Mai dire gol!

Nel 1990 la Gialappa’s Band lanciava la trasmissione destinata a cambiare il rapporto tra la televisione italiana, il calcio e un giornalismo sportivo al tempo troppo ingessato.

Provate ad immaginare un cast con Maurizio Crozza, Claudio Bisio, Fabio De Luigi, Luciana Littizzetto, il duo Ale & Franz, Gioele Dix e, dulcis in fondo, Ugo Dighero. Quanto costerebbe mettere insieme un Dream Team di questo genere? Oggi come oggi, una follia. Eppure, negli anni d’oro di “Mai dire gol” andavano in scena tutti insieme in uno dei numerosi sketch, una straordinaria parodia dei programmi registrati in piazza, con Crozza nei panni dell’improbabile presentatore Lello Putignani, De Luigi in quelli di Bastilani, fabbro sfortunato in amore, e Bisio con la fascia da sindaco del paesello inventato per l’occasione.

La trasmissione-cult della Gialappa’s Band è stata un vero e proprio fenomeno mediatico e sociologico, sia per lo straordinario numero di grandi artisti che ha lanciato dal piccolo al grande schermo, sia per l’innovativo modo di ironizzare sulla sacralità del calcio, virtù che non poteva sfuggire al più importante critico televisivo italiano, Aldo Grasso, in diverse occasioni ospite del programma sotto le mentite spoglie del “nuovo allenatore del Milan”.

Lo straordinario percorso di “Mai dire gol” comincia il 18 novembre 1990 con una formula al massimo risparmio: oltre agli highlights della giornata calcistica c’è solamente la sedicente valletta Cippalippa che scrive i risultati sulla schedina (ma si vede solo una mano, travisata da un banale trucco di carnevale; in realtà era Deborah Cattaneo, una delle redattrici che poi sposò Gherarducci) e il vero spettacolo sono le voci fuori campo di Peo Pericoli e della Gialappa’s. Non si tratta di novità assolute. Il personaggio di Pericoli, becero tifoso rossonero che minaccia di “buttare dal terzo anello” i suoi interlocutori era già stato lanciato da Teo Teocoli in “Emilio”, una divertente trasmissione in onda nei due anni precedenti.

La Gialappa’s Band (Carlo Taranto, Giorgio Gherarducci e Marco Santin)

Il trio formato da Giorgio Gherarducci, Carlo Taranto e Marco Santin era già stato protagonista di “Mai dire Banzai”, un’esilarante parodia di “Takeshi’s Castle” (risposta giapponese a “Giochi senza frontiere”) e di “Mai dire mondiali”, una rilettura comica delle finali delle precedenti coppe del mondo, condotta come marcia di avvicinamento a Italia ’90.

Prima ancora, la Gialappa’s aveva mosso i primi passi nella satira calcistica a Radio Popolare nella storica trasmissione “Bar Sport”, lanciata nel 1985 da Sergio Ferrentino e alla quale hanno partecipato anche Giorgio Lauro e Marco Ardemagni, entrambi poi in forza a Radio Rai, proprio in sostituzione dei gialappi. A Messico ’86, infatti, si staccando dal gruppo storico e, su suggerimento di un dirigente Mediaset, prendono il nome da una pianta purgante e dai vari aneddoti sulla “maledizione di Montezuma”.

Al suo esordio in tv, lo show gialappiano deflagra come una bomba nella paludata narrazione calcistica consolidatasi in casa-Rai alla quale Mediaset aveva già sferrato un primo colpo qualche settimana prima, lanciando “Pressing” come primo storico competitor de “La Domenica Sportiva”. Certamente, però, né la condizione di Marino Bartoletti, né la successiva di Raimondo Vianello possedeva la verve dissacratoria di “Mai dire gol”, che costruisce le sue fortune sulla tagliente ironia degli idoli del calcio.

