Intertoto: storia di una piccola, grande Coppa

Nato nell’ormai lontanissima stagione 1961/62, l’Intertoto è man mano cresciuto nel “quadro” dei tornei continentali fino a diventare, a partire dall’estate 1995, la quarta competizione a turni per clubs organizzata dall’UEFA e prima di cadere repentinamente sotto la scure del potere straripante della Champions League ed essere definitivamente soppressa nel 2008. Ripercorriamo la sua strana e curiosa storia.

Ad inventarla fu l’austriaco Karl Rappan allora Commissario Tecnico della squadra nazionale svizzera. Le coppe europee per club avevano già visto la luce nel 1955 con la Coppa dei Campioni, cui aveva fatto seguito nel 1960 la Coppa delle Coppe. Vi era inoltre (dal 1955) la Coppa delle Fiere che diventerà Coppa UEFA soltanto agli inizi degli anni Settanta. Ma la voglia di potersi confrontare con avversari internazionali aveva contagiato dirigenti, tecnici e giocatori di tutti i paesi europei. Le sfide amichevoli, cui tanta importanza veniva riservata negli anni Venti e Trenta, andarono via via perdendo il loro interesse poiché facevano scarsa presa su squadre e pubblico i quali preferivano l’avventura e la suspence di una competizione ufficiale o semi-ufficiale. Fu così che fra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta, coppe e tornei fiorirono come funghi. Fra questi la Coppa della Alpi, la Coppa dell’Amicizia e appunto la Coppa Rappan. D’altra parte, visto che per accedere alle competizioni maggiori si sarebbe dovuto vincere il campionato o la coppa nazionale, ben poche chances di raggiungere con continuità questo traguardo potevano nutrire le società medio-piccole, salvo rendersi protagoniste di annate-miracolo.

Karl Rappan

Fra le altre ragioni, vi era quella che a raggiungere i massimi traguardi nelle competizioni maggiori erano sempre le formazioni latine o anglosassoni e poco o niente restava per la gloria e l’attività delle altre. Non ultima, infine, la necessità di giocare e quindi di fare incassi per sostenere le spese gestionali sempre crescenti. Incassi provenienti dagli spettatori, ma anche dalle società nazionali di scommesse che potevano così organizzare i concorsi pronostici anche nei mesi estivi,notoriamente periodo morto in molti paesi per il calcio. Rappan aveva ben chiare tutte queste ragioni e poteva inoltre contare su un’infinità di contatti e conoscenze maturati in tutta Europa nel corso della sua lunghissima carriera di calciatore prima, e di allenatore poi. Fra i suoi propositi vi era addirittura quello di creare una “Lega Europea”, un campionato sovra nazionale tornato di grande attualità negli anni Novanta.

I primi contatti con i responsabili delle federazioni di Austria, Cecoslovacchia, Germania Occidentale, Germania Orientale, Olanda, Polonia. Svezia e naturalmente Svizzera (che furono in seguito i paesi fondatori della Coppa Rappan) furono incoraggianti, l’interesse riscontrato risultava piuttosto alto. Mancava soltanto chi poteva finanziare l’idea. Rappan si rivolse ad Ernst B.Thommen. suo vecchio amico ed ex tesoriere della Federazione calcistica svizzera divenuto nel frattempo direttore generale della società che gestiva il Totocalcio elvetico. Thommen appoggiò in pieno l’idea di Rappan ed assieme al tedesco Hermann Neuberger (futuro presidente dell’UEFA) riuscirono a garantire l’appoggio delle compagnie nazionali del totocalcio, dell’Intertoto e più tardi dell’Euro-Footbali Pool.

Risolti i problemi economici rimaneva adesso da ottenere l’ufficializzazione dell’UEFA che inizialmente non vide di buon occhio che le partite venissero giocate unicamente per alimentare le scommesse ed inoltre, all’epoca, non gradiva ricevere l’oneroso impegno di organizzare un’altra competizione. Rappan e Thommen non si persero d’animo e riuscirono a convincere l’UEFA che a loro serviva soltanto l’approvazione ufficiale del torneo, poi per i problemi organizzativi ed economici se la sarebbero vista loro. La situazione si sbloccò nel 1961 quando lo stesso Thommen diventò vice-presidente della FIFA e giunse il “placet” dell’UEFA.

