KIST Kees: bomber dalla A alla Z

Centravanti dal colpo di testa mortifero e dal tiro micidiale, non aveva una grande tecnica, ma segnava come pochi. Nel 1979 è stato il primo olandese a conquistare la Scarpa d’Oro

di Alec Cordolcini

Se, come dicono nella capitale, uno scudetto della Roma o della Lazio ne vale almeno tre di quelli vinti da Juventus e Milan, chissà in Olanda quanto può valerne uno conquistato dall’Az Alkmaar, un club che negli ultimi quarant’anni è riuscito a spezzare la dittatura esercitata sulla Eredivisie dal trio Ajax-Psv-Feyenoord solo due volte. La prima accadde nella stagione ’80-81 quando l’Az ’67, così chiamato perché nato nel 1967 dalla fusione di Alkmaar ’54 e Zaanstreek, terminò la stagione al primo posto con una sola sconfitta a fronte di 27 vittorie e 6 pareggi, con 101 gol fatti e 30 subiti e 12 punti di vantaggio sull’Ajax secondo classificato.

Un risultato sorprendente ma per nulla casuale, nel quale tutti i componenti del club giocarono un ruolo decisivo: una dirigenza dotata di buona disponibilità monetaria (i fratelli Cees e Klaas Molenaar, ex calciatori del RFC e titolari di una grossa azienda di elettrodomestici); un allenatore, Georg Kessler, capace di coniugare qualità e solidità; una squadra ben amalgamata in un 4-3-3 in cui i punti di forza erano rappresentati dall’estro del danese Kirsten Nygaard, dalla solidità difensiva dei nazionali Hugo Hovenkamp, Ronald Spelbos e John Metgod e dalla visione di gioco del metronomo Jan Peters, visto poi anche in Italia con Genoa e Atalanta.

Ma l’uomo Az per eccellenza rimaneva senza ombra di dubbio l’attaccante Kees Kist, panzer dal colpo di testa mortifero e dal tiro micidiale che si era laureato capocannoniere della Eredivisie nelle due stagioni precedenti, rispettivamente con 34 e 27 reti. Nel 1979 inoltre aveva vinto la Scarpa d’Oro, primo olandese della storia (in seguito ci sarebbero riusciti anche Wim Kieft, Marco Van Basten e Roy Makaay) ad assicurarsi il trofeo.

L’AZ 67 stagione 80/81. In piedi da sx: Hugo Hovenkamp, John Metgod, Richard van der Meer, Ronald Spelbos, Jos Jonker, Eddy Treijtel; accosciati da sx: Kees Tol, Peter Arntz, Jan Peters, Kirsten Nygaard, Kees Kist.

Nato il 7 agosto 1952 a Steenwijk, provincia dell’Overijssel, Kist viene introdotto nel calcio professionistico dagli zii Teun e Cees, entrambi giocatori dell’Heerenveen, club all’epoca militante nella Eertse Divisie (la B olandese), che lo introducono nelle giovanili del club della Frisia dove, anche grazie al fisico particolarmente prestante, non tarda a farsi notare. Quantità più che qualità, ma i gol arrivano copiosi e la chiamata in prima squadra non si fa attendere.

Il 27 settembre 1970 Kist viene gettato nella mischia nel derby della Frisia tra Heerenveen e Cambuur Leeuwarden, incontro che il nostro decide con un preciso colpo di testa all’inizio del secondo tempo. A fine stagione le reti saranno 11, quella successiva 14, ad accompagnare la crescita della fama di Kees “de Witte Pijl”, la Freccia Bianca, soprannome derivato non tanto dai fluenti boccoli biondi o dalla carnagione bianchissima, quanto dal fatto che fu il primo giocatore in Olanda a scendere in campo con delle scarpe, griffate Adidas, color bianco neve.