Nascono così rubriche passate alla storia come “Le interviste impossibili” (con meravigliosi strafalcioni di Trapattoni, Lazaroni e Pasquale Bellomo, presidente del Monopoli), “Fenomeni parastatali”, sui flop dei tanti bidoni arrivati in Italia, “Vai col liscio”, con la sottovariante “Lisci di periferia”, che riguardava “lisci” commessi nei campionati minori, “Se questo è un uomo”, che prendeva di mira un personaggio a causa dei suoi discorsi senza né capo né coda oppure per i numerosi errori grammaticali e strafalcioni lessicali, e il celeberrimo “Gollonzo”, dedicato al gol più str… ano della settimana.

Simona Ventura e Giacomo Poretti, qui nei panni di Tafazzi

Oltre ad ironizzare su quanto accaduto in campo e in sala stampa, a partire dalla terza stagione il programma amplia il proprio format con la presenza in studio di una serie di comici che ne decreta il successo di massa. I primi personaggi sono chiaramente ispirati agli inviati di “Novantesimo minuto”, che negli anni d’oro del monopolio televisivo si permettevano qualunque approssimazione e parzialità.

Non a caso, le caratterizzazioni più amate di “Mai dire gol” sono soggetti simpaticamente cialtroni come Felice Caccamo da Napoli (Teocoli), Frengo E Stop da Foggia (Albanese) ed Ermes Rubagotti da Costa Volpino, a metà strada tra Bergamo e Brescia: il personaggio di Gene Gnocchi è ugualmente ben disposto nei confronti di Atalanta, Brescia e… dei liquori ad alta gradazione.

Il travolgente successo del programma fa breccia anche nella prosopopea dei protagonisti della Serie A, che fanno a gara per apparire in prima persona accanto a Pericoli e soci. Così le scenette si arricchiscono di special guest che vanno da Seedorf a Pantani, da Hodgson a Gascoigne, tutti ben disposti nel solidarizzare con chi li sta sbeffeggiando, come in una strana variante della Sindrome di Stoccolma, intrisa di autoironia.

Allo stesso modo, “Mai dire gol” diventa una ribalta imperdibile per musicisti già affermati, che si mettono in coda per duettare con i personaggi dello show. La lista degli ospiti musicali va da Jovanotti agli Articolo 31, da Anna Oxa ad Adriano Pappalardo, da Piero Pelù fino a Mina, che proprio per la Gialappa’s interrompe il suo lungo esilio mediatico. Di tutti questi artisti, però, il ruolo principale spetta a Elio e le Storie Tese, che fin dagli esordi collaborano con i tre gialappi sia incidendo le fortunatissime sigle del programma, sia apparendovi in prima persona a più riprese.

Teo Teocoli (Peo Pericoli) e (Epifanio)

Allo stesso modo, la ribalta di Italia 1 è fondamentale anche per diverse donne di spettacolo che vi trovano la consacrazione. Il caso principale è ovviamente Simona Ventura, che proprio grazie a “Mai dire gol” assurge a stella della tv italiana, ma tra cameo e brevi conduzioni si vedono anche Sabrina Ferilli, Alba Parietti, Alessia Marcuzzi, Paola Cortellesi, Luciana Littizzetto, Lucia Ocone, Ellen Hidding, Claudia Gerini, Serena Dandini, Claudia Koll e Mara Venier.

Il format del programma, tra voci fuori campo e comici in studio, si consolida come arma vincente e continua a funzionare alla perfezione anche dopo la decisione di Mediaset di ridurre gli investimenti sul calcio e lasciare via libera alla pay-tv, rigidissima nel tutelare i propri diritti sugli highlights. Se già nei primi anni Novanta il trio aveva condotto con successo un altro cult quale “Mai dire tv”, dopo la cessazione di “Mai dire gol” (25 febbraio 2001) la sua ironia sceglie altri bersagli televisivi, dando vita a “Mai dire Maik”, “Mai dire domenica”, “Mai dire martedì”, “Mai dire Grande Fratello” e diverse altre versioni.