Mondiali 1938: ITALIA

Prime sorprese e grandi cannonieri

Si cominciò con risultati inaspettati e clamorosi. La Svizzera attestata sulla difensiva e dotata dell’impla- cabile arma del contropiede sbatté fuori in malo modo la Germania. Come abbiamo visto la Svizzera era già disposta a catenaccio e tale tattica di gioco era stata introdotta dal tecnico austriaco Rappan che allenava il Servette di Ginevra. La formazione germanica allestita dal giovane Sepp Herberger che poche settimane prima aveva rimpiazzato il Dott. Nerz, cercava di conciliare la tecnica spumeggiante dei selezionati austriaci con la forza atletica, tradizionale caratteristica dei giocatori di ceppo tedesco. Il tentativo di fondere due scuole diverse diede vita ad un complesso eterogeneo, povero di personalità, che fu brutalmente spazzato via dalla manovra tagliente ed incisiva degli elvetici. Il primo incontro terminato in pareggio (1-1) ebbe una replica 5 giorni dopo. Herberger aveva limitato la presenza austriaca a tre soli elementi (Raftl, portiere; Hahnemann centravanti; Stroh interno) ma i risultati furono gli stessi. Gioco confuso, lento, involuto e per contro rossocrociati in gran spolvero, guidati dalla grande personalità di Trello Abegglen verso l’importante vittoria.

Anche la Romania di Juliu Bodola uscì per la tangente battuta dall’inedita rappresentativa cubana. Gran lotta nel primo incontro e pareggio per 3-3; nella ripetizione i centro-americani riuscirono a prevalere dando luogo ad un precedente che in futuro ci toccherà molto da vicino. Più facile del previsto la vittoria della Francia padrona di casa sui belgi che schieravano Raymond Braine al centro dell’attacco. Alla vigilia i francesi temevano la caratura dei belgi, li preoccupava il salto di qualità che aveva permesso ai belgi una franca vittoria sui maestri inglesi. Raymond Braine che quando giocava nello Sparta era stato definito «dei fussball fuhrer» aveva miracolato i «diavoli rossi» e Barreau, selezionatore dei «galli» temeva questo primo ostacolo sulla strada di una affermazione che egli riteneva possibile tenendo conto di quanto era successo a Montevideo e a Roma. Due gol di Nicolas, uno di Veinante, l’esperienza ormai trimondiale di Delfour e Mattler cancellarono ogni apprensione lasciando intravedere qualche difficoltà per i nostri azzurri deputati ad incontrare i padroni di casa in sede di «quarti». La buona vena del Brasile è sottoposta ad un probante collaudo. Il sorteggio ha indicato la Polonia quale inedita avversaria per i gialloverdi ed i riferimenti per valutare la consistenza dei polacchi sono scarni e scarsamente indicativi.

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Brasile-Polonia 6-5: Leonidas batte il portiere polacco Edward Madejski

E’ un incontro caratterizzato da condizioni atmosferiche piuttosto capricciose. All’inizio il tempo è buono, il terreno soffice e il Brasile non tarda ad evidenziare la propria superiorità andando a rete con disinvoltura. La prima frazione termina 3-1 e Leonidas esalta il pubblico con un campionario di prodezze che lascia allibiti. Sembra già tutto deciso, ma un improvviso temporale infradicia il terreno di gioco e nella ripresa i polacchi riescono a far prevalere la consistenza fisica e l’abitudine a correre e manovrare sul terreno impregnato ai pioggia. L’arbitro Eklind negò ai brasiliani la possibilità di giocare a piedi nudi e i polacchi con le prodezze di Ernest Willimowski riuscirono ad eguagliare in bravura i sudamericani, fissando il punteggio dei tempi regolamentari sul 4-4. Intanto era tornato il sole e Leonidas riportò avanti i suoi ristabilendo il vantaggio al 94′, ma Willimowski, un implacabile «goleador» che si esaltava nella lotta nel giro di dieci minuti riuscì a riportare in pareggio i suoi. Decisiva fu l’ultima perla del «diamante negro» al 114′ e dopo due ore di entusiasmante battaglia la partita si chiuse 6-5 in favore dei brasiliani. Leonidas già famoso diede in quella occasione un saggio delle sue capacità, e fu eguagliato in bravura da un illustre sconosciuto di caratteristiche completamente diverse dalle sue.

Ernest Willimowski era un gigante biondo, solido e possente, combattente meraviglioso, capace di scardinare le difes in virtù di una taglia atletica considerevole. Giocava in nazionale dal ’34 come interno sinistro e proveniva dalle file del Ruch Chorzov. Mise a segno 21 reti nelle 21 partite disputate con la maglia del suo paese e si confermò formidabile realizzatore anche nella rappresentativa del Reich, quando Hitler con le sue armate fagocitò la libertà della Polonia. Con la maglia dell’aquila germanica, accanto a giocatori come «Bimbo» Binder, Fritz Walter, Helmut Schoen, Willimowski dimostrò tutte le sue capacità di «goleador» segnando 13 reti nelle otto apparizioni collezionate. Un grande attaccante che senza la tragedia della guerra avrebbe certamente riempito con le sue gesta le gazzette sportive del continente e portato la sua Polonia a risultati stupefacenti. Anche la Cecoslovacchia fu costretta ai supplementari dalla strenua resistenza olandese. Solo l’ultima mezz’ora fu decisiva e i cechi segnarono tre reti sfruttando appieno il vantaggio numerico derivato dall’infortunio dell’olandese Van Heel.

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Cuba Romania: i capitani Chorens e Rasinaru. Cuba prevalse a sorpresa nella ripetizione del match