L’Ajax festeggia la vittoria del trofeo dopo aver sconfitto il Feyenoord per 4-2

La prima edizione venne disputata nella stagione 1961/62 e vide sul campo una finale tutta olandese fra Ajax e Feyenoord, due squadre all’epoca non molto conosciute a livello internazionale, ma che di lì a pochi anni avrebbero fatto parlare molto di sé. La spuntarono i lancieri di Amsterdam che poterono così iscrivere per primi il loro nome nell’albo d’oro del torneo. La prima fase della competizione si articolava su vari gironi all’italiana formati da quattro squadre opposte in gare di andata e ritorno. Le vincenti si affrontavano poi nei turni successivi ad eliminazione diretta fino alla sfida conclusiva. La coppa venne assegnata ad un unico vincitore per le prime sei edizioni, dopo di che, i crescenti problemi nel reperire date per la fase finale fecero abbandonare la formula iniziale.

Dal 1967 la coppa si articolò su vari gruppi di quattro squadre (da un minimo di 6 ad un massimo di 12) che si affrontavano soltanto in gare di andata e ritorno nei mesi estivi da giugno ad agosto. Le squadre che si imponevano nei singoli raggruppamenti venivano considerate tutte vincenti a pari merito e ricevevano, oltre ad una modesta “coppetta”, un cospicuo premio in denaro. Il torneo fu snobbato fin dalle sue origini dalle formazioni britanniche ed iberiche, mentre le italiane alternarono schiere da quattro squadre a “bidoni” clamorosi.

Nel 1962/63 il Padova raggiunse addirittura la finalissima contro lo Slovnaft di Bratislava. La gara venne giocata allo stadio Appiani mercoledì 3 aprile 1963, ma i biancoscudati non seppero approfittare della ghiotta occasione e si fecero superare in Zona Cesarini da un rigore beffa assegnato ai cecoslovacchi dall’arbitro svizzero Keller. L’anno successivo toccò al Modena rendersi in qualche modo protagonista. I canarini emiliani, opposti guarda caso allo Slovnaft Bratislava, uscirono battuti nel doppio confronto, ma sporsero reclamo per le sostituzioni effettuate nel primo match dagli slovacchi. All’epoca gli avvicendamenti sul campo in competizioni ufficiali non erano ancora permessi anche se il testo del regolamento del torneo risultava contaddittorio. Quello scritto in francese e detenuto dal Modena le vietava, quello in versione tedesca in mano ai dirigenti dello Slovnaft le ammetteva. Un bel problema indubbiamente! La controversia si risolse con il classico “volemose bbene”. Scherzi a parte, visto che entrambi i club dimostravano di avere in qualche modo ragione e soprattutto di essere in buona fede (una tiratina d’orecchie se la meritarono invece gli organizzatori), sia Modena che Slovnaft furono ammesse al turno successivo dove per uno scherzo del destino l’urna le pose nuovamente una contro l’altra. Il campo dette nuovamente ragione allo Slovnaft.

Una formazione del Padova 1962 – 63 finalista della Coppa Rappan: da sinistra, in piedi, Barbolini, Fusato, Bazzoni, Kolbl, Grevi, Mazzanti; accosciati: Scagnellato, Rogora, Morosi, Zerlin I, Zerlin II; allenatore Del Grosso

