Miti e curiosità della Scarpa d’Oro

L’idea di France Football.

Sull’onda del successo che ormai da diversi anni stava raccogliendo l’assegnazione del Pallone d’Oro al miglior calciatore europeo dell’anno, dalla stagione del 1967/68 la rivista calcistica specializzata France Football, in collaborazione con l’azienda sportiva dell’Adidas, da sempre comunque a sostegno dell’industria del pallone, istituì anche la Scarpa d’Oro, destinata a premiare il calciatore che nei vari campionati nazionali del Vecchio Continente avesse realizzato il maggior numero di gol nel corso della stagione. Il premio da assegnare al bomber più prolifico dell’anno entusiasmò gli appassionati di calcio e gli stessi protagonisti, che si prodigarono in performance importanti per raggiungere il primo posto nella speciale classifica della Scarpa d’Oro.

L’albo d’oro del trofeo annoverò, tuttavia, nomi importanti del calcio europeo come Eusebio, Gerd Muller, Van Basten ed Hugo Sanchez tra gli altri, ma anche protagonisti decisamente meno noti che talvolta proprio attraverso la Scarpa d’Oro registrarono un livello di popolarità nella loro carriera, poi mai più raggiunto in seguito come capitò al cipriota Kajafas, al bulgaro Slavkov e a qualche altro ancora. Il premio quale miglior tiratore scelto del continente, infatti, fu assegnato fino alla stagione del 1990/91, quando ad aggiudicarselo risultò il macedone della Stella Rossa di Belgrado Darko Pancev. Dalla stagione successiva, infatti, la famiglia Dassler, proprietaria dell’Adidas, rinunciò a sostenere la sponsorizzazione che ormai si protraeva da oltre un ventennio, per cui lo sfortunato vincitore di quella edizione lo scozzese dei Rangers Glasgow Ally Mc Coist non fu mai ufficialmente premiato. In verità il premio aveva attraversato qualche difficile edizione per più di una irregolarità che era emersa in qualche campionato.

Nel 1986/87, infatti, la Scarpa d’Oro fu assegnata in un primo momento al rumeno della Dinamo Bucarest Rodion Camataru, autore di 44 gol nel proprio campionato, che aveva preceduto in classifica Anton Polster dell’Austria Vienna a 39 ed il bulgaro del Vitocha Sofia Nasko Sirakov a 36. Tuttavia, successive rimostranze da parte del bomber austriaco ed adeguate indagini confermarono che Camataru era stato vistosamente aiutato nel suo campionato, avendo realizzato addirittura 18 gol negli ultimi sei incontri della stagione, che avevano permesso un incredibile balzo in classifica del rumeno. Ad avvantaggiare l’exploit del calciatore della Dinamo Bucarest era stato lo stesso dittatore del paese Ceausescu, desideroso di veder primeggiare i suoi atleti in Europa.

France Football ebbe, dunque, la chiara impressione di poter controllare in maniera molto difficoltosa il regolare svolgimento per l’assegnazione del trofeo, cosa che rivelò una chiara conferma nella stagione del 1990/91. Infatti, risultò miglior cannoniere della stagione Pancev della Stella Rossa con 34 reti, che avrebbe nel corso del campionato vinto anche la Coppa dei Campioni, davanti al turco Colak del Galatasaray con 31, mentre come Scarpa di Bronzo si classificarono l’albanese Klinton Bozgo del Tomori ed il ceko Vaclav Danek del Tirol Innsbruck con 29. Tuttavia, qualche dubbio fu sollevato anche nella regolarità di tutti i gol realizzati dall’attaccante della squadra belgradese. Per cui, anche in seguito a questo episodio, l’assegnazione della Scarpa d’Oro venne momentaneamente sospesa ed il premio fu ripristinato a partire dal 1996/97, sotto l’egida della ESM (European Sport Magazine), in pratica un’associazione delle migliori testate sportive europee, e con un criterio di valutazione del primato diverso. Infatti, per ogni torneo europeo, a secondo della sua difficoltà, fu assegnato un coefficiente diverso da moltiplicare per il numero dei gol segnati. Tale sistema favorì ovviamente e giustamente i campionati storicamente più competitivi e blasonati del Vecchio Continente.

