Il calcio iberico, nato dall’incontro tra il pragmatismo inglese e il temperamento latino, ha dato vita a uno stile di gioco unico, fatto di tecnica, passione e creatività.
Il calcio arrivò nella penisola iberica come un vento di novità dall’Inghilterra, portato sulle onde dell’Atlantico dai marinai e dai lavoratori britannici. Era la fine del XIX secolo, e questo nuovo sport stava per conquistare i cuori di spagnoli e portoghesi, cambiando per sempre il panorama sportivo e culturale di queste nazioni.
Inizialmente confinato nei giardini delle ricche famiglie borghesi e nei club esclusivi, il football non tardò a diffondersi tra tutte le classi sociali. Era un gioco affascinante, spettacolare, che prometteva emozioni e divertimento. Ma il suo cammino non fu privo di ostacoli.
Il contesto politico dell’epoca, con la Restaurazione borbonica in Spagna e la fine della Prima Repubblica, creava un clima di tensione che non favoriva lo sviluppo di nuove attività ricreative. Tuttavia, la passione per questo sport straniero era destinata a superare ogni barriera.
Huelva, la culla del calcio spagnolo
Huelva, città portuale nell’Andalusia, affacciata sull’Atlantico, divenne il terreno fertile dove germogliò il primo seme del calcio spagnolo. Nel 1889, i lavoratori britannici della Rio Tinto Company fondarono il Recreativo de Huelva, il club più antico di Spagna.
Mentre a Madrid, Barcellona e Valencia si giocavano ancora partite improvvisate tra nobili e borghesi, a Huelva il calcio era già una realtà consolidata. Il Recreativo, soprannominato “el Decano” (il Decano), rappresentava l’inizio di una nuova era sportiva che avrebbe presto contagiato l’intera penisola.
La posizione di Huelva, a soli 52 km dal confine portoghese, favorì anche la diffusione del calcio nel paese vicino, creando un ponte culturale e sportivo tra le due nazioni iberiche.
Bilbao e la filosofia basca
Spostandoci a nord, nella regione basca, troviamo un’altra storia affascinante: quella dell’Athletic Club di Bilbao. Fondata nel 1898, questa squadra è diventata un simbolo di orgoglio e identità per il popolo basco.
L’Athletic è famoso per la sua politica unica: schierare solo giocatori baschi o cresciuti nelle giovanili locali. Questa scelta, lungi dall’essere xenofoba, è un omaggio alle tradizioni e all’identità di una regione fiera della propria cultura.
I tifosi dell’Athletic, i “Leones“, hanno sempre sostenuto questa filosofia. Nel 2010, un sondaggio rivelò che il 94% dei sostenitori era contrario all’ingaggio di giocatori stranieri. Questa fedeltà alle proprie radici ha reso l’Athletic un caso unico nel calcio mondiale, dimostrando che si può competere ai massimi livelli rimanendo fedeli alla propria identità.
Lo stadio San Mamés, soprannominato “La Catedral“, è diventato un simbolo di questa filosofia. Inaugurato nel 1913 alla presenza di re Alfonso XIII, è stato per decenni il teatro delle gesta dei Leoni di Bilbao.
Barcellona, l’annuncio che cambiò la storia
22 ottobre 1899. Un giovane imprenditore svizzero di nome Hans Camper pubblica un annuncio sul giornale “Los Deportes“. Cerca giocatori per formare una squadra di calcio a Barcellona. Questo semplice atto darà vita a uno dei club più famosi e amati al mondo: il FC Barcelona.
Camper, che presto adotterà il nome catalano “Joan”, riunisce un gruppo eterogeneo di appassionati: catalani, britannici, svizzeri, tedeschi. Il 29 novembre 1899, in una palestra della città, nasce ufficialmente il Foot–Ball Club Barcelona. Nessuno poteva immaginare che quel gruppo di pionieri avrebbe dato vita a un’istituzione che sarebbe diventata “més que un club” (più di un club), un simbolo di identità catalana e di eccellenza calcistica.
La nascita del Barça stimolò la creazione di altre squadre nella regione. Il 28 ottobre 1900, tre studenti universitari fondarono la Sociedad Española de Fútbol, che sarebbe diventata l’Espanyol, dando vita a una delle rivalità più sentite del calcio spagnolo.
Madrid, dal cielo alla terra
Anche nella capitale spagnola il calcio si faceva strada. Nel 1895, un gruppo di professori e studenti fondò il curioso “Football Sky“. Ma è nel 1902 che la storia del calcio madrileno cambia per sempre: nasce la Sociedad Madrid FC, che diventerà il leggendario Real Madrid.
