L’America di Bearzot

18 giugno 1994

E arrivata l’ora della verità Si scaricano tutte le tensioni

Mi piacerebbe contribuire a sdrammatizzare questo esordio dell’Italia perché lo vivo anch’io con grande, intatta passione. Ma mentirei se dicessi che non è un momento importante, anzi la mia esperienza insegna che può anche essere decisivo. Non tanto dal punto di vista della qualificazione, perché, se anche disgraziatamente dovesse andare male, con la nuova formula resterebbero a disposizione sei punti. Ma da quello psicologico sì. Perché si tende a scambiarlo per un punto d’arrivo dopo tutta la tensione accumulata nella lunga vigilia. E invece è solo quello di partenza, anche se può condizionare tutto il Mondiale.

Non solo. Finita la partita, bisogna fare lo sforzo di dimenticarla subito, comunque sia andata. Perché se è andata bene c’è la tendenza ad euforizzare; se è finita male, il contraccolpo ti porta a drammatizzare all’eccesso una situazione ancora rimediabile. È

fondamentale dunque evitare gli eccessi, quelli che io chiamavo gli estremismi umorali. E l’allenatore deve dare l’esempio in fatto di serenità ed equilibrio.

Tecnicamente parlando, sono ottimista sulle possibilità azzurre. La qualità dei giocatori è alta, nessuno ha attaccanti di classe come i nostri. Ho sentito Socchi parlare di difesa da sistemare, a me non pare abbia bisogno di grandi sistemazioni. Il problema è semmai quello di raddoppiare qualche volta anche in attacco, in modo da aver sui cross tre o quattro uomini a saltare, non uno solo. A centrocampisti e difensori non è proibito fare gol. Il possesso-palla che sento predicare è perfetto quando sei in vantaggio, se invece devi ancora far risultato finisce per essere controproducente perché dà agli avversari tutto II tempo di piazzarsi.

Ma alla fine quello che più conta è poter mettere in crisi le difese avversarie in qualsiasi momento.