Eusebio e Gerd Muller: per loro ben quattro delle prime sei edizioni della Scarpa D’Oro

Eusebio e Gerd Muller, gol d’autore

La prima Scarpa d’Oro premiò, ad ogni modo, uno dei migliori bomber europei della storia di ogni tempo. Infatti, nel 1967/68 con ben 43 reti all’attivo il portoghese, nato però in Mozambico, Eusebio primeggiò davanti all’ungherese dell’Ujpest Dozsa Dunai con 39 e allo scozzese Lennox del Celtic con 36. In quella stagione la pantera nera del Benfica guidò la sua squadra al titolo nazionale, precedendo in classifica lo Sporting Lisbona. Eusebio del resto si sarebbe ripetuto nell’albo d’oro della competizione nel 1972/73 con un altro cospicuo bottino di reti. D’altra parte il centravanti benfichista nella sua carriera vinse per ben 7 volte il titolo come tiratore scelto del torneo lusitano.

Nel 1968/69, invece, il miglior bomber europeo risultò il bulgaro del CSKA SofiaPetar Jekov, autore di 36 reti, che gli permisero di staccare giusto di un’incollatura il greco dell’Olympiakos Pireo Giorgio Sideris. Jekov, classe 1944, aveva debuttato nel Dimitrovgrad e successivamente era passato al Beroe Stara Zagora, ma dal 1968 al 1975 aveva militato nel CSKA Sofia, risultando in assoluto con 253 centri il miglior bomber in assoluto del campionato bulgaro. Lo stesso Jekov nella stagione successiva raccolse la Scarpa di Bronzo con 31 reti in 30 partite, ma fecero meglio di lui il lussemburghese dello Spora Carlo Devillet, che pure realizzò 31 gol ma in 22 partite, ed il tedesco implacabile Gerd Muller, autore invece di ben 38 reti in Bundesliga con la maglia del Bayern Monaco. Muller del resto sarebbe risultato in assoluto uno dei più prolifici cannonieri del calcio mondiale. Non a caso in quella stagione Gerd Muller vinse anche la classifica dei cannonieri alla rassegna iridata di Mexico ’70.

Nel 1970/71, invece, la Scarpa d’Oro visse un’entusiasmante sfida che si sviluppò all’interno del campionato francese tra lo slavo dell’Olympique Marsiglia Josip Skoblar ed il maliano del Saint-Etienne Salif Keita. Skoblar primeggiò con 44 reti, precedendo di due lunghezze Keita, consentendo allo stesso tempo al suo OM di aggiudicarsi anche lo scudetto con 4 punti di vantaggio sugli stessi verts. Skoblar era cresciuto nell’OFK Belgrado e si era trasferito successivamente a Marsiglia, dove non si era subito inserito al meglio, finendo quindi in prestito all’Hannover in Germania. Ritornato in Francia, aveva poi spopolato nelle aree di rigore del torneo transalpino. Vinse la classifica dei cannonieri in Francia per tre anni consecutivi dal ’71 al ’73, beneficiando degli assist della ficcante ala svedese Roger Magnusson.

Nel 1971/72 ritornò in auge il nome di Gerd Muller, che migliorò la propria media realizzativa nazionale arrivando addirittura a 40 gol, exploit che gli consentì di vincere la Bundesliga con il suo Bayern, che precedette in classifica di tre lunghezze lo Schalke 04. Nella speciale classifica europea Muller sopravanzò in classifica di un solo gol il greco del Panathinakos Antonios Antoniadis, che si era rivelato anche miglior realizzatore dell’edizione del 1970/71 della Coppa dei Campioni in cui la squadra ateniese raggiunse la finale di Londra, battuta poi dall’Ajax. Lo stesso Muller contese nel 1972/73 la Scarpa d’Oro al centravanti del Benfica Eusebio, che invece con 40 reti raccolse un prestigioso bis, davanti ai 36 dell’attaccante del Bayern e ai 29 del sempre presente Jekov del CSKA Sofia. Gerd Muller vinse per 7 volte il titolo di capocannoniere del campionato tedesco.

