La storia della Coppa Africa

Difficile trovare qualcosa di più puro, nell’universo calcio, della Coppa d’Africa. Disprezzata dai grandi club che, per colpa sua, perdono le proprie stelle per oltre un mese (e nel momento clou della stagione), la manifestazione, per eccellenza del continente africano, m realtà, è un ritorno alle origini del calcio. Un torneo che, dati alla mano, ha anche una storia significativa alle spalle. La prima edizione, infatti, risale al lontano 1957 (disputata in Sudan), a conferma della longevità dell’evento.

Aperta alle nazionali iscritte alla CAF (Confederazione Africana di calcio), solitamente si disputa ogni due anni anche se le eccezioni, come si confà ad un torneo avvezzo alle regole, non sono certo mancate. Con il passare degli anni, e dei decenni, la Coppa d’Africa è diventata sempre più seguita a livello mondiale. Oggi non c’è vetrina migliore per quei giocatori africani alla ricerca di un contratto importante in qualche club di prima grandezza..

UN PO’ DI STORIA

Anno 1957. Le quattro nazionali che fondano la CAF, ossia Egitto, Sudan, Etiopia e Sudafrica, decidono che è doveroso programmare anche un proprio torneo calcistico. Nasce la Coppa d’Africa. La prima edizione, proprio datata 1957, non è un grande successo. Il Sudafrica viene squalificato, si giocano, così, solo due gare, con l’Egitto che si laurea campione. Sembra un progetto destinato a fallire ed, invece, nel 1962, alla terza edizione, sono già nove le nazionali che partecipano. Negli anni ’60, il fascino della manifestazione cresce ulteriormente, anche grazie alle prime stelle africane, come Laurent Pokou, punta della Costa d’Avorio capace di segnare 14 reti in due edizioni (1968 e 1970).

Il bello di questa competizione è che non è mai scontata. L’esito della stessa è sempre imprevedibile. Tra il 1970 e il 1980, ad esempio, sono ben sei i Paesi che si aggiudicano il trofeo, sei Paesi diversi tra loro, una sorta di record. Tra quella lista di vincitori a sorpresa figura anche lo Zaire che vinse l’edizione del 1974. Nello stesso anno ebbe pure l’onore di essere la prima nazionale dell’Africa sub-sahariana a disputare una fase finale della Coppa del Mondo. Un traguardo importantissimo che fa della Coppa d’Africa un torneo da seguire con sempre maggior attenzione. Anche a livello di gioco, le migliorie sono evidenti.

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La prima Coppa Africa della Nigeria, 1980

Nel decennio successivo, Camerun e Ghana mostrano di essere nazionali in rapida evoluzione e capaci pure di far crescere giocatori di interesse europeo. Madjer, Roger Milla, Abedì Pele, sono diversi i giocatori “da Coppa d’Africa” che lasciano il segno anche in Europa. Il calcio africano è ormai sdoganato. Gli anni ’90 non sono altro che la continuazione della precedente decade. Sempre più giocatori africani affollano i campionati europei e sempre più club attingono dal Continente Nero osservando i vari talenti grezzi proprio durante le partite della Coppa d’Africa.

Siamo, infine, ai tempi recenti con gente come Eto’o a tenere alto il nome della Coppa d’Africa e l’Egitto a fare incetta di trofei (tre vittorie consecutive, 2006, 2008 e 2010). Nel 2010, la CAF prende anche una decisione importante, ovvero far disputare la manifestazione negli anni dispari e non pari, questo per non “stancare” eccessivamente le nazionali africane impegnate poi alla Coppa del Mondo.

