Aprile 1988. Al rientro in campo dopo un infortunio, sei mesi dopo, il fuoriclasse olandese decise la sfida contro i toscani.
- Testo di Sergio Taccone, autore del libro “Marco Van Basten. La giostra rossonera dei gol” (Storie Rossonere, 2022)
Stadio San Siro, pomeriggio soleggiato. Domenica 10 aprile 1988, il Milan di Arrigo Sacchi affronta l’Empoli di Gaetano Salvemini, squadra in lotta per non retrocedere. I rossoneri, secondi in classifica, per non perdere la scia del Napoli, capolista con un vantaggio di quattro lunghezze (la vittoria allora valeva due punti), erano obbligati a vincere. Alla fine del campionato mancavano ormai sei giornate.
Il tecnico milanista – privo di Paolo Maldini – schierò davanti a Giovanni Galli i difensori Tassotti, Mussi, Filippo Galli e Baresi, con un centrocampo basato sulla corsa di Colombo e la razionalità di Ancelotti. In avanti agivano Gullit e Virdis, con Donadoni ed Evani sulle ali. In panchina si rivedeva il fuoriclasse olandese Marco Van Basten, assente dall’ottobre ‘87 per un infortunio.

I toscani puntavano sull’affidabilità di Giulio Drago tra i pali, sull’abilità in contropiede di Urbano e Mazzarri, con Cucchi in regia e l’ex Incocciati, veloce e a tratti imprevedibile, a cui venne affidato il compito di tirare fuori giocate in grado di mettere in difficoltà la retroguardia rossonera. Salvemini schierò i suoi difensori in marcatura a uomo, con Gelain su Gullit e Vertova su Virdis, a Brambati venne affidato Evani.
Il primo tempo offrì subito un brivido dalle parti di Giovanni Galli ma Cucchi, tutto solo, sprecava malamente calciando a lato. Anche Donadoni sprecava una buona occasione in zona gol. Il primo tempo andò in archivio sul nulla di fatto mentre al San Paolo, il solito Diego Maradona, su punizione, aveva sbloccato il risultato contro l’Inter.
Nella ripresa riecco in campo Van Basten, schierato da Sacchi al posto di Virdis. L’Empoli ebbe un’altra occasione per impensierire Galli ma il pallonetto di Cucchi finì lentamente tra le braccia del guardiapali rossonero. L’attaccante di Utrecht decise la partita con una giocata da manuale del calcio, alla voce “giocate da campioni”. Era da poco iniziato il 61’. Ricevuto un passaggio da Ancelotti, dopo un controllo e una finta a disorientare un difensore avversario, Van Basten lasciava partire un dardo imparabile alla destra di Drago. Giocata perfetta come l’assolo di Dave Gilmour in Comfortably Numb all’Earl’s Court nel 1994.

San Siro lanciò un urlo liberatorio, con l’olandese esultante braccia al cielo, travolto dall’affetto dei suoi compagni di squadra. “La gioia di rinascere”: la copertina del Guerin Sportivo esaltò il ritorno al gol dell’ex numero nove dell’Ajax, un momento troppo importante per essere ignorato. La lotta scudetto restava aperta ma sempre in salita per il Milan. Il rientro di Van Basten, tanto atteso, venne impreziosito dal sigillo della rete decisiva. Passò quasi inosservato il rigore che Baresi si fece parare da Drago, con i toscani a reclamare un penalty in precedenza, non rilevato dall’arbitro Lo Bello. Dalle colonne di Repubblica, Gianni Brera analizzò la lotta scudetto.
«Gli interisti hanno dichiarato da Napoli che fa benissimo il Milan a non arrendersi. I campioni sono cotti a dovere. Giustissimo che la squadra di Sacchi insista, che non voglia arrendersi prima di venir definitivamente battuto: nulla sarebbe più doloroso che buttare uno scudetto solo per aver pensato di averlo perso anzitempo. Se il Napoli stenta, aspettiamolo ai varchi possibili”, scriveva Brera, non lesinando commenti su Van Basten. “Domenica sfavillante di sole sopra il Meazza gremito. Il Milan ha riportato Marco Van Basten in panchina con l’intenzione di rilanciarlo dopo avere spremuto Virdis all’avvio. Simba Gullit ha dato inizio alle ostilità con allunghi degni (per bellezza atletica) del grande Juantorena: però abbastanza incongrui sotto l’aspetto calcistico. Van Basten, bellissimo a vedersi: gol memorabile».

Silvio Berlusconi, rivolgendosi ad Ugo Tognazzi in tribuna, si disse scontento della prestazione del Milan mentre, negli spogliatoi, Sacchi preconizzava un finale rossiniano. “Sento che il gran fervore dei miei ragazzi, questa loro irriducibilità, avrà alla fine la giusta ricompensa”, disse il tecnico.
Il reaparecidos Van Basten aveva risolto il rebus empolese. Un attimo, sufficiente a catturare il pallone e confezionare un missile in grado di scardinare la resistenza dei toscani. “Forza Marco, la tua lotta comincia ora” recitava uno striscione, esposto quel pomeriggio di aprile a San Siro. A cinque giornate dal termine, Sacchi estraeva il jolly capace di tenere viva la lotta per il titolo. Giulio Nascimbeni citò un’ode di Ugo Foscolo (“All’amica risanata”), adattandola alla bisogna e dedicando il frammento letterario al ritrovato campione olandese. Stava per avere inizio la grande rimonta rossonera verso l’undicesimo scudetto.
- Testo di Sergio Taccone, autore del libro “Marco Van Basten. La giostra rossonera dei gol” (Storie Rossonere, 2022)