Miracolo arancione: la Pistoiese di Melani

Nel 1974 Melani prende le redini della squadra toscana: inizia un’avventura esaltante che in pochi anni porta la Pistoiese dai dilettanti ad un passo dall’UEFA prima di un altrettanto rapido, e doloroso, declino.

L’epopea che ha portato la Pistoiese in Serie A è legata indissolubilmente al nome di Marcello Melani. È con il suo avvento alla guida della società, nell’estate del 1974, che il sogno inizia a prendere forma: pistoiese purosangue e imprenditore di successo nel campo dei carburanti, Melani è un personaggio in ascesa che bazzica già il mondo del calcio con l’Unione Valdinievole.

Dalla retrocessione del 1970, a chiusura di un decennio dignitoso trascorso in C, la Pistoiese vivacchia invece in Serie D senza grosse prospettive di rinascita. La società rischia di fallire e l’entusiasmo della tifoseria è ai minimi storici: è in questo contesto che Melani irrompe sulla scena, con il piglio di chi vuole lasciare il segno. Le prime dichiarazioni da numero uno arancione sembrano quelle di un visionario: «In cinque anni porterò la Pistoiese in serie A». Una promessa che divide l’opinione pubblica tra entusiasti e scettici.

Questi ultimi però inizieranno a ricredersi ai termine della stagione 1974-75, quando la Pistoiese conquista la promozione in serie C. Una vittoria della programmazione del “Faraone“, così soprannominato per la sua propensione alla spesa. La stagione successiva serve da assestamento, la passione intorno alla squadra cresce e nel maggio del 1977 la Pistoiese guidata da Bolchi approda in serie B. La punizione con cui Picella il 22 maggio 1977 affossa il Parma, regalando di fatto alla Pistoiese la seconda promozione in tre anni, è una delle istantanee destinate a rimanere nella storia arancione.

La figurina della Pistoiese 1976-77.

Nemmeno il più ottimista avrebbe potuto prevedere una crescita così repentina, la città è in fermento e Melani continua a lavorare alacremente per mantenere la promessa fatta. Ma non mancano le difficoltà: la stagione successiva parte malissimo e il giorno di Pasqua, coinciso la sconfitta interna con il Catanzaro, la Pistoiese si trova a un passo dalla retrocessione.

Il distacco da recuperare dalle contendenti è ormai troppo ampio e l’epopea del Presidentissimo sembra destinata a interrompersi quasi sul nascere. La nave è in piena burrasca ma l’equipaggio, con in testa il direttore Nassi e il tecnico Riccomini, è convinto di poter evitare il naufragio e ci riuscirà, con una mostruosa progressione finale certificata dai 17 punti raccolti in 11 partite grazie alle magie di Frustalupi e ai gol di bomber Ferrari.

Tirato un sospiro di sollievo, la Pistoiese viene letteralmente rivoluzionata e per poco non centra la promozione, al termine di un’annata allora considerata irripetibile e che invece si rivelerà solo un gustoso antipasto. Sui mercato il club arancione si muove in modo intelligente e, dopo aver confermato lo zoccolo duro che aveva sfiorato l’impresa pochi mesi prima (leggasi Frustalupi, Rognoni, Borgo, Saltutti, Mosti e Moscatelli), aggiunge alcuni innesti mirati destinati a innalzare ulteriormente il livello della squadra, come Luppi, Lippi, Berni, Guidolin, Cesati e Salvatori. Soprannominata “la squadra dei vecchietti” a causa dell’età media piuttosto alta, la Pistoiese si rivela invece una letale macchina da guerra e raggiunge la vetta dei calcio nazionale il 1 giugno 1980.

Penultima giornata. Al “Comunale” arriva un Lecce a rischio retrocessione per il quale anche un solo punto sarebbe una bella boccata ossigeno. Un pareggio è proprio quello che serve alla Pistoiese per festeggiare la storica promozione in serie A, così lo 0-0 finale è inevitabile: Pistoia può gonfiare il petto per l’approdo tra le grandi.

Quella del 1980 è un’estate di fermento e speranze, ma la massima serie è un bell’impegno anche per il “Faraone”. Se ne vanno alcuni dei maggiori protagonisti delta promozione, mentre gli esperti Borgo, Frustalupi, Rognoni e Lippi rimangono in arancione. Arrivano Bellugi, Mascella, Marchi, Zagano, Benedetti, Paganelli e Agostinelli.

Ma il 1980 è anche l’anno della riapertura delle frontiere e, mentre la serie A accoglie campioni di grido del calibro di Falcao, Brady, Krol e Prohaska, a Pistoia approda lo sconosciuto Luis Silvio Danuello, giovane brasiliano di professione attaccante – o almeno cosi si pensava. Per la panchina, incassato il no di Riccomini, la scelta di Melani ricade sul suo vice Lido Vieri, ex portiere della Nazionale che aveva chiuso la carriera proprio a Pistoia.

L’impatto con il campionato rispecchia i timori della vigilia: nelle prime sette giornate la Pistoiese racimola tre punti, frutto di un pari con l’Udinese e una vittoria con il Brescia, per il resto solo sconfitte. Melani corre ai ripari e a novembre ingaggia gli esperti Badiani e Chimenti, affiancando a Vieri un tecnico navigato come Edmondo Fabbri, già selezionatore degli azzurri. Nel mentre l’avventura di Luis Silvio in arancione è già al capolinea: il brasiliano finisce progressivamente ai margini, etichettato come “bidone” dallo spietato mondo del calcio.

Contemporaneamente la Pistoiese risorge infilando due vittorie a fila: il 23 novembre 1980 un gol del sorprendente biondo Benedetti affossa il Perugia al “Comunale”, una settimana dopo sempre in casa gli arancioni superano anche l’Avellino per 2-1 (segnano Frustalupi e il solito Benedetti).

La striscia positiva, interrotta dalla sconfina contro la Juventus, riprende contro il Como (2-0, doppietta di Chimenti) e a Catanzaro, dove la Pistoiese passa con un convincente 3-1 (Chimenti, Badiani e Palanca) guadagnandosi l’attenzione del mondo del calcio con i suoi undici punti in classifica, impensabili solo due mesi prima. Un crescendo che è senza dubbio figlio del mercato di novembre: con l’esperienza di Badiani e il fiuto di Chimenti, è un’altra Pistoiese.

Chiuso il 1980 sugli scudi, la squadra arancione si prepara per il derby di Firenze, dove otterrà una vittoria storica grazie ai gol di Rognoni e Badiani, entrati di diritto nella leggenda. La Pistoiese, in piena “zona Uefa”, viene indicata come squadra rivelazione del campionato. Nessuno, in un momento così esaltante per lo sport cittadino, poteva immaginare quello che succederà nei mesi successivi.

Il trionfo di Firenze rimarrà infatti l’ultimo sussulto del campionato, qualcosa si inceppa irreparabilmente e la Pistoiese chiuderà mestamente in coda dopo una sequela di sconfitte, salutando la serie A per avviarsi a vivere un decennio di terribili delusioni.

Testo di Alessandro Benigni