Il giovane talento dell’Aston Villa venne assassinato a 23 anni da un proiettile esploso dal vicino di casa durante una lite condominiale.
Negli anni ruggenti del calcio inglese, quando il football iniziava ad affermarsi come fenomeno di massa capace di infiammare le passioni delle folle, una delle grandi capitali di questo sport era senza dubbio Birmingham, cittadina industriale delle Midlands dove l’Aston Villa regnava incontrastato. Tra il 1888 e il 1933, questo club leggendario finì fuori dalla top 10 della First Division in due sole occasioni, issandosi sul tetto d’Inghilterra per ben 6 volte e trionfando altrettante in FA Cup.
Uno dei maggiori artefici di questi straordinari successi fu Tommy Ball, un giovane talento destinato però a diventare tragico simbolo della brutalità con cui la vita può spezzare persino le carriere più luminose. Perché la sua avventura nel great game inglese si concluse a soli 23 anni con un proiettile calibro 38 che lo colpì al petto in una maledetta notte del novembre 1923.
Ball nacque l’11 febbraio del 1900 nel villaggio di Unsworth, non lontano da Durham, in una famiglia operaia di minatori. Fin da piccolo imparò cosa significasse sudore e sacrificio per sbarcare il lunario, iniziando lui stesso a lavorare nelle buie gallerie a soli 13 anni. Ma il fisico possente e la grinta da vero battagliero del nord non passarono inosservati agli osservatori dei Villa che vedendolo giocare lo ingaggiarono nel 1920 dal Felling Colliery.
A Birmingham, Tommy trovò quella rampa di lancio che la miniera gli aveva negato. Dopo un iniziale periodo di gavetta alle spalle del capitano Frank Barson, leggenda vivente della retroguardia del Villa, il ragazzo si guadagnò un posto da titolare inamovibile grazie a doti eccezionali.
Solido in marcatura, dominante nell’uno contro uno e imprendibile di testa, Ball incarnava l’identikit perfetto del difensore arcigno e rude ma tecnicamente completo. Insomma, tutto lasciava presagire una luminosa carriera per questo promettente fuoriclasse destinato a raccogliere l’eredità dello stesso Barson. Invece la sua stagione da sogno 1923/24 si sarebbe tragicamente interrotta dopo sole 10 partite, segnate dal suo ultimo infortunio contro il Notts County il 10 novembre.
Il giorno seguente, l’11 novembre 1923, l’Armistice Day che celebrava la fine della Prima Guerra Mondiale appena un lustro prima, Ball trascorse una tranquilla serata con la moglie Beatrice in un pub di Birmingham. Complice forse anche il clima di festa, i due si fecero un po’ prendere la mano bevendo qualche pinta di birra di troppo. Ma quando intorno alle 21:30 fecero rientro a casa, nessuno avrebbe mai potuto immaginare il tragico epilogo di quella notte.

L’appartamento dei Ball era in affitto e il loro padrone di casa era George Stagg, ex poliziotto ritiratosi dalle forze dell’ordine dopo un infortunio in guerra. Tra i due vicini da tempo covavano pesanti rancori e dissapori. Stagg accusava la coppia di lasciare le galline sconfinare nel suo giardino e aveva già intimato un avviso di sfratto.
Quella sera il battibecco degenerò presto in una furiosa lite con pesanti insulti da parte di Stagg contro i Ball, che a loro volta risposero con veemenza, anche se senza mai alzare le mani. A quel punto l’ex poliziotto, che nel frattempo era andato a munirsi di una rivoltella, esplose un colpo di avvertimento a vuoto ordinando al giovane calciatore di sgomberare il passo carraio d’ingresso del suo giardino.
Ne seguì una violenta colluttazione con Ball che tentò di divincolarsi dalla presa di Stagg che impugnava ancora l’arma carica. Un attimo di distrazione o forse uno strattone di troppo e la pistola tornò tragicamente a far fuoco colpendo il 23enne al petto sotto gli occhi impietriti della moglie Beatrice.
Riverso a terra in un lago di sangue, Tommy Ball ansimò quelle che sarebbero rimaste le sue ultime parole: “…mi ha sparato!“. La moglie corse in strada cercando aiuto mentre Stagg si barricò in casa caricando nuovamente la rivoltella. Con il secondo sparo, il proiettile sfiorò persino la testa di Beatrice, in quella che sembrava una furia omicida ormai cieca e incontrollata da parte dell’ex poliziotto.
I soccorsi giunsero troppo tardi. Il trasporto all’ospedale fu inutile e il talento dei Villans si spense per sempre a causa di una sciocca lite condominiale. Nel successivo processo a Stagg per omicidio volontario, le accuse raccolsero innumerevoli testimonianze sul suo carattere violento e sull’inattendibilità della sua versione dei fatti, cioè quella di un tragico incidente dovuto a una colluttazione.
Dopo un’ora e 40 minuti di camera di consiglio, la giuria popolare non ebbe dubbi ad emettere un verdetto di colpevolezza con tanto di ferma condanna a morte per l’omicida. Era però il 1923 e l’onda del dissenso contro la pena capitale iniziava a montare nel Regno Unito. Così il neo ministro dell’Interno laburista Arthur Henderson, accogliendo le pressioni dell’opinione pubblica, commutò la sentenza capitale in ergastolo per Stagg che trascorse il resto della sua vita dietro le sbarre di vari istituti prima di morire nel 1966.
Per Tommy Ball invece non ci fu più alcuna chance. Il funerale del 23enne calciatore a Perry’s Barr il 15 novembre 1923 vide i suoi ex compagni dell’Aston Villa fare da picchetto d’onore, trasportando loro stessi la bara e rendendo l’ultimo omaggio al giovane talento con una commovente corona di fiori gialli e blu a forma di pallone. Una raccolta di beneficenza alla partita successiva fruttò l’equivalente di 6700 sterline odierne poi devolute alla vedova.
La tragica fine di Tommy Ball non solo privò il calcio inglese di un fuoriclasse in rampa di lancio, ma ebbe il triste primato di trasformarlo nel primo e ad oggi unico calciatore professionista assassinato nella storia delle Isole Britanniche. Un evento drammatico che suscitò un’ondata di cordoglio e indignazione in tutto il Paese per l’assurdità di quel gesto.
