riproverò domani“, è il suo pensiero, mentre viene accompagnata da un’ispettrice della polizia femminile in un albergo cittadino per trascorrere la notte.
Il mattino seguente, con la stessa determinazione del giorno precedente, Tiziana si “apposta” al Morena, la zona dove sorge la villa abitata dal campione brasiliano. L’attesa, ancora una volta, non produce risultati. Ma c’è un nuova “soffiata”: recarsi al campo Moretti alle 14, quando Zico arriverà per l’allenamento.
L’incontro
“Ma alle 14:30 arriva tuo padre,” le ricorda un poliziotto. La risposta di Tiziana rivela ancora una volta le sue priorità: “A questo punto preferisco rinviare l’incontro con mio padre piuttosto che perdermi questa opportunità.”
Il destino, però, ha piani diversi. Mario Carmeno, quarantenne ragioniere di professione, arriva in anticipo. E anziché rimproverare la figlia per la sua fuga, il padre fa qualcosa di straordinario: accompagna Tiziana allo stadio, diventando testimone emozionato del “grande incontro.”
Il momento tanto atteso è finalmente arrivato. Zico, il motivo di tutto questo viaggio, di tutta questa avventura, è lì, in carne ed ossa. Non particolarmente espansivo, riserva a Tiziana lo stesso trattamento che concede a tutti i suoi numerosi ammiratori. D’altronde, la ragazza rimane quasi paralizzata dall’emozione, incapace di raccontare al campione la straordinaria impresa che ha compiuto per incontrarlo.
Ma poco importa. Quel “con affetto – Zico” stampigliato sulla carta da lettera decorata con fiorellini che Tiziana si era portata da casa, insieme all’autografo impresso sulla sua borsa di cuoio, rappresentano per lei un tesoro inestimabile, che ripaga abbondantemente la fatica, le emozioni e le possibili conseguenze della sua avventura.

Il ritorno alla normalità
Quanto alle punizioni, il padre è sorprendentemente comprensivo: “Ma quali conseguenze e conseguenze. Per noi tutti è stata una vera e propria liberazione sapere che a Tiziana non era accaduto nulla di quanto avevamo temuto.”
E così, quella sera stessa, padre e figlia intraprendono il viaggio di ritorno verso Foggia. Entrambi toccando il cielo con un dito per la contentezza, anche se per motivi diversi: lui per aver ritrovato la figlia sana e salva, lei per aver coronato il suo sogno.
Al rientro a Foggia, Tiziana dovrà affrontare l’inevitabile disagio della notorietà, ma porta con sé qualcosa che molti dei suoi coetanei possono solo sognare: un autografo di Zico e, soprattutto, la consapevolezza di avere il coraggio di inseguire i propri sogni, anche quando sembrano irraggiungibili.
Una passione senza confini
Sono passati più di quarant’anni da quel novembre del 1983, ma la storia di Tiziana e Zico continua a emozionare. Oggi, nell’era dei social media, dell’accesso immediato alle vite delle celebrità e dei calciatori che condividono ogni momento della loro giornata su Instagram, questa vicenda potrebbe sembrare anacronistica. Ma forse è proprio questa la sua bellezza: ci riporta a un’epoca in cui vedere il proprio idolo richiedeva sforzo, pianificazione e un pizzico di follia. In un certo senso, la fuga di Tiziana rappresenta la quintessenza dell’amore sportivo: irrazionale, totalizzante, capace di sovvertire le regole del buon senso.
Quella che i giornali del tempo definirono scherzosamente come “Zichite” non fu un fenomeno isolato. L’arrivo di Zico in Italia rappresentò realmente un momento di svolta nel calcio italiano, portando un tocco di magia brasiliana nelle domeniche italiane. Per una piccola realtà come Udine, avere nelle proprie file il “Pelé bianco” significava molto più di una semplice operazione di mercato: era un sogno che si materializzava, settimana dopo settimana, sui campi della Serie A.
Non sappiamo cosa sia successo a Tiziana dopo quel viaggio, se la sua passione per Zico sia durata nel tempo o se, come molte infatuazioni adolescenziali, si sia affievolita con il passare degli anni. Quello che sappiamo è che, per un breve momento, una ragazzina di quattordici anni ha incarnato lo spirito più puro del tifo calcistico: quell’amore incondizionato che non chiede nulla in cambio, se non forse un autografo e un fugace momento di vicinanza con il proprio idolo.