La svolta per la sua carriera arriva al termine del campionato ’71-72, che vede l’Heerenveen fallire di un soffio la promozione in Eredivisie, superato da Haarlem e Az ’67. Kist è pronto per il grande salto e l’Heerenveen non glielo nega, cedendolo proprio al neopromosso Az Alkmaar, dove rimane per dieci stagioni totalizzando 213 reti in 441 presenze e diventando, sul finire degli Anni ‘70, il giocatore con il più alto stipendio in tutta l’Olanda, grazie a un contratto da 600 mila fiorini a stagione.

Nel 1979 vince la Scarpa d’Oro davanti all’ungherese Fekete e al greco Mavros

Arriva anche la nazionale (esordio il 30 aprile 1975, Belgio-Olanda 1-0), ma sarà un’esperienza saltuaria e poco significativa (21 presenze 4 reti), per certi versi simile a quella di altri bomber dell’epoca (due su tutti: Van der Kuijlen e Geels), chiusi dalla generazione del Calcio Totale.

L’annata memorabile dell’Az, quella 1980-81, vede Kist protagonista più nelle coppe, quella nazionale e la coppa Uefa, che in campionato, dove qualche attrito di troppo con il tecnico Kessler lo costringe a volte alla panchina. Ma la stagione è una di quelle che fanno passare qualsiasi malumore, con l’Az che oltre al titolo nazionale incamera anche la Coppa d’Olanda (3-1 all’Ajax in finale) e sfiora la Coppa Uefa, trofeo nel quale gli olandesi, guidati da un incontenibile Kist (9 reti per lui a fine torneo), giungono inaspettatamente in finale, dove la prospettiva di uno storico “treble” sfuma però nella notte del 6 maggio 1981 al Portman Road di Ipswich, incontro in cui l’Az incassa dai padroni di casa dell’Ipswich Town un sonoro 3-0. Due settimane dopo ad Alkmaar gli olandesi si impongono per 4-2, vittoria di prestigio insufficiente però per mettere le mani sulla coppa. E il rabbioso assedio finale alla ricerca di quel gol che avrebbe cambiato la storia della partita lascia ancor di più l’amaro in bocca.

Re per una notte in patria, l’Az lancia gli ultimi bagliori l’annata seguente vincendo la Coppa d’Olanda, battendo in finale l’Utrecht, e uscendo a testa alta al secondo turno di Coppa Campioni dando filo da torcere ai campioni d’Europa in carica del Liverpool, rimontati nella sfida di andata all’Alkmaarderhout da Kist e Tol (l’incontro finisce 2-2), bloccati ad Anfield con identico punteggio (a segno Kist e Metgod) fino a cinque minuti dalla fine, quando per i Reds decide una rete di Alan Hansen.

Chiusa l’avventura, i fratelli Molenaar decidono di stringere i cordoni della borsa e sull’Az cala il sipario: Metgod finisce al Real Madrid, Peters al Genoa, Nygaard al Nimes, Kist al Paris Saint Germain. La cessione di quest’ultimo avviene nell’estate ’82 dopo che il bomber era finito sulle prime pagine dei giornali per un brutto episodio che lo aveva visto coinvolto, assieme alla compagna Inge, nell’incendio di un negozio sportivo a Steenwijk (fece scalpore l’immagine pubblicata sui giornali che lo ritraeva con il dito medio alzato all’indirizzo dei tifosi dell’Ajax che in un incontro di campionato avevano ripetutamente intonato canti di scherno all’indirizzo di “Keesje il piromane”).

Con la maglia del PSG nella non troppo felice parentesi francese

Kist migra quindi in Francia per una non felice esperienza con Paris SG (dove vince comunque una Coppa di Francia) e Mulhouse, quindi chiude con un doppio ritorno alle origini, prima con l’Az e poi con l’Heerenveen, annunciando il ritiro al termine della stagione ’86-87, chiusa nuovamente all’insegna del gol con 14 reti realizzate.

La Freccia Bianca non ha mai abbandonato definitivamente il calcio, rimanendone però ai margini come allenatore di diverse squadre amatoriali. A lui l’Az ha intitolato una sala del nuovo DSB Stadion, il Kees Kist Lunge.

Alec Cordolcini