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2010: per l’Egitto la settima Coppa Africa

MITI SENZA TEMPO

Innumerevoli gli artisti del pallone che hanno calcato, almeno una volta, i campi, spesso smacchiati, della Coppa d’Africa. Citarli tutti sarebbe impossibile, meglio soffermarsi su quelli che hanno lasciato il segno in maniera indelebile nel mondo del calcio. Partiamo da un mito come Roger Milla. Camerunese, ha indossato la casacca dei Leoni Indomabili per 102 volte, vincendo due edizioni della Coppa d’Africa (1984 e 1988). Famoso per aver disputato un Mondiale a 42 anni, segnando anche una rete (alla Russia, a Usa 1994), Roger Milla è un punto di riferimento per tutti i giocatori del Camerun, Samuel Eto’o compreso (probabilmente, il suo erede naturale).

Un’altra stella della Coppa d’Africa è stato Kalusha Bwalya. Con 100 presenze con lo Zambia (è stato anche allenatore dei Proiettili di Rame), l’ex attaccante di Bruges e PSV (noto per aver segnato quattro reti, in una sola partita, a Seul 1988, all’Italia di Rocca) ha partecipato a sei edizioni della Coppa d Africa, non riuscendo mai a vincere il trofeo. Più o meno quanto accaduto anche a Didier Drogba. Stella del calcio ivoriano, ha vinto tutto con le maglie dei club con cui ha giocato (anche una Champions League con il Chelsea) ma, in Coppa d’Africa, ha sempre visto gli altri festeggiare.

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Abedi Pele, George Weah e Lakhdar Belloumi

Proseguendo nella nostra carrellata, segnaliamo anche due algerini, ovvero Lakhdar Belloumi e Rabah Madjer. Il primo è stato capocannoniere dell’edizione del 1988. Il secondo, Pallone d’Oro Africano nel 1987, ha vinto l’edizione del 1990. Importante il contributo dato anche da un certo George Weah, ben noto al pubblico italiano per i suoi trascorsi al Milan. Grazie alla sua classe, la Liberia lia potuto prendere parte a due edizioni della Coppa d’Africa (uscendo sempre al primo turno). Citazione doverosa anche per Rashidi Yekini (scomparso nel 2012). Nigeriano, ha vinto la Coppa d’Africa nel 1994, riuscendo a laurearsi capocannoniere della stessa per due edizioni consecutive (1992 e 1994).

Impossibile dimenticarsi anche di Abedì Pele, vincitore della Coppa d’Africa, edizione 1982, con il Ghana (tre volte Pallone d’Oro Africano). Ammirato anche in Italia (nel Torino), Abedì Pele è il giocatore che ha fatto la storia del calcio ghanese, con 73 presenze e 33 reti all’attivo Chiudiamo con un nome pressoché sconosciuto ma, in realtà, di notevole importanza nella storia della Coppa d’Africa. Nella prima edizione della Coppa d’Africa, anno 1957 (Sudan), si disputano solo due gare: una semifinale (tra Sudan ed Egitto) e la finale (tra Egitto e Etiopia, quest’ultima qualificata senza giocare, causa squalifica del Sudafrica). I due match si disputano, entrambi, allo Stadio Monicipal di Khartoum, con il successo finale dei Faraoni che vincono la sfida con il Sudan per 2-1 e la finalissima con 1 Etiopia per 4-0 Se Rafaaf Ateya, egiziano, passa alla storia per aver siglato la prima rete in assoluto della Coppa d’Africa, Mohamed Ad-Diba, anch’egli egiziano, diventa l’idolo di un intero Paese. Nelle due gare indicate, Ad-Diba segna ben cinque reti, laureandosi capocannoniere e portando i Faraoni al successo. Un traguardo di prestigio che nel 2007 gli vale una citazione nella Top 200 dei giocatori africani di tutti i tempi.

