L’America di Bearzot

30 giugno 1994

Senza due punte davanti, Baggio è ingiudicabile

Il caso-Baggio è innanzitutto un problema di responsabilità. In una squadra, qualunque squadra, figurarsi una nazionale durante un mondiale, chi ha più responsabilità in partenza è il più colpito se gli esiti non corrispondono alle attese. E Baggio è stato indiscutibilmente caricato di grandi responsabilità, prima ancora che il mondiale cominciasse. Un esempio? Soltanto Baggio e Baresi indossano il numero di maglia che portano abitualmente e io a suo tempo mi ero permesso di dire che non ero d’accordo su questa assegnazione. È un dettaglio, certo: ma significativo della responsabilità di leader che gli è stata attribuita.

Poi è anche un problema di rapporti. Perché il mondiale, credetemi, è sempre innanzitutto un ‘avventura umana. Ora, noi non possiamo sapere da fuori come sia il rapporto umano fra Baggio e Sacchi e fra Baggio e i compagni. Quello che non faccio fatica ad intuire c quanto l’episo-dio-Norvegia abbia influito su questi rapporti. Intendiamoci. Sacchi in quel momento ha fatto una scelta giusta sul piano tecnico e tattico: ed ha avuto anche il conforto, il riscontrò dei fatti attraverso il risultato. Ma siamo sicuri che sia stata una scelta giusta anche sul piano umano? Qui qualche dubbio ce l’ho.

Su un altro punto, sull’impiego di Baggio in campo, ho le idee più chiare. Tanto è vero che mi rifiuto di giudicare le sue prestazioni sino a quando non lo vedrò impiegato, secondo le caratteristiche naturali sue e di tutti i fuoriclasse del suo genere, da Maradona a Platini. Due punte davanti, di ruolo, e lui dietro a mandarle direttamente in porta o a chiedere lo scambio che possa liberare lui stesso al tiro. Questo quando la squadra attacca. Quando si difende, lui deve acquattarsi nel posto che di volta in volta ritiene più propizio per ricevere palla, una volta riconquistata, e partire lanciato puntando l’uomo. Quando lo vedrò fallire giocando così, lo boccerò. Adesso no.