Da sinistra: il rumeno Georgescu (due edizioni), il cipriota Kaiafas e l’argentino Yazalde

Krankl, dall’Austria con furore

Nel 1977/78 il nome del miglior marcatore europeo rispondeva a quello dell’austriaco Johann Krankl, già Scarpa d’Argento nel 1974. Nato a Vienna il 14 febbraio del 1953, negli Anni Settanta Krankl si presentava come tra gli attaccanti più forti al mondo. Cresciuto nel Rapid Vienna, andò in prestito per qualche mese ai concittadini del Wiener Sportclub, prima di fare ancora ritorno al suo Rapid, con cui appunto nel 1978 trionfò nella classifica dei marcatori con ben 41 reti, record ancora insuperato del campionato austriaco. Krankl ebbe la meglio ancora sull’argentino Carlos Bianchi, nel frattempo accasatosi al Paris Saint-Germain e sul sempre prolifico olandese Geels. Nell’estate del ’78, quindi Krankl segnò uno storico gol con la maglia della sua nazionale che battè la Germania Ovest per 3-2 a Cordoba ai Mondiali d’Argentina, ottenendo una vittoria sensazionale attesa per 47 anni. Firmò, quindi, un ricco contratto con il Barcelona.

Nel 1978/79, invece, per la prima volta la Scarpa d’Oro fu ad appannaggio di un attaccante che militava nell’Eredivisie olandese. Tuttavia, il nome non rispondeva a quello già noto di Geels, ma bensì a quello di Kees Kist, portentoso attaccante ed astro nascente dell’AZ ’67 di Alkmaar, club che stava scavalcando velocemente le consolidate gerarchie del calcio olandese. Kist andò in gol 34 volte, precedendo gli inediti nomi del magiaro Laszlo Fekete, alla guida dell’attacco dell’Ujpest Dozsa, e del greco Tomas Mavros, in forza all’AEK Atene, che terminarono la stagione a quota 31 reti. Come Scarpa di Bronzo si classificò Krankl con 29 reti con la maglia del Barcelona, per non smentirsi nel ruolo di implacabile goleador. Kist vinse la Scarpa d’Oro praticamente al primo assalto, mentre Geels, che pure in carriera vinse per ben 5 volte il titolo di capocannoniere del campionato olandese (4 volte con l’Ajax ed 1 con lo Sparta Rotterdam), non riuscì mai ad aggiudicarsi il trofeo. Per qualche stagione difese anche i colori sia dell’Anderlecht che del Bruges.

Stesso destino toccò all’argentino Carlos Bianchi, poi diventato allenatore di successo con il Velez Sarsfield ed il Boca Juniors, che vinse in Francia ben 5 classifiche dei cannonieri (3 con la maglia del Reims e 2 con quella del Paris Saint-Germain), mentre anche in Argentina era stato in 3 occasioni tiratore scelto con la casacca del Velez Sarsfield. Nel 1974 vinse la sua prima classifica dei cannonieri alla guida del non irresistibile Reims siglando nell’ultimo turno del campionato ben 5 gol nella porta del Monaco. Era senza dubbio un bomber dalla incredibile puntualità realizzativa.

Nel 1979/80, invece, salì alla ribalta per la prima volta il nome di un goleador belga che rispondeva a quello di Erwin Vandenbergh, che militava nel piccolo Lierse. Vandenbergh realizzò ben 39 gol, tre in più del magiaro dell’Ujpest Dozsa questa volta Laszlo Fazekas e cinque in più dell’austriaco Walter Schachner, in forza all’Austria Vienna. Vandenbergh vinse per 6 volte nella sua carriera la classifica dei marcatori in Belgio, giocando anche con l’Anderlecht, il Gand ed il Molenbeek, ad eccezione di una breve parentesi in Francia nel Lilla. Un suo gol del resto piegò l’Argentina nella gara di apertura ai Mondiali di Spagna nel 1982.

