La partita perfetta della squadra perfetta

Finale Coppa Campioni 1988/89: 4-0 alla Steaua Bucarest e il Milan di Sacchi, di Gullit e Van Basten stravince. Una partita diventata nel tempo un vero e proprio manuale del calcio moderno


Nemmeno il tempo di guardarsi intorno. L’impaurito Steaua del regime comunista di Ceaucescu (che di lì a 5 mesi scomparirà) era già sotto di tre gol «olandesi» (due Gullit e uno Van Basten). Dopo il riposo, la squadra rumena sperava di risalire la corrente, era scesa in campo con gli occhi cattivi… Neppure il tempo, con quegli occhi, di guardarsi intorno: al primo contropiede, Rijkaard fa a fette il centrocampo della Steaua, poi inventa un lancio in profondità sul quale Van Basten si esibisce con tutto il suo repertorio di classe. Scatto e tiro, un intero manuale del bel calcio in una decina di secondi, dal caparbio dribbling, in mezzo a tre avversari, di Frank, allo scatto, con l’avversario sui calcagni, e al sinistro, non potente ma preciso, di Marco.

Il Camp Nou, si giocava a Barcellona, si inchina, il tifo del Milan si esalta, i buongustai del balon si stropicciano gli occhi. E tanto di cappello a quel Van Basten che, quando stava bene, era davvero il più bello, il più elegante, il più bomber di tutti. E’ stato, quello, il nono gol di Marco Van Basten, capocannoniere di quell’ edizione (‘ 88-89) di coppa Campioni. Inutile, ai fini del risultato, visto che ormai vittoria e coppa (la 3ª nella storia rossonera) erano state acquisite con la tripletta del primo tempo, nonostante le illusioni coltivate nell’intervallo dalla Steaua. Ma utilissimo per gli anni a venire… perché è così che si fa gol, perché se si fa scuola ai ragazzi, quella è la prima pagina. Ebbe nove in pagella, Van Basten, per quella prestazione. La sua media generale in nove impegni di Champions era di 7,11, solo pochi centesimi in meno di Baresi, Rijkaard e Ancelotti. In una squadra che era uno spettacolo e un mistero: l’idea di Sacchi era vincente, ma difficile da capire e da fermare: «Complimenti a tutti – commentò Johan Cruijff -. Mai, né come giocatore né come tecnico, ho visto una tale mobilità di manovra. Nemmeno il mio Ajax!».

E l’arbitro Trischler, tedesco occidentale, ci rimase male per non aver avuto nemmeno un souvenir da parte del Milan: niente a che fare con certe cattive abitudini, lui voleva «solo» la maglia di Van Basten. Il quale, dopo il meritato trionfo, fece una doppia dedica. La prima ai tifosi del Milan: «Non credo che abbiano rivali nel mondo, come folclore e partecipazione». E la seconda a seguire: «E siccome Berlusconi è il nostro primo tifoso, lo dedico a lui». Aveva dei dubbi, Marco Van Basten. Adorava il Milan e il Milan adorava lui. Ma c’era di mezzo un contratto non più troppo lungo, sirene incantatrici in terra catalana. Johan Cruijff, padre calcistico di Van Basten e allenatore del Barcellona, avrebbe voluto riunire… la famiglia. Ma forse anche quei momenti di gioia tennero lontane le tentazioni: «Non so decidermi – disse -. Forse è meglio lasciar scadere il contratto e ragionarci ancora un po’ ». E dal Milan non se ne andò mai.

Che grandi, quei due! Gullit e Van Basten, una doppietta a testa. E così, con Rijkaard gigantesco alle spalle, stesero la Steaua nella finale della coppa Campioni, giocata al Camp Nou, a Barcellona, il 25 maggio 1989: 4-0, perfino troppo facile. Ma fu facile anche perché quello era il Milan olandese, il Milan di Sacchi, cosa da palati fini. Era il Milan che conquistò a spese dei rumeni di Hagi la sua terza coppa Campioni, la sesta del calcio italiano (in precedenza avevano vinto anche due volte l’Inter e una la Juventus). Una prestazione gigantesca di tutta la squadra, che già al riposo, prima dell’ultimo cesello di Van Basten, si era assicurata il risultato con un inequivocabile 3-0. E alla fine gloria per tutti, pagelle da fantascienza sulla Gazzetta: 9 a Van Basten e Gullit; 8,5 a Donadoni; 8 a Tassotti, Maldini, Baresi, Rijkaard, Ancelotti; 7,5 a Colombo e Costacurta; 8 perfino all’arbitro Tritschler, alle prese con un compito facile, facilissimo.