I fratelli Juan e Carlos Padrós non immaginavano certo di star creando quella che sarebbe diventata una delle squadre più titolate e amate al mondo. Il prefisso “Real” arriverà solo nel 1920, per concessione del re Alfonso XIII, grande appassionato di questo nuovo sport.
Il Madrid FC giocava le sue prime partite a Moncloa, nel cuore della città universitaria. Quei campi improvvisati sarebbero stati il terreno di gioco di futuri campioni e l’incubatrice di una passione che avrebbe contagiato milioni di persone.
La lenta ma inesorabile ascesa del calcio spagnolo
Il cammino del calcio spagnolo verso la sua forma attuale fu lungo e tortuoso. La prima competizione nazionale, la “Copa de la Coronación“, si tenne nel 1902 per celebrare l’incoronazione di Alfonso XIII. Da lì nacque l’idea della Copa del Rey, che precedette di molti anni la creazione di un vero campionato nazionale.
La nascita della Real Federación Española de Fútbol nel 1913 non risolse immediatamente i problemi di un movimento diviso da forti regionalismi. Bisognerà attendere il 10 febbraio 1929 per la prima giornata della Liga, il massimo campionato spagnolo.
Questi anni di gestazione furono caratterizzati da accesi dibattiti e conflitti tra le diverse anime del calcio spagnolo. Le tensioni tra centro e periferia, tra professionismo e dilettantismo, riflettevano le più ampie dinamiche sociali e politiche del paese.
Nonostante questo avvio lento, il calcio spagnolo si è poi affermato come uno dei migliori al mondo, producendo campioni leggendari e squadre capaci di dominare in Europa e nel mondo.
Portogallo, tra nobiltà e popolo
Anche in Portogallo il calcio arrivò alla fine del XIX secolo, importato dai marinai inglesi. A differenza di altri paesi europei, qui il nuovo sport si diffuse inizialmente tra l’aristocrazia e l’alta borghesia.
La leggenda narra che la prima partita di calcio in terra portoghese si giocò a Cascais, tra rampolli locali e lavoratori inglesi. Ma è a Lisbona che il calcio portoghese trova la sua vera culla, grazie all’orfanotrofio Casa Pia, vera e propria fucina di talenti.
Guilherme Pinto Basto, figura pionieristica del calcio portoghese, fu determinante nella diffusione di questo sport. La sua passione e il suo impegno gettarono le basi per lo sviluppo di un movimento calcistico che avrebbe dato al mondo campioni del calibro di Eusébio e Cristiano Ronaldo.
Leoni e Aquile: la nascita delle grandi rivali di Lisbona
Nel 1904, la capitale portoghese vide nascere due club destinati a scrivere la storia del calcio nazionale e internazionale. Lo Sporting Club de Portugal, oggi noto come Sporting Lisbona, nacque come club elitario, adottando come simbolo un fiero leone.
In contrapposizione, il 28 febbraio dello stesso anno, venne fondato lo Sport Lisboa. Quattro anni dopo, fondendosi con il Grupo Sport Benfica, diede vita allo Sport Lisboa e Benfica, il club dell’aquila rossa che avrebbe conquistato l’Europa negli anni ’60.
La rivalità tra questi due club, nota come “Derby de Lisboa“, è diventata una delle più accese e spettacolari del calcio mondiale. Ogni incontro tra Leoni e Aquile è molto più di una semplice partita: è una battaglia per l’orgoglio e l’identità di Lisbona.
L’eredità dei pionieri
Non possiamo che meravigliarci di quanto lontano sia arrivato il calcio nella penisola iberica. Da sport di nicchia per aristocratici e lavoratori stranieri, è diventato oggi il cuore pulsante della cultura sportiva di Spagna e Portogallo.
I club nati in quei giorni lontani – il Barcelona, il Real Madrid, l’Athletic Bilbao, il Benfica, lo Sporting – sono oggi istituzioni globali, con milioni di tifosi in tutto il mondo. Hanno prodotto alcuni dei più grandi giocatori della storia del calcio, oltre ad aver vinto innumerevoli trofei nazionali e internazionali.
Ma oltre ai successi sportivi, questi club sono diventati simboli di identità locale e nazionale. L’Athletic Bilbao, con la sua politica dei soli giocatori baschi, il Barcellona, “més que un club” e simbolo dell’identità catalana, il Real Madrid, ambasciatore globale della Spagna, il Benfica e lo Sporting, orgoglio di Lisbona e del Portogallo.