Mario Da Pozzo e quel record lontano

Il 26 gennaio 1964, un rigore di Haller metteva fine all’imbattibilità della difesa genoana durata 792 minuti. Solo il grande Zoff, dieci anni dopo, sarebbe riuscito a far meglio.

Mario Da Pozzo, all’inizio di quel campionato 1963-64, aveva ventiquattro anni. Veronese di Legnago, aveva debuttato in Serie A non ancora ventenne, nelle file della grande Inter, dove figurava come vice di Matteucci. Due sole presenze, una stagione in prestito al Catanzaro in Serie B, di nuovo all’Inter per tre partite (il titolare era Buffon) nel ’60-61. Poi il passaggio al Genoa, con 32 gettoni di presenza nel vittorioso torneo di Serie B ’61-62. Logica conferma e al Genoa lo ritroviamo saldo titolare all’avvio di quel campionato 1963-64, che per tanti versi è destinato a restare nella storia del calcio italiano.

E’ un anno sportivo che per il Genoa si apre sotto il segno dell’euforia. Giacomo Berrino spezza una lunga serie di gestioni dirigenziali precarie e assume la presidenza, alla testa di un consiglio economicamente affidabile e dalle serie intenzioni. L’ingaggio del tecnico conferma le nuove ambizioni: da Torino arriva Beniamino Santos, un argentino che in maglia granata è stato prima apprezzato giocatore del dopo-Superga e poi allenatore moderno e ricco di idee.

Santos si porta con se «Chico» Locatelli, oriundo argentino pure lui, il solido centravanti Piaceri e un giovane terzino, Fossati. Dall’Inter arriva il vecchio Bicicli, una garanzia. Ma il vero, grande acquisto è Gigi Meroni, di cui Santos intuisce immediatamente le potenzialità e che promuove in pianta stabile fra i titolari.

Il Genoa parte bene, pareggiando a Bologna nella partita inaugurale, perde in casa col Catania anche a causa di un’invasione di campo e va un po’ in crisi. Santos si dedica a rassodare il reparto difensivo, inizialmente ballerino. Prende forma una retroguardia-tipo che, davanti a Da Pozzo, schiera Bagnasco e Bruno terzini, il solido e appiccicoso Bassi come stopper, Colombo libero e Rivara o Baveni mediano a copertura. Il flottante Bicicli assicura i collegamenti.

Il Genoa 1963/64

A Marassi, il 27 ottobre 1963, il Genoa batte la Fiorentina 2-1, con una folgorante doppietta di Meroni, cui replica parzialmente un rigore di «Uccellino» Hamrin al 71’. Tenete a mente la data, perchè da quel giorno Da Pozzo cala la saracinesca.
La serie degli incontri in cui il Genoa non subisce reti inizia in casa con l’Atalanta (0-0
il 17 novembre) e prosegue a Mantova (0-0 il 24 novembre), in casa con il Lanerossi (0-0 l’11 dicembre), a Ferrara (0-0 il 18 dicembre), a Genova con il Bari (0-0 il 22 dicembre), ancora a Marassi con il Messina (3-0 con gol di Baveni, Piaceri e autorete di Derlin, che successivamente sarà rossoblù, il 29 dicembre), a Torino con la Juventus (0-0 il
12 gennaio 1964) e si conclude a Marassi, ma in casa della Sampdoria (1-0 con gol di Piaceri il 19 gennaio).

Finisce il girone d’andata, Da Pozzo è diventato un uomo-copertina, il sinonimo dell’invulnerabilità. Il portiere è in splendida forma e ci mette sicuramente del suo, sostenuto da un morale a prova di bomba. Ma è tutta la difesa che si è assestata in modo mirabile, protetta da Bicicli e Pantaleoni, con Locatelli in rifinitura per gli assalti frontali di Piaceri o le stilettate velenose di Meroni.