Arrigo Sacchi aveva voluto il futuro tecnico Carlo Ancelotti al Milan contro il parere di tutti, a cominciare da quello del dirigente rossonero più autorevole, cioè Berlusconi. E, in quei giorni (era il 1987), Sacchi riuscì a convincere il presidente sostenendo che Ancelotti sarebbe diventato una sorta di direttore d’orchestra rossonero. Detto e fatto. Da quel giorno Carletto diventa rossonero per restarvi sino a fine carriera, cinque anni dopo. E il ricordo di quella finale di Coppa dei Campioni (una delle due vinte da Ancelotti come giocatore del Milan) rimane ancora oggi uno dei più limpidi e belli in assoluto: «Ricordo benissimo quel gol di Van Basten, che in avvio di ripresa ci portò sul quattro a zero contro la Steaua, aprendoci di fatto le porte del successo finale». In una cornice di pubblico, fra l’altro, straordinaria: «Fu qualcosa di incredibile – prosegue -, visto che sugli spalti c’erano quasi centomila tifosi, in un’autentica festa collettiva. Uno spettacolo grandioso, ma soprattutto un grandissimo Milan. Van Basten, in quell’azione, fu davvero molto bravo, ma a ben vedere proprio la rete finale fu la conferma evidente della validità e della forza anche sul piano mentale del nostro collettivo».

Il risultato, tuttavia, secondo Ancelotti, oggigiorno non deve trarre in inganno, perché la sfida fu tutt’ altro che una passeggiata: «l‘avvicinamento alla partita, in particolare, fu carico di tensione, che poi scomparve finalmente dopo il fischio finale». Una sensazione piacevole, di dominio e di forza, in un’avventura che ad Ancelotti fruttò globalmente, da giocatore, ben due scudetti, una Supercoppa italiana, due Coppe dei Campioni, due Intercontinentali e altrettante Supercoppe europee, prima del suo debutto da tecnico come vice di Sacchi in Nazionale. «Ricordo molto volentieri quel periodo, e la partita contro i rumeni in particolare, che rappresentò uno splendido sigillo alla nostra stagione».

La cronaca

Un colpo al viso di Ancelotti, già al 3′ dava la misura della decisione (vana) del giocatori della Steaua. Bumbescu al 6′ entrava duro da tergo su Van Basten in piena area ma l’arbitro tedesco Tritschler non se la sentiva in una finale di Coppa di concedere quello che secondo noi sarebbe già stato un giusto rigore. Un minuto, e Stoica stendeva Donadoni. Era un segnale di affanno. Al 10′ il primo pericolo per Lung. Lunga azione in linea rossonera da sinistra a destra, palla larga per Tassotti e cross, colpo di testa di Van Basten fuori di poco. Tre minuti dopo il guardalinee alzando la bandierina fermava Gullit in un fuorigioco molto dubbio, sembrava che l’attaccante fosse tenuto in gioco dal libero Iovan. Van Basten segnava un gol inutile, ma la rete era rimandata. Gullit al 16′ saltava la difesa e cogliendo Lung in controtempo mandava la palla a rimbalzare contro il montante con un tocco preciso, ma si rifaceva un minuto dopo quando una bordata di Colombo da distanza ravvicinata sfuggiva a Lung, non poteva essere controllata da Van Basten ma era toccata dentro con comodità di piatto destro da Gullit. L’inizio della fine per la Steaua.

Toccava a Van Basten al 27′ il 2-0 su azione di Donadoni, affondo di Tassotti che si liberava per il cross dopo un dribbling da brasiliano. Il colpo di testa del centravanti schiacciava la palla nell’angolo basso. Van Basten provava allora a mandare in gol Rijkaard, il lancio era appena lungo e Lung in uscita anticipava il centrocampista. Ma era stupenda (38′) la terza rete di Gullit, una botta dopo stop volante su lancio di Donadoni scoccata con una facilità estrema, come si fosse trattato di un allenamento. Pallone violento sotto la traversa, Lung ko per la terza volta. Il quarto gol rossonero al 1′ della ripresa chiudeva definitivamente il match, posto che ancora ci fossero dubbi. Rijkaard andava via dalla trequarti campo fra tre avversari e il suo tocco per Van Basten era un invito, una carezza. Usciva allora Gullit, accompagnato da un’ovazione, al 60′. Entrava Virdis con tanta voglia di partecipare a questa grande festa. Ma ormai il Milan (peccato d’orgoglio che si può ben perdonare) era votato alla melina con la Steaua ad osservare, ed a tentare qualche affondo approfittando di qualche licenza di Costacurta alle quali rimediava Baresi. La Coppa era già conquistata.

Il Tabellino del match
24 maggio 1989 – Camp Nou, Barcellona, Spagna
MILAN – STEAUA 4-0
Reti: 18′ Gullit, 27′ Van Basten, 39′ Gullit, 46′ Van Basten
Milan: G. Galli, Tassotti, P. Maldini, Colombo, Costacurta (74′ F. Galli), Baresi, Donadoni, Rijkaard, Van Basten, Gullit (60’ Virdis), Ancelotti. All. Arrigo Sacchi.
Steaua: Lung, Petrescu, Ungureanu, Stoica, Bumbescu, Iovan, Lacatus, Minea, Piturca, Hagi, Rotariu (46′ Balint). All. Iordanescu.
Arbitro: Karl-Heinz Tritschler (Germania Ovest)