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Roger Milla e Kalusha Bwalya

NON SOLO CALCIO

Purtroppo la Coppa d’Africa ha conosciuto anche pagine tristi. Diversi le tragedie che si sono consumate parallelamente al torneo delle Nazioni africane. L’avvenimento più drammatico riguarda lo Zambia. Il 28 aprile 1993, l’intero Paese viene sconvolto da una notizia shock. L’aereo che trasporta la nazionale dei Chipolopolo (Proiettili di Rame) precipita, causando la morte di 18 calciatori, 5 membri dello staff e 7 funzionari della Federazione. Un colpo durissimo che segnerà, a lungo, la storia sportiva dello Zambia. Un evento orribile che la nazionale dello Zambia ricorda durante i festeggiamenti per la vittoria della Coppa d’Africa nel 2012. Uno striscione con la scrìtta “In memory of 1993, you are playing home” è il giusto omaggio ai caduti del disastro aereo del 1993 a Libieville. In trionfo anche Kalusha Bwalya, leggenda del calcio dello Zambia, sopravvissuto a quel terribile incidente aereo per miracolo (era impegnato con il PSV, il suo club di allora): “Un trionfo che va a quelli che non ci sono più”, le sue parole dopo l’impresa dello Zambia ai danni della Costa d’Avorio, nella finale del 2012.

Nel 2010, alla vigilia dell’inizio della Coppa d’Africa, in Angola, l’autobus che trasporta la nazionale togolese viene trivellato di proiettili Un attentato a sfondo terroristico (rivendicato da guerriglieri della FLEC, Fronte Liberazione Enclave Cabìnda), in cui perdono la vita l’autista dell’autobus e due membri dello staff del Togo, a cui vanno aggiunti diversi feriti Tutti i giocatori del Togo, Adebayor in testa, non si capacitano di quanto accaduto e, attraverso la federazione del Togo, chiedono la sospensione della manifestazione. La richiesta viene respinta e il Togo decide così di ritirarsi dalla competizione Una maledizione per il Togo che, due anni prima, in un incidente d’elicottero, aveva perso 20 persone della delegazione sportiva togolese.

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La vittoria dello Zambia nel 2012 verrà dedicata agli eroi periti nella tragedia del 1993

UNA COPPA, TRE TROFEI

La storia del trofeo che incorona il vincitore della Coppa d’Africa è da libro cuore. Nel corso delle varie edizioni, la coppa consegnata ai vincitori è cambiata in tre circostanze. Il trofeo originale, interamente realizzato il bronzo, si chiamava Trofeo Abdelaziz Abdallah Salem, in onore del nome del primo presidente della CAP l’egiziano Abdelaziz Abdallah Salem. A partire dal 1980, il trofeo cambia, divenendo il Trofeo dell’Unità Africana. L’idea è quella di consegnarlo alla prima Nazione che si aggiudica il trofeo per tre volte. Impresa che riesce al Camerun nel 2000 dopo i successi nel 1984 e nel 1988, Serve, quindi, un nuovo trofeo. A partire dall’edizione del 2002, fa il suo esordio il meraviglioso Trofeo Coppa d’Africa delle Nazioni. Molto simile a quello della Coppa del Mondo, prevede, nel globo posizionato nella parte superiore del trofeo stesso, la piantina dell’Africa, quasi a voler ricordare che la Coppa d’Africa appartiene agli africani.

QUALCHE CURIOSITA’

Il bello della Coppa d’Africa è che nasconde, tra le proprie righe, anche diversi record pochi noti al grande pubblico. In pochi sanno, ad esempio, che Essam al-Hadary e Ahmed Hassan sono, di fatto, due leggende della CAF. Entrambi nazionali egiziani, sono i due giocatori che hanno vinto più edizioni della Coppa d’Africa. Sia Essam al-Hadary che Ahmed Hassan hanno, infatti, vinto la manifestazione della CAF quattro volte (1998, 2006, 2008 e 2010). Nessuno ha fatto meglio di loro.

Onore anche a Mahmoud El-Gohary. in Egitto è paragonato ad una divinità del calcio. Classe 1938, ha giocato nelle fila dell’Al-Ahly, prima di diventare allenatore. El-Gohary é, ad oggi, l’unico ad aver alzato il trofeo sia da giocatore (edizione 1959) che da allenatore (1998). In quanti si ricordarlo, invece, di Ayman Mansour? Stella della formazione egiziana dello Zamalek SC, è titolare della rete più veloce nella storia della Coppa d’Africa. Nel match del 1994, contro il Gabon, Mansour mette a segno la rete del vantaggio egiziano dopo solo 23 secondi. Nessuno è riuscito a fare meglio di lui, almeno per ora.