Un anno più tardi, però, la Scarpa d’Oro rivelò un vincitore inconsueto. Infatti, il trofeo finì nelle mani di un calciatore bulgaro, che a dodici anni di distanza ripetè l’exploit di Petar Jekov. Con 31 gol all’attivo, infatti, vinse Georgi Slavkov, che militava nel piccolo Trakia Plovdiv, prima di guadagnare un ingaggio un po’ più renumerativo con il CSKA Sofia. L’exploit di quella stagione rimase un risultato abbastanza isolato per Slavkov, che cercò con scarsa fortuna l’avventura all’estero con la maglia del Saint-Etienne. Slavkov ebbe la meglio soltanto per un gol nei confronti del magiaro del Ferencvaros Tibor Nylasi e del tedesco del Bayern Karl Heinz Rummenigge, autore invece di 29 gol.

Tris d’assi: l’olandese Kist, il belga Vandenbergh e il bulgaro Slavkov

Le imprese di Fernando Gomes e Marco Van Basten

Nel 1981/82 la Scarpa d’Oro prese la via dell’Olanda per la seconda volta. Infatti, il trofeo fu ad appannaggio del giovane attaccante dell’Ajax Wim Kieft, che realizzò 32 gol nelle 34 partite di campionato. Tra l’altro il biondo Kieft precedette il connazionale Kist e l’argentino del Tours , già del Monaco, Delio Onnis, fermi a 29 reti. Come Scarpa di Bronzo si mise in luce il danese dell’OB Odense Allan Hansen con 28 centri, in una carriera personale che non registrò più acuti di un certo rilievo. Kieft venne un po’ snobbato dai grandi club nonostante la sua affermazione internazionale e passò successivamente al Pisa, prima di finire al Torino e di ritrovare poi una squadra di un certo livello nel PSV Eindhoven, con cui vinse anche una Coppa dei Campioni.

Tuttavia, dopo dieci lunghi anni un altro calciatore portoghese tornò a trionfare nella Scarpa d’Oro. Il bomber scelto questa volta non indossava la maglia del Benfica, ma bensì quella degli acerrimi rivali del Porto. Fernando Gomes, bomber di razza, siglò 36 reti, precedendo l’olandese del Feyenoord Peter Houtman a 30 ed il greco dell’Olympiakos del Pireo Nikos Anastopoulos a 29. Gomes si rivelò uno dei più prolifici marcatori della storia del calcio lusitano. Raccolse le maggiori soddisfazioni con il club di Oporto, ad eccezione di una breve parentesi nella Liga spagnola con la maglia dello Sporting Gijon, con cui fallì clamorosamente. Spese, quindi, gli ultimi spiccioli della carriera nello Sporting Lisbona. Gomes vinse per 6 volte la classifica dei marcatori in Portogallo e con il suo Porto fece incetta di trofei anche in campo internazionale con la vittoria della Coppa dei Campioni, della Coppa Intercontinentale e della Supercoppa Europea.

Il calcio inglese dovette, invece, aspettare la stagione del 1983/84 per trovare un suo esponente nell’albo d’oro della Scarpa d’Oro. L’impresa riuscì al prolifico gallese del Liverpool Ian Rush, autore di ben 32 gol con la maglia dei reds. Al secondo posto si classificò con 28 centri l’astro nascente Marco Van Basten dell’Ajax con 28 ed al terzo il belga del Seraing Nico Claesen con 27. Rush nel 1987/88 tentò anche l’avventura nel calcio italiano fallendo in maniera clamorosa. Impresa che invece si rivelò alla portata di Van Basten, che fece faville nel Milan prima di accusare un infortunio che mise fine alla sua carriera. Ian Rush si aggiudicòla Scarpa d’Oro nell’unica occasione in cui vinse il titolo di capocannoniere della Premier League.

