MANFREDINI – MARADONA – MARTINO – MASCHIO – MASSEI – MATTHÄUS – MIKE – MONTI – MONTUORI
Nelle prime quattro stagioni in giallorosso andò a segno con una regolarità impressionante, nonostante i black-out che frequentemente lo coglievano nel corso degli incontri e che gli alienarono le simpatie di parte della tifoseria.
Per anni l’Inter di Herrera gli fece la corte: il Mago, infatti, lo riteneva come la punta più adatta per il suo gioco d’attacco fatto di contropiedi e cross di Jair, lanci di Suarez e assist in area di Corso e Mazzola (seconda punta). E nel 1965 l’Inter lo acquista, ma ancora oggi rimane un mistero per quale motivo verrà immediatamente “girato” al al Brescia (8 presenze e una sola rete) e poi al Venezia (14 presenze e 3 reti).
Campione del mondo juniores 1979, porta l’Argentina al titolo mondiale 1986 pilotando da solo una ciurma di mediocri gregari e sfiora il bis quattro anni dopo. Travolto da ricorrenti polemiche, fughe, ritardi e litigi col presidente Ferlaino, idolatrato dai tifosi e dai compagni per la sua inesauribile generosità, nella primavera 1991 l’antidoping lo getta nella polvere (bianca) e la sera di Pasqua, inseguito dai fantasmi della cocaina e da un processo per riconoscimento di paternità, fugge in patria, dove qualche settimana dopo viene arrestato per droga. Promette di disintossicarsi e l’anno dopo, scontata la squalifica, torna al calcio in Spagna, nel Siviglia, poi in patria, nel Newell’s, lasciato dopo pochi mesi per l’ennesima polemica.
Quando la patria è in pericolo, eccolo di nuovo in maglia biancoceleste, con una invenzione delle sue riporta l’Argentina al Mondiale nel delicato spareggio con l’Australia. Il suo nome è esposto dalla Fifa nel cartellone del mondiale statunitense. Arriva a Usa ’94 da disoccupato, ferocemente dimagrito, per esibire di nuovo il micidiale scatto e l’antico senso del gol. Segna alla Grecia, fa mirabilie con la Nigeria incantando il mondo, ma di nuovo viene bloccato per doping (sostanze dimagranti).
Piange e scappa, come sempre. Fa l’allenatore scontando la squalifica poi, irriducibile, torna in campo nel Boca Juniors, dove viene di nuovo fermato per doping: è la fine della sua carriera come professionista. Dopo mille vicissitudini, oggi è ancora sulla breccia. con lo sguardo disperato del fuoriclasse incapace di dominare la vita, finito più volte e poi risorto dai suoi vizi, esagerati come il suo immenso talento di campione.