La storia di Carlos Alberto Fenoy: Il Portiere Goleador

Dal suo esordio con il Newell’s Old Boys al record di gol nella Liga con il Celta Vigo, Fenoy sfidò le convenzioni, aprendo la strada a una nuova generazione di portieri goleador.

Nel novembre del 1976, la classifica dei marcatori della Liga spagnola presentava uno scenario insolito. Tra i capocannonieri, con quattro reti all’attivo, spiccava un nome che catturava l’attenzione degli appassionati: Carlos Alberto Fenoy. Ciò che rendeva straordinaria la sua presenza in quella lista era il suo ruolo in campo. Fenoy non era un attaccante, né un centrocampista offensivo. Era un portiere.

Questa anomalia statistica segnava l’inizio di una nuova era nel calcio, un’era in cui i confini tra i ruoli tradizionali iniziavano a sfumarsi. Fenoy stava per diventare il capostipite di una stirpe di portieri goleador.

Il calcio degli anni ’70 stava vivendo una fase di transizione. L’avvento del Calcio Totale olandese aveva già iniziato a ridefinire i ruoli in campo, ma l’idea di un portiere che segnasse regolarmente era ancora considerata bizzarra, se non addirittura assurda. Fenoy, con la sua audacia e il suo talento inaspettato, stava per cambiare questa percezione.

L’eccentricità sudamericana tra i pali

La reputazione dei portieri sudamericani come figure eccentriche non era certo una novità. Già negli anni ’30, guardiapali come Jaguaré – che militò anche nello Sporting Lisbona – avevano introdotto nel ruolo più solitario dello sport più collettivo una serie di comportamenti e atteggiamenti fuori dagli schemi.

Jaguaré, in particolare, era noto per le sue acrobazie spettacolari e per il suo stile di gioco non convenzionale. Durante la sua permanenza in Europa, stupì gli spettatori con parate acrobatiche e un’abilità nel gioco con i piedi che all’epoca era considerata inusuale per un portiere. Il suo esempio aveva già iniziato a sfidare le convenzioni sul ruolo del portiere.

Nei decenni successivi, il calcio sudamericano fu teatro di numerosi episodi che videro protagonisti portieri desiderosi di distanziarsi dalla fredda e sicura scuola europea. Questi estremi difensori sembravano voler reinventare il ruolo, trasformandosi quasi in un undicesimo giocatore di movimento che, per caso, si trovava a difendere la porta.

Fu però negli anni ’70 che questo fenomeno si radicò definitivamente, in particolare nel calcio brasiliano e argentino. L’ascesa di Hugo Gatti, uno dei più controversi e divertenti portieri argentini, gettò le basi per una nuova generazione di estremi difensori, ognuno con la propria interpretazione del ruolo.

Gatti, soprannominato “El Loco” per il suo stile di gioco imprevedibile e le sue uscite spettacolari, divenne un’icona del calcio argentino. La sua capacità di giocare lontano dalla porta, partecipando attivamente alla costruzione del gioco, anticipò di decenni l’evoluzione del ruolo del portiere nel calcio moderno. Gatti non si limitava a parare, ma spesso si avventurava fuori dall’area di rigore, sfidando gli attaccanti avversari con dribbling audaci e passaggi precisi.

Alcuni preferivano giocare in posizione avanzata, come liberi aggiunti, ignari che nell’Europa del Calcio Totale questa pratica fosse già consolidata. Altri si dilettavano in numeri di giocoleria con la palla in situazioni di rischio, mentre altri ancora si distinguevano per equipaggiamenti e accessori originali.

Fenoy, tuttavia, scelse una strada alternativa: sarebbe diventato il pioniere di una lunga tradizione di portieri goleador, grazie alla sua abilità nel calciare i rigori. Questa scelta lo avrebbe distinto non solo dai suoi colleghi europei, ma anche dai suoi compatrioti sudamericani, aprendo un nuovo capitolo nella storia dei portieri fuori dagli schemi.

Il primo gol dal dischetto

Il battesimo del gol per Fenoy avvenne nel 1971, durante una partita tra il suo Newell’s Old Boys e il Velez Sarsfield. In un gesto quasi impulsivo, il portiere argentino si precipitò dalla propria area a quella avversaria, chiedendo di poter calciare il rigore. Negli allenamenti aveva già dimostrato una certa maestria in questo fondamentale, ma confermarla sotto la pressione di una partita ufficiale era tutt’altra cosa.

