L’America di Bearzot

17 luglio 1994

Macché tifo contrario, io sto con gli azzurri

L’emozione della vigilia di una finale mondiale è la più forte che un giocatore o un allenatore possano provare. Talmente forte che la ritrovo identica nelle ore che sta vivendo Sacchi, alle prese con problemi più seri di quelli che dovetti affrontare io.

La brutta sorpresa per me arrivò subito dal campo, quando dopo pochi minuti si fece male Graziani: per fortuna Altobelli fu bravissimo anche prima di segnare il terzo gol. Cito questo episodio proprio per far coraggio a Sacchi in questo momento difficile nel caso in cui fosse costretto subito a un cambio. Ma la speranza è che Baggio stia in campo almeno il tempo sufficiente per un gol come il primo della semifinale. ,

lo nell’82 di vigilie di finale ne ho vissute praticamente due. Una prima della Germania e l’altra la sera precedente il match col Brasile perché mi ero messo in testa, una volta battuta l’Argentina, che se avessimo vinto col Brasile avremmo poi vinto il Mondiale. Ricordo a questo proposito quando andammo tutti insieme allo stadio per individuare i punti deboli degli avversari.

Uno per tutti: Collovati doveva a ogni costo anticipare Serginho perché anche se scarso lui era la boa d’attacco su cui i centrocampisti facevano sponda: cosa che non potevamo permetterci avendo di fronte Falcão, Zico, Sócrates e Cerezo.

Sono passati dodici anni, mi sembra ieri. Ma oggi c’è la possibilità di rivincere un campionato del mondo e io non solo ci spero, ci credo. E se anche qualche imbecille di dirigente federale è convinto che non vorrei si vincesse, farò un tifo d’inferno dal primo all’ultimo minuto, come ho fatto per tutto questo Mondiale. Perché la maglia azzurra è rimasta la mia seconda pelle e non mi verrebbe mai in mente di tradirla.