Alla Coppa Rappan ’63/64 presero parte anche la Fiorentina e il Venezia, con scarsa fortuna e la Sampdoria, che giunse al secondo turno. Le italiane tornarono in lizza nel 1967 (Brescia, Atalanta, Foggia e Lanerossi Vicenza) senza ottenere per altro alcun risultato degno di nota; e poi ancora l’anno successivo quando gli organizzatori tentarono di dare nuovo impulso alla manifestazione ottenendo la partecipazione di squadre di richiamo. Ajax, Feyenoord, Anderlecht, Atletico Madrid, Sporting Lisbona e per l’Italia Inter e Torino furono tra le protagoniste. I club vennero divisi in due fasce di gironi in base al blasone ed alla caratura tecnica. L’esperimento fallì miseramente per gli ovvii problemi di date e per il non eccezionale richiamo che il torneo esercitava. L’Inter si ritirò dopo due gare (una vittoria ed una sconfitta con l’Anderlecht) rinunciando al doppio confronto con i tedeschi del Norimberga, mentre il Toro cercò, con successo dobbiamo dire, di salvare la faccia contro Ajax e Atletico Madrid, giungendo secondo nel gironcino a tre e infliggendo un sonoro 5 a 2 ai biancorossi spagnoli.

Il Polonia Bytom che nella stagione 1964/65 vince in finale con un aggregato di 5-4 contro il Lokomotive Leipzig

La Coppa Rappan aveva nel frattempo cambiato la propria denominazione in Coppa d’Estate (International Summer Competition) o Intertoto (Intertoto Round) e proprio nel 1968 assunse quella, certamente più altisonante, di Coppa Internazionale (International Football Cup). La competizione nel corso degli anni Settanta continuò ad essere disputata con la medesima formula dei 10-12 gironi, senza un vincitore finale. Fra le squadre vincitrici erano Polonia, Germania Ovest, ma soprattutto Cecoslovacchia e Svezia i paesi che facevano la parte del leone. Slovan Bratislava, Slavia Praga, ma soprattutto IFK Goteborg e Malmo FF (che detiene il record di vittorie e di punti in questa manifestazione) partecipavano e vincevano con regolarità, favorite com’erano dal calendario (soprattutto le scandinave). E proprio per risolvere in qualche modo i problemi di calendario di quei paesi, come l’Italia, che ormai da anni non mandavano più loro rappresentanti, nel 1978 venne fatto un ulteriore tentativo di allargare la base delle partecipanti garantendosi la presenza anche di formazioni blasonate.

La stagione 1977/78 risultò eccezionalmente più corta in vista dei Mondiali di Argentina, in tal modo diverse squadre di primo piano decisero di prender parte, anche se con formazioni notevolmente rimaneggiate, alla prima edizione che si disputò durante il mese di maggio. La seconda, classica, si sarebbe invece disputata canonicamente in giugno e luglio. L’Italia iscrisse addirittura sette formazioni; e se alcune a onor del vero non riuscirono neppure a salvare la faccia, le cose sul serio le presero invece Lazio e Perugia. I romani finirono beffati dalla peggior differenza reti e dovettero cedere la vittoria ai belgi del Beerschot di Anversa, mentre il Perugia, formazione ambiziosa ed affamata di ribalta nazionale ed internazionale, vinse il suo raggruppamento senza problemi, diventando la prima squadra italiana a iscrivere il proprio nome fra le vincenti dell’Intertoto. Il tentativo del 1978 non ebbe seguito e negli anni successivi il torneo riprese formula e partecipanti tradizionali.

Tradizionale, con il passare delle edizioni, divenne anche, fra le tante denominazioni adottate, quella di Intertoto, la più semplice e comunque la più comune alle varie lingue parlate in Europa. Si giunse cosi al 1995, quando il torneo fino allora soltanto riconosciuto dall’UEFA, divenne parte integrante dell’attività organizzata dalla federazione calcistica europea. L’Intertoto-UEFA Cup divenne il quarto torneo europeo che, disputato nel tradizionale periodo estivo, permetteva alle formazioni escluse dalle tre maggiori competizioni continentali, a causa degli scarsi risultati ottenuti nei rispettivi campionati nazionali, di disputare un “esame di riparazione” e rientrare dalla porta di servizio garantendosi la partecipazione alla Coppa UEFA dopo aver vinto appunto l’Intertoto. Le vincenti furono ridotte prima a due e dall’anno seguente a tre, rispetto alle dieci-dodici del passato e le iscrizioni non furono più libere, ma le squadre avrebbero dovuto classificarsi almeno nelle prime dieci nei rispettivi campionati. La partecipazione si allargò immediatamente ad un discreto numero di paesi europei, Italia esclusa, anche se in qualche situazione, invece di tentare di giocare al calcio, sarebbe stato forse meglio andarsene al mare.

