L’Under 21 di Cesare Maldini

Quando una squadra giovanile dell’Italia dominava in lungo e in largo per il vecchio continente, apprestandosi a diventare la prima (e finora unica) squadra capace di vincere tre Europei consecutivi: l’Under 21 guidata da Cesare Maldini, padrona d’Europa dal 1992 al 1996.

La cavalcata dell’Italia di Maldini comincia allo stadio Partenio di Avellino il 13 novembre 1991, quando, sconfiggendo 2-1 i pari età della Norvegia, gli azzurrini conquistano matematicamente l’accesso ai quarti di finale degli Europei di categoria, in un girone difficile composto anche da Ungheria e dai campioni in carica dell’Unione Sovietica.

L’Under 21 del biennio 1990-92 è una squadra ben organizzata tatticamente e dotata di importanti individualità come Demetrio Albertini e Dino Baggio, rispettivamente al Milan e all’Inter, Alessandro Melli, titolare nel sorprendente Parma di Nevio Scala, e capitan Corini, attuale allenatore e in quegli anni giovane promessa della Juventus. Nei quarti di finale l’Italia elimina la Cecoslovacchia e in semifinale la Danimarca; in finale tocca a un’altra compagine scandinava: la Svezia, reduce dai successi su Olanda e Scozia. Nel frattempo fra gli azzurrini si è fatto strada un giovane difensore centrale: è Salvatore Matrecano, fino a giugno 1991 alla Turris in C2 e ora titolare in serie A nel Foggia di Zeman.

La finale d’andata si disputa allo stadio Paolo Mazza di Ferrara e vede l’Italia prevalere 2-0 con le reti di Buso, su assist di Rossini, e Sordo. Nel ritorno, il 3 giugno 1992 a Vaxjo, la Svezia segna l’1-0 con Simpson ma non riesce a trovare la seconda marcatura. In Svezia l’Italia conquista il suo primo titolo europeo Under 21, ma la storia è appena cominciata…


L’edizione successiva vede l’Italia arrivare alla fase finale dopo aver eliminato Svizzera, Scozia e Malta nel girone di qualificazione e ancora una volta la Cecoslovacchia nei quarti. Per la prima volta le 4 squadre qualificate alle semifinali danno vita a una final four da disputare in una delle 4 nazioni giunte sino a quella fase. Sede designata è la Francia e proprio contro i padroni di casa l’Italia di Maldini disputa una semifinale da incorniciare. I transalpini hanno una formazione di talenti purissimi come Laurent Blanc, Lilian Thuram, Claude Makelele e Christophe Dugarry, ma soprattutto un giovane di 21 anni di origine algerine: il futuro Pallone d’Oro Zinedine Zidane. In panchina siede quello che sarebbe diventato la nemesi storica per tutti i tifosi calcistici italiani: l’antipatico – per usare un eufemismo – Raymond Domenech.

Il match è una battaglia, l’Italia resta in 10 per l’espulsione di Delli Carri ma resiste fino ai calci di rigore, quando una parata di Toldo su Makelele risulta determinante per portare gli azzurrini in finale. Il 20 aprile 1994, allo stadio La Mosson di Montpellier, i ragazzi di Maldini affrontano un’altra compagine di tutto rispetto: il Portogallo di Luis Figo e Manuel Rui Costa. La partita è avara di occasioni da rete e il pericolo maggiore per la porta di Toldo è un colpo di testa all’indietro di Fabio Cannavaro che centra il palo prima di spegnersi in calcio d’angolo. Nel finale dei tempi regolamentari l’allenatore azzurro indovina la mossa vincente: fuori uno stremato Filippo Inzaghi, dentro Pierluigi Orlandini. Al 7′ minuto del primo tempo supplementare, infatti, è proprio un sinistro dalla distanza del centrocampista dell’Atalanta a superare il portiere lusitano e decretare la fine del match: gli Europei Under 21 del 1994 sono la prima competizione nella storia ad applicare la regola del golden gol e così la rete di Orlandini mantiene gli azzurrini sul trono europeo.


Il biennio 1994-1996 è quello che chiude il ciclo della nazionale di Cesare Maldini ed è forse quello che vede affermarsi una delle nazionali giovanili più talentuose nella storia del calcio italiano: il terzino Christian Panucci, la coppia di difensori centrali composta da Alessandro Nesta e Fabio Cannavaro, i centrocampisti Fabio Pecchia e Domenico Morfeo e il fantasista Francesco Totti; in porta c’è il sampdoriano Angelo Pagotto, la cui riserva è l’allora 18enne Gianluigi Buffon.

Nella prima fase l’Italia supera un girone interamente composto da squadre nate dal disfacimento della Jugoslavia e dell’Unione Sovietica: Slovenia, Croazia, Lituania, Estonia ed Ucraina. L’ultimo ostacolo prima della final four è il Portogallo, che ancora una volta deve arrendersi all’armata tricolore: l’Italia si guadagna quindi il pass per la fase finale di Barcellona. In semifinale ecco l’ennesimo Italia-Francia: questa volta i ragazzi di Maldini vincono 1-0 nei tempi regolamentari con gol di Totti al 49′, lesto a ribattere in rete una corta respinta del portiere transalpino Letizi su tiro di Amoruso.

La finale va in scena allo stadio Olimpico di Montjuich il 31 maggio 1996, proprio contro i padroni di casa spagnoli allenati da Javier Clemente. Il match si mette bene per l’Italia che passa in vantaggio al 12′ con autogol di Idiakez in seguito a una spizzata di testa di Totti su punizione di Ametrano; poi al 37′ gli azzurrini restano in 10 per l’ingiusta espulsione di Amoruso e pochi minuti dopo la Spagna pareggia con una splendida punizione di Raul. Ancora una volta si va ai supplementari e qui il match si fa drammatico: Ametrano viene espulso al 104′ per doppia ammonizione e l’Italia, in 9 contro 11, deve resistere all’assedio iberico per tutto il secondo tempo, disputato con lo spauracchio del golden gol che avrebbe chiuso anzitempo il match. Ma i ragazzi di Maldini riescono a reggere e portano la sfida ai calci di rigore: dagli 11 metri il primo a calciare è capitan Panucci, che sbaglia; ma uno straordinario Pagotto respinge la conclusione di De La Pena e addirittura blocca quella di Raul. Domenico Morfeo realizza l’ultimo rigore e consegna agli azzurrini di Cesare Maldini il terzo titolo europeo consecutivo.

Termina in questo modo, con l’ennesimo trionfo, un ciclo durato per quasi tutti gli anni Novanta e che lascia un solo rammarico: non essere mai riusciti a centrare il tanto agognato oro olimpico, eliminati ai quarti dalla Spagna a Barcellona ’92 e addirittura nella prima fase da Messico e Ghana ad Atlanta ’96. A dicembre dello stesso anno Cesare Maldini sarà chiamato ad allenare la nazionale maggiore e potrà quindi contare su un gruppo di calciatori quasi interamente transitato dalle sue under. E anche se a Berlino, nel 2006, l’allenatore dell’Italia era ormai Marcello Lippi, 3 giocatori simbolo di quella nazionale (Buffon, Totti e il Pallone d’Oro Cannavaro) erano già stati protagonisti di altri Italia-Francia, quelli vinti dalla nazionale Under 21 di Cesare Maldini.

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