MIDDELBOE Nils: la prima stella Olimpica

Ancora oggi venerato come un eroe in Danimarca, Middelboe era un half-back abile e imponente che forgiò la sua fama nell’arena olimpica prima di lasciare il segno nella storia del calcio inglese.

Non fu mai un innamorato del pallone, Nils Middelboe. Eppure fu forse il più grande calciatore continentale della sua epoca. In un tempo in cui le britanniche dominavano il neonato football, il “Great Dane”, come lo chiamarono poi, si mise in luce come un difensore di rara classe, capace di leggere la partita e portare la palla fuori dalla retroguardia con una modernità sorprendente. Giocò a calcio come visse: con libertà, eleganza e brio, senza curarsi delle regole imposte.

Sfuggì agli schemi per imporre il suo stile disinvolto ovunque calcasse i campi, e tutto questo mentre resisteva strenuamente alla corrente del professionismo rimanendo dilettante per tutta la sua lunga carriera. Ancora oggi venerato come un eroe in Danimarca, Middelboe era un half-back abile e imponente che forgiò la sua fama nell’arena olimpica prima di lasciare il segno nella storia del calcio inglese.

Il pallone arrivò in Danimarca portato dai marinai britannici e venne subito amato, soprattutto dall’alta borghesia, a cui apparteneva Middelboe, innamorata dell’Inghilterra. Il Kjøbenhavns Boldklub (KB), il club più forte di allora, venne fondato nel 1876 come società polisportiva, a cui nel 1879 si aggiunse la sezione calcistica. Middelboe esordì tra i grandi nel KB a 16 anni, nel 1903, giocando assieme ai suoi due fratelli maggiori. Insieme portarono il KB a vincere cinque titoli e Middelboe alla gloria internazionale.

In quegli anni il calcio britannico era ancora avanti anni luce rispetto alle altre nazioni continentali. Ma se c’era una nazione che poteva sfidare il dominio di Albione, questa era la Danimarca. Le Olimpiadi del 1908 a Londra furono la vetrina ideale per rivelare le doti di Middelboe agli occhi degli inglesi: guidò la sua Danimarca all’argento olimpico. Il suo gol nella gara d’esordio contro la Francia (realizzato appena 12 minuti dopo che l’inglese Thomas Kyle aveva fischiato l’avvio della partita), il danese segnò l’1-0 con quello che non fu solo il primo gol in una gara ufficiale di calcio olimpico, ma anche il primo gol della sua nazionale.

L’argento fu il premio olimpico per la Danimarca, battuta 2-0 da un’Inghilterra che rappresentava tutta la Gran Bretagna, ma aveva certamente impressionato. Un 9-0 e un 17-1 sulla via della finale dimostrarono quanto il pallone fosse cresciuto in Danimarca e quanto Middelboe fosse già una stella.

Una rara immagine di Danimarca-Francia 17-1, Olimpiadi 1908

The Great Dane” non si distingueva solo nel calcio. Poteva vantare anche il record nazionale sugli 800 metri, oltre ad essere campione nazionale nel salto triplo e giocare discretamente bene a tennis.

Ritornò nell’agone Olimpico nel 1912, a Stoccolma, da capitano della sua Nazionale che ancora una volta si fermò all’argento, sempre dietro all’inarrivabile Gran Bretagna. Cambiava ruolo a seconda delle partite: si alternò difensore o centrocampista nei match che videro la Danimarca battere la Norvegia e Olanda fino alla finale con gli inglesi. In una carriera “spezzata” dalla prima guerra mondiale, Middelboe vestì solo 15 volte la maglia della sua patria realizzando sette gol; un bottino notevole considerando che giocava soprattutto in difesa.

Le sue imprese olimpiche gli regalarono una grande fama anche all’estero e un anno dopo il secondo argento, Middelboe fu acquistato dal Chelsea, primo straniero a giocare nel club londinese. Era così stimato che i suoi compagni lo elessero capitano appena arrivato a Stamford Bridge. Da notare che in precedenza aveva firmato per il Newcastle, ma scelse all’ultimo il Chelsea senza mai mettere la maglia bianconera dei Magpies.

Nonostante avesse firmato per una squadra di professionisti, Middelboe scelse di restare un giocatore dilettante. Il calcio non fu mai per lui una passione totalizzante, e infatti non ricavò mai un centesimo nella sua lunga carriera. Nonostante le potenziali ricchezze offerte, si guadagnò da vivere come banchiere durante il suo soggiorno a Londra, pur essendo anche un avvocato qualificato.

Era il capitano del Chelsea ma la sua carriera fuori dal campo contava di più: quasi tutte le sue partite disputate con i blues erano in casa: il lavoro non gli permetteva di andare in trasferta con la squadra il venerdì pomeriggio. Semplicemente impensabile ai giorni nostri.

Ma Middelboe voleva così. Da dilettante convinto, pensava che gareggiare per soldi avrebbe rovinato la libertà e il piacere del calcio. Per questo motivo non giocò più spesso per il Chelsea – in fondo solo 46 volte in cinque stagioni – a cavallo della prima guerra mondiale.

Alla fine tornò a vestire la maglia del proprio Paese ai Giochi Olimpici di Anversa nel 1920, ma ormai la Danimarca non era più una potenza del calcio. Giocò poi per i Corinthians, il famoso club amatoriale di Londra, e diventò dirigente del Clapton Orient. Nel 1936 ritornò in Danimarca per allenare il KB, portandolo alla vittoria del titolo nel 1940.

Come amante della libertà sul campo di calcio, non sopportava gli allenatori che volevano imporre schemi ai giocatori. Quando fece da interprete a Edward Magner, l’inglese che allenava la Danimarca nel 1939, Middelboe cambiava spesso le sue indicazioni tattiche che avrebbero costretto la squadra nella rigida formazione WM di allora. “Schematizzare è sterilizzare”, scrisse nel suo libro “Common Sense about Football”.

Questa libertà la mostrò non solo nel gioco elegante e raffinato esibito in tutta la sua carriera, ma anche nella sua vita. Fu un pioniere che divenne un eroe in patria e un innovatore all’estero. Nils Middelboe giocò in un modo modernissimo, senza tradire gli ideali dilettantistici di un’epoca che stava finendo. Il calcio era per lui “un hobby non retribuito”, e questo rende ancora più grandi i suoi successi e il rispetto e l’affetto che gli hanno tributato sia in Danimarca che al Chelsea.