I compagni di squadra di Fenoy erano divisi tra stupore e scetticismo, mentre gli avversari guardavano la scena con un misto di incredulità e derisione. Il pubblico, inizialmente confuso, presto si rese conto di essere sul punto di assistere a qualcosa di straordinario.

Fenoy si posizionò davanti al pallone con la sicurezza di un attaccante consumato. Il suo approccio al dischetto fu calmo e misurato, in netto contrasto con l’atmosfera elettrica dello stadio. Quando l’arbitro fischiò, Fenoy colpì il pallone con precisione chirurgica, mandando la sfera nell’angolino basso alla destra del portiere avversario, che rimase immobile, forse ancora incredulo di trovarsi a fronteggiare un suo collega in quella situazione.

Quel rigore segnato con sicurezza fu il primo di sette gol ufficiali che Fenoy avrebbe realizzato nella sua carriera. La reazione del pubblico fu di giubilo misto a incredulità. I compagni di squadra corsero ad abbracciarlo, mentre gli avversari guardavano la scena con un misto di ammirazione e frustrazione. Quel momento segnò l’inizio di una nuova era per Fenoy e, in un certo senso, per il ruolo del portiere nel calcio.

Dopo quattro anni senza più tentare la sorte dal dischetto, il portiere argentino si trasferì in Spagna, firmando per il Celta Vigo, all’epoca in seconda divisione. Questa mossa avrebbe dato inizio alla fase più prolifica e famosa della sua carriera come portiere goleador.

L’Ascesa al Celta Vigo

Nel suo primo anno con la squadra galiziana, Fenoy non ebbe l’opportunità di calciare rigori, ma le sue prestazioni tra i pali contribuirono in maniera determinante alla promozione del Celta nella massima serie. La sua abilità nel parare i rigori era già nota, ma il suo talento nel segnarli rimaneva ancora un segreto ben custodito.

Fu con l’arrivo del nuovo allenatore, Carmelo Cedrún, che Fenoy divenne il rigorista ufficiale della squadra. Cedrún, ex portiere lui stesso, aveva una mentalità aperta e innovativa. Durante un allenamento pre-stagionale, il portiere chiese al tecnico di poter provare la sua abilità dal dischetto.

La sessione di allenamento si trasformò in uno spettacolo per i compagni di squadra e lo staff tecnico. Fenoy si presentò sul dischetto con la stessa sicurezza che aveva mostrato anni prima in Argentina. Tiro dopo tiro, il portiere argentino impressionò tutti i presenti con la sua precisione e potenza. Non fallì nemmeno un tiro, convincendo Cedrún a affidargli questo compito delicato.

La decisione di Cedrún fu accolta con scetticismo da alcuni membri della squadra e della dirigenza. L’idea di un portiere come rigorista ufficiale era ancora considerata una stravaganza, un rischio inutile. Ma l’allenatore mantenne la sua posizione, convinto che l’abilità di Fenoy dal dischetto potesse essere un’arma in più per la squadra.

La prima giornata del campionato, in casa contro la Real Sociedad, offrì a Fenoy l’opportunità di mettere in pratica le sue doti di rigorista in una partita ufficiale della Liga. 

Il Duello con Arkonada

La partita contro la Real Sociedad si rivelò memorabile per più di un motivo. Non solo Fenoy avrebbe avuto l’opportunità di segnare il suo primo rigore in Liga, ma si sarebbe anche trovato faccia a faccia con uno dei portieri più rispettati della Spagna: Luis Arkonada.

Prima di poter mostrare le sue abilità offensive, Fenoy dovette prima dimostrare il suo valore tra i pali. Durante la partita, la Real Sociedad ottenne un calcio di rigore. Il basco Muzurabal si presentò sul dischetto, ma Fenoy, con un tuffo spettacolare, riuscì a respingere il tiro, mantenendo la porta inviolata.

Poco dopo, il Celta Vigo ottenne a sua volta un calcio di rigore. Il momento che tutti aspettavano era finalmente arrivato. Fenoy lasciò la sua porta e attraversò tutto il campo sotto gli sguardi increduli del pubblico e degli avversari.

Il duello tra Fenoy e Arkonada divenne immediatamente iconico. Due portieri, entrambi rispettati per le loro abilità tra i pali, si trovavano ora in una situazione unica: uno pronto a segnare, l’altro a parare. L’atmosfera nello stadio era elettrica, il pubblico tratteneva il respiro.

Fenoy mantenne la calma, nonostante la pressione del momento. Il suo approccio al pallone fu sicuro, il suo sguardo concentrato. Arkonada, dall’altra parte, cercava di leggere le intenzioni del collega, in una sfida psicologica intensa.