Il 26 gennaio 1964 arriva a Marassi il lanciatissimo Bologna di Fulvio Bernardini, macchina da gol e da spettacolo. Teniamo conto che Da Pozzo ha stritolato un record che apparteneva proprio al Bologna, il cui portiere Glauco Vanz, nel lontano 1946-47 aveva totalizzato 574 minuti di imbattibilità, per poi arrendersi al Grande Torino (che aveva infierito con un 4-0).

I felsinei vengono da otto vittorie consecutive e hanno raggiunto il Milan sul tetto della classifica. Ma contro l’inossidabile difesa genoana sembra costretto a segnare il passo. Primo tempo in bianco, dopo che lo stopper Bassi ha ridotto all’impotenza Harald Nielsen, il goleador petroniano. Ma proprio Bassi, da eroe della partita, si trasforma nel giustiziere della propria squadra. All’8’ della ripresa, in piena area, ferma nettamente con la mano un pallonetto piuttosto innocuo, di Fogli. E’ rigore ineluttabile e Jonni, fischietto principe, lo sanziona puntualmente.

Va sul dischetto Helmut Haller e sembra un segno del destino. La serie di Da Pozzo è cominciata dopo un rigore, battuto da un calciatore straniero, il cui cognome iniziava per H. Haller non abbocca alle finte di Da Pozzo, la cui invulnerabilità si arresta al minuto 791. Scrive da Genova, per «Lo Sport Illustrato», un giovane cronista che si chiama Piero Dardanello:

«Non è vero che i sogni muoiono all’alba, se date ascolto a Mario Da Pozzo, perchè il suo sogno è morto a Marassi alle 15,38 di una domenica pomeriggio. Ma altri sogni prendono vita sull’ottovolante del campionato. Sono quelli del Bologna, una squadra che ha gettato definitivamente la maschera e che ora, esente da impegni infrasettimanali di coppa, appare come la più qualificata aspirante alla conquista dello scudetto».

Grande Piero, dieci e lode in profezia.

Da Pozzo chiude la sua melanconica domenica trafitto anche da un lob di Pascutti. Ha mantenuto inviolata la sua porta nei diciotto minuti finali di Genoa-Fiorentina, per otto successive partite e nei prime cinquantatrè minuti di Genoa-Bologna. Resterà il momento massimo di gloria della sua carriera, che, dopo il Genoa, toccherà Varese (quattro anni), Mantova (un altro quadriennio) e poi una fuggevole parentesi a Napoli, senza scendere in campo, e la conclusione a Verona.

Da quel momento, i record dei portieri diventano importanti e dieci anni dopo il grande Dino Zoff ritocca il limite, portandolo a 903 minuti. Negli anni 90 sarà il milanista Sebastiano Rossi a migliorare ulteriormente il limite portandolo a 929 minuti mentre è di Gigi Buffon l’attuale record con 973 minuti (anno 2016).

Consultando gli annuari del campionato 1963-64, si potrebbe essere tratti in inganno poiché la sequenza del record di Da Pozzo sembrerebbe interrotta dalla sconfitta a San Siro contro l’Inter della 15. giornata, in programma il 5 gennaio 1964. In realtà quella partita, vinta dai nerazzurri con una rete di Milani, fu giocata solo il 29 gennaio 1964, vale a dire tre giorni dopo quella contro il Bologna. Inter e Genoa scesero effettivamente in campo il 5 gennaio, ma rincontro fu sospeso per nebbia al 15’ del secondo tempo, mentre i rossoblù erano in vantaggio per una rete di Piaceri. Fu una decisione che provocò qualche polemica, ovviamente di parte genoana: ci fu chi sostenne che la visibilità al momento dello stop non fosse poi tanto peggiorata rispetto a quello del via. Rimane il fatto che, pur senza alcun valore ufficiale, Da Pozzo abbia in effetti mantenuto la sua porta inviolata per 60 minuti in più di quanti gliene accrediti il record.