Dopo Eusebio, Gerd Muller e Dudu Georgescu il lusitano Fernando Gomes divenne il quarto giocatore a vincere per due volte la Scarpa d’Oro. Nel 1984/85 ben 39 reti gli valsero il secondo titolo europeo, sempre indossando la casacca del Porto. Al secondo posto si classificò il nordirlandese del Linfield Belfast Martin McGaughey con 34 gol ed al terzo lo slavo del Nantes Vahid Halilhodzic con 28 centri. Nel 1985/86, invece, giunse il meritato trionfo per l’olandese dell’Ajax Marco Van Basten, autore di 37 gol, uno in più del sovietico Oleg Protassov, che difendeva in quella stagione i colori del Dnepr Dneprpetrovsk, prima di passare alla Dinamo Kiev. Mentre al terzo posto si classificarono appaiati l’austriaco Poster dell’Austria Vienna ed il turco Tanju Colak del Samsunspor con 33 gol. Marco Van Basten con quella Scarpa d’Oro iniziò una luminosa carriera in campo internazionale.

Il portoghese Gomes, l’olandese Kieft e il gallese Rush

Gli ultimi soldi dell’Adidas

La stagione del 1986/87 passò alla storia della Scarpa d’Oro come la beffa di Rodion Camataru, che si aggiudicò in un primo momento il trofeo, poi ritiratogli dopo che France Football scoprì che le ultime gare del campionato rumeno erano state addomesticate per favorire la caterve di reti del centravanti della Dinamo Bucarest. La Scarpa d’Oro, quindi, fu successivamente assegnata all’austriaco dell’Austria Vienna Anton Polster, autore comunque di 39 gol. L’austriaco militò quindi anche nel Torino e nel Siviglia. Attualmente è il leader del gruppo rock austriaco Achtung Liebe, che spesso primeggia nelle classifiche musicali del paese.

Nel 1988, invece, la Scarpa d’Oro premiò l’esplosione del centravanti turco Tanju Colak, che nel frattempo era andato a vestire la maglia del prestigioso Galatasaray, vincitore del campionato nazionale. Colak staccò il danese del Servette Eriksen a 33 gol e lo scozzese del Dundee Tommy Coyne a 31. Il calciatore confermò la propria vena realizzativi anche in campo internazionale. Nel 1989, invece, si registrò un’affermazione alquanto strana in favore di Dorin Mateut della Dinamo Bucarest, neanche attaccante proprio di ruolo, che però realizzò ben 43 gol. I gol provenienti dal campionato rumeno lasciavano sempre una certa perplessità dopo la vicenda-Camataru. Del resto al secondo posto si insediò l’altro rumeno Marcel Coras con 36 reti del Victoria Bucarest, mentre al terzo si classificò il brasiliano Baltazar dell’Atletico Madrid con 35 centri.

Nella stagione del 1989/90, invece, la Scarpa d’Oro per la prima volta registrò un successo in coabitazione, condiviso da due nomi eccellenti del calcio internazionale come quelli del messicano del Real Madrid Hugo Sanchez e del bulgaro del Vitocha Sofia Hristo Stoichkov. Entrambi realizzarono 38 gol, ma Hugo Sanchez era al culmine di una carriera favolosa soprattutto con le maglie di Atletico e Real Madrid, mentre Stoichkov avrebbe spiccato il volo da Sofia per fare le fortune del Barcelona. Al terzo posto si piazzò l’austriaco dell’Admira Wacker Gerard Rodax con 35 gol. Sanchez vinse comunque per 5 volte il titolo di pichichi della Liga spagnola. Nel 1991 chiuse la prima parte dell’albo d’oro del trofeo il macedone della Stella Rossa di Belgrado Darko Pancev con 34 gol, tre in più del redivivo turco Tanju Colak, passato in quella stagione a difendere i colori del Fenerbache, l’altra grande di Istanbul.