Il tiro di Fenoy fu preciso e potente, indirizzato nell’angolo basso alla destra di Arkonada. Nonostante un tuffo disperato, il portiere della Real Sociedad non riuscì a raggiungere il pallone. Fenoy aveva segnato, dando la vittoria al Celta e lanciandosi nella classifica dei marcatori.

L’esultanza di Fenoy fu contenuta ma significativa. Corse verso i compagni di squadra che lo attendevano increduli, mentre lo stadio esplodeva in un boato di gioia e stupore. Quel gol non solo diede la vittoria al Celta, ma segnò l’inizio di una stagione straordinaria per Fenoy come portiere goleador.

Il Pichichi Inaspettato

Il successo contro la Real Sociedad fu solo l’inizio. Fenoy mantenne la testa della classifica marcatori fino a novembre, segnando altri tre gol su rigore contro Elche, Las Palmas e Real Madrid. Ogni suo gol diventava un evento, attirando l’attenzione dei media e degli appassionati di calcio in tutta la Spagna.

Il gol contro il Real Madrid, in particolare, fu memorabile. Realizzato sulla ribattuta dopo una prima parata di Miguel Angel, dimostrò non solo la precisione di Fenoy dal dischetto, ma anche il suo istinto da goleador nel seguire l’azione e sfruttare la respinta.

Per la prima volta nella storia, un portiere si trovava in cima alla classifica dei marcatori a stagione inoltrata. Questo fatto senza precedenti “sconvolse” il mondo del calcio spagnolo e attirò l’attenzione internazionale. Fenoy divenne una celebrità, intervistato regolarmente e oggetto di articoli che esploravano il fenomeno del “portiere goleador”.

Sebbene il suo regno come Pichichi durò poco, con gli attaccanti che alla fine lo superarono nel conteggio dei gol, l’impatto di Fenoy sulla stagione fu innegabile. Un ultimo gol su rigore nelle ultime giornate contro il Las Palmas gli permise di chiudere la stagione con cinque reti, un record per un portiere nella Liga.

Fenoy terminò l’anno come miglior marcatore della sua squadra, superando tutti i giocatori di movimento. E il risultato era ancora più notevole considerando la stagione disastrosa del Celta Vigo, che si concluse con la retrocessione.

Il Declino e l’Ultimo Acuto

Negli anni successivi, il club rimase in seconda divisione, ma Fenoy non calciò più rigori con la stessa frequenza. Le ragioni di questo cambiamento non sono mai state completamente chiarite. Alcuni ipotizzarono un calo di fiducia da parte degli allenatori successivi, altri suggerirono che Fenoy stesso avesse scelto di concentrarsi maggiormente sul suo ruolo primario di portiere.

Nel 1980, dopo un diverbio con i tifosi, Fenoy lasciò il Celta per trasferirsi al Real Valladolid. Il suo addio al club galiziano fu amaro, segnando la fine di un’era che aveva visto nascere il fenomeno del portiere goleador in Spagna.

Con la maglia del Valladolid, Fenoy ebbe l’opportunità di segnare il suo sesto e ultimo gol ufficiale nella Primera División spagnola. Il gol arrivò nel 1984, otto anni dopo il suo debutto come marcatore, in una partita contro l’Espanyol.

L’occasione si presentò in un momento cruciale della partita. Il Valladolid era in svantaggio e aveva bisogno disperato di un gol. Quando la squadra ottenne un calcio di rigore, tutti gli sguardi si voltarono verso Fenoy. Nonostante fossero passati anni dal suo periodo d’oro come rigorista, il portiere argentino non esitò.

Con la stessa sicurezza che lo aveva caratterizzato anni prima, Fenoy si presentò sul dischetto. Il suo tiro, preciso e potente, non lasciò scampo al portiere avversario. Lo stadio esplose in un boato di gioia, mentre i compagni di squadra correvano ad abbracciare il loro insolito eroe.

Questo gol non solo permise al Valladolid di pareggiare la partita, ma permise anche a Fenoy di diventare il portiere con più gol nella storia della Liga, un record che sarebbe rimasto imbattuto per molti anni.

Tre anni dopo, nel 1987, Fenoy si ritirò con la maglia del club di León e tornò in Argentina. La sua carriera si chiudeva senza aver mai avuto l’opportunità di rappresentare la nazionale del suo paese, ma con un lascito unico nel calcio spagnolo e mondiale.