Nella storia del torneo c’è anche Rigobert Song. Visto in Italia con la casacca della Salernitana il difensore del Camerun è il giocatore che ha disputato più partite di Coppa d’Africa, ovvero 36. Infine citazione d’obbligo anche per Pierre Ndaye Mutamba. L’attaccante dello Zaire è il recordman di reti in una singola edizione della Coppa dAfrica. Nell’edizione del 1974, segnò la bellezza di 9 reti complessive, record tutt’ora imbattuto. A livello di nazionali, affascinante li caso di Zaire (1974). Nigeria (1994) e Camerun (2002), paesi capaci di vincere la Coppa d’Afrfca e, nello stesso anno, di partecipare anche alla Coppa del Mondo. Pìccole curiosità, grandi record…

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Essam al-Hadary e Ahmed Hassan-, recordmen con 4 edizioni vinte

TOP 11 DI SEMPRE

Stilare la TOP-11 dei calciatori africani di ogni epoca è impresa ardua per diversi motivi. Primo su tutti ci sono dei giocatori che non possono essere presi in considerazione perché, per diversi motivi, non hanno mai giocato per i loro Paesi natali. Su tutti il fortissimo Eusebio, ma anche Larbi Ben Barek o più recentemente i francesi Tigana, Desailly e Vieira (ma l’elenco è lunghissimo).

Secondo fattore da prendere in considerazione é l’evidente squilibrio che una simile formazione potrebbe avere se scegliessimo di farci influenzare dal peso specifico che determinate rappresentative hanno avuto, non solo nella storia della Coppa d’Africa (basti citare l’Egitto, che ha vinto il trofeo ben sette volte), ma più in generale in ambito internazionale (il Camerun di Italia ’90 ha decisamente segnato un’epoca). Per tutti questi motivi per la selezione degli undici all-stars abbiamo privilegiato la rappresentanza delle diverse scuole calcistiche, a discapito dello meritocrazia e senza badare troppo agli equilibri tattici.

In porta – ci perdonerà il mitico N’Kono – scegliamo l’unico bianco del team. BRUCE GROBBELAAR (Zimbabwe), icona del Liverpool ed incubo dei tifosi della Roma ai quali ha soffiato ta Coppa dei Campioni del 1984. Linea difensiva a tre con NOUREDDINE NAYBET (Marocco) campione di Spagna col Super Depor. l’indomita e sfortunato LUCAS RADEBE (Sud Africa), capitano del Leeds e icona dei Bafana-Bafana e HANY RAMZY (Egitto) cinque Coppe d’Africa ed un Mondiale. Centrocampo tutto estro e fantasia: sulla destra il mitico KALUSHA BWALYA (Zambia), incubo dell’Italia a Seul ’88, scampato per miracolo al disastro aereo che spazzò via la sua Nazionale, al centro, l’imprevedibilità di JAY-JAY OKOCHA (Nigeria), Oro ad Atlanta ’96 (primo successo internazionale del calcio africano) e ben tre Mondiali e il carisma di ABEDI PELÉ (Ghana), tre volte Pallone d’Oro africano, a sinistra LAKHDAR BELLOUMI (Algeria), pallone d’Oro africano nel 1981 e protagonista della storica vittoria dell’Algeria sulla Germania a Spagna ’82. I tre attaccanti sono inarrestabili macchine da gol: GEORGE WEAH (Liberia), il primo calciatore non europeo a vincere il pallone d’Oro, al centro DIDIER DROGBA (Costa d’Avorio), fisico e tecnica da gran califfo per uno dei più forti centravanti del calcio moderno, per finire SAMUEL ETO’O campionissimo dal talento pari al suo strabiliante palmares dove brillano tre Coppe dei Campioni, un Oro Olimpico e due Coppe d’Africa (torneo di cui il miglior marcatore di sempre).

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Samuel Eto’o