Non proprio fortunato nella sua carriera fu lo scozzese dei Rangers Glasgow che avrebbe potuto vincere due edizioni consecutive della Scarpa d’Oro nel 1992 e 1993 dall’alto dei suoi 34 gol a stagione. Ma proprio qualche settimana prima della premiazione l’Adidas ritirò la sua sponsorizzazione e McCoist non fu mai ufficialmente premiato, con la sua affermazione che rimase valida soltanto per le cifre. Il cannoniere scozzese si mise in luce nel St.Johnstone Perth, prima di mettersi alla guida dell’attacco dei Rangers e vivere una parentesi di carriera in Inghilterra nel Sunderland.

La Scarpa d’Oro del nuovo corso

Tuttavia, la Scarpa d’Oro tornò ad essere assegnata a partire dalla stagione del 1996/97. Fortunatamente una nutrita schiera di estimatori legata ad un calcio per così dire da un sapore antico caldeggiò il ripristino dello storico e prestigioso trofeo, anche se con un criterio di assegnazione diverso. Si stabilì pertanto un coefficiente di difficoltà per ciascun campionato maniera tale che i gol realizzati ad esempio in Italia, Inghilterra e Spagna risultavano più pesanti e meglio compensati di quelli siglati a Cipro, in Albania o in Estonia. L’egida questa volta non toccava a France Football e all’Adidas, ma a ESM, che raccoglieva sotto al propria sigla tutte le testate calcistiche specializzate europee.

La prima nuova Scarpa d’Oro pertanto fu vinta da un giovane Ronaldo in forza al PSV Eindhoven, che ebbe la meglio sul connazionale Jardel con la maglia del Porto e del turco del Galatasary Hakan Sukur. Da quella edizione, tranne che poche eccezioni, l’albo d’oro della Scarpa d’Oro registrò quasi sempre vincitori che poi avrebbero registrato anche una carriera di ricca di successi. Il greco Nikos Machlas in forza agli olandesi del Vitesse Arnhem vinse nel 1998, seguito da Mario Jardel, che poi trionfò anche nel 2002. I successi del brasiliano del Porto furono inframmezzati dai nomi dell’inglese del Sunderland Kevin Phillips e dello svedese del Celtic Glasgow Henrik Larsson.

Pertanto con il nuovo sistema di assegnazione i successi di un certo prestigio non erano un caso, né tantomeno una rarità. Infatti, nel 2003 vinse l’olandese del Deportivo La Coruna Roy Makaay, mentre nel 2004 e nel 2005 trionfò per due stagioni consecutive il francese dell’Arsenal Thierry Henry, anche se nella seconda occasione condivise il primato con l’uruguagio del Villareal Diego Forlàn. Nel 2006 e nel 2007 vinsero per la prima volta in assoluto due calciatori del campionato italiano. Nel 2005 si affermò Luca Toni della Fiorentina ed un anno più tardi Francesco Totti della Roma. Non a caso nel 2008 giunse il riconoscimento anche per il portoghese del Manchester United Cristiano Ronaldo, prima di accasarsi al Real Madrid. Nel 2009, invece, ha bissato il successo Diego Forlàn, questa volta vestendo la casacca dell’Atletico Madrid, precedendo il camerunese del Barcelona Samuel Eto’ò e l’attaccante Marko Janko del Salisburgo.

Tuttavia, l’albo d’oro del prestigioso riconoscimento ha proseguito la sua storia con nomi altisonanti, che stanno rivalutando ancora di più il titolo di cannoniere più prolifico d’Europa. Prova ne è il fatto che dal 2009 al 2015 il trofeo è passato di mano tra Messi e Cristiano Ronaldo per ben tre volte ciascuno.

Pertanto anche con un criterio di assegnazione diverso la storia della Scarpa d’Oro prosegue con il suo albo d’oro e con i suoi gol. Il trofeo ha in qualche maniera caratterizzato la storia del calcio europeo, che comunque segnalava all’attenzione generale la prolificità dei bomber del Vecchio Continente.

Testo di Vincenzo Palliotto – http://laltrocalcio.blogspot.it