Fu il caso delle squadre inglesi, in particolare il Tottenham, che scesero in campo con formazioni raccogliticce e subirono rovesci a livello di squadre materasso. Ben diversa fu la considerazione che riservarono all’Intertoto ad esempio le squadre francesi, vere e proprie mattatrici con ben sei formazioni qualificate alla Coppa UEFA su undici posti disponibili nel periodo 1995-1998. Fra queste spicca il rendimento del Bordeaux che nella stagione ’95/96 raggiunse addirittura la finalissima UEFA persa nel doppio confronto con i tedeschi del Bayern Monaco. Fra le vittime dei girondini anche il Milan di Baresi e Baggio (che tra l’altro negli ottavi di finale aveva eliminato l’altra squadra qualificata dall’Intertoto, lo Strasburgo) strapazzato da Dugarry e soci per 3 a 0. L’esempio del Bordeaux e soprattutto la possibilità di raggiungere una piccola fetta dei proventi economici garantiti dai diritti televisivi a chi partecipa alla coppa UEFA, spinse le squadre di quasi tutti i paesi europei a tentare “l’investimento” estivo (stipendi e trasferte al passivo a fronte di scarsissimi incassi garantiti da spettatori ed organizzazione) dell’Intertoto. Ne guadagnò, seppur in minima parte, anche lo spettacolo e l’interesse dei singoli campionati nazionali dove la lotta per una “poltrona europea” si aprì fino alla decima piazza.

Dal 1998 al 2005 la competizione vedeva ai nastri di partenza sempre 60 squadre (61 dal 2003 con la partecipazione del Kazakistan), cioè una per federazione ad eccezione delle prime dodici nella classifica UEFA, le quali ne potevano iscrivere due, ed era articolata in cinque turni ad eliminazione diretta. Dall’edizione del 2006 le iscritte sono calate a 49, ma sono aumentate a 50 già nel 2007 per la partecipazione del Montenegro: secondo la nuova formula si poteva iscrivere solo una squadra per federazione, eccetto San Marino, Andorra e Liechtenstein, che non hanno partecipato alla competizione. I turni, sempre ad eliminazione diretta, da cinque sono scesi a tre e le squadre, a seconda della federazione di appartenenza potevano partire dal primo, dal secondo o direttamente dal terzo turno; le società che acquisivano il diritto a prendere parte alla Coppa UEFA, seppur partendo dal secondo turno preliminare e dopo aver disputato da un minimo di due ad un massimo di sei gare, erano aumentate da tre a undici. In seguito alla trasformazione della Coppa UEFA in UEFA Europa League prevista a partire dalla stagione calcistica 2009-2010, come deciso dall’UEFA il 30 novembre 2007, l’Intertoto venne abolita: nel 2008 venne organizzata l’ultima edizione.

A livello di nazioni è la Francia a detenere il record grazie a 12 successi: Bordeaux, Strasburgo, Guingamp, Auxerre, Bastia, Lione, Montpellier, PSG, Troyes, Lilla, Marsiglia e Lens. Sono 8 i successi per la Germania con Amburgo (2), Schalke 04 (2), Stoccarda (2), Karlsruher e Werder Brema. Podio per la Spagna con 5 trionfi: Villarreal (2), Valencia, Celta Vigo e Malaga. Chiudono la classifica generale dei vincitori Inghilterra e Italia (4) con West Ham, Aston Villa, Fulham, Newcastle, Bologna, Juventus, Udinese e Perugia. Un successo a testa per Danimarca e Portogallo con Silkeborg e Sporting Braga.