Mondiali 1954: GERMANIA OVEST

La Finale

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I capitano Walter e Puskas assieme all’arbitro Ling nella finale di Berna

Al mattino di quel 4 luglio Puskas si levò dal letto deciso a giocare la finalissima. La caviglia aveva messo giudizio, il capitano chiese a Sebes di rientrare in squadra. Il selezionatore magiaro, Vice-Ministro dello Sport, non poteva rifiutare nulla al personaggio, conosceva le sue ambizioni, sapeva che qualcuno denunciava la fatica delle durissime partite con Brasile ed Uruguay e quindi accolse di buon grado la richiesta di Puskas dopo averlo sottoposto ad un provino.

Le formazioni si schierarono al meglio delle loro inquadrature. Ungheria con: Grosics; Buzanski Lantos; Bozsik Lorant Zakarias; Czibor Kocsis Hidegkuti Puskas Toth e Germania: Turek; Posipal Kohlmeyer; Eckel Liebrich Mai; Rahn Morlock O. Walter F. Walter Schaffer, Arbitro l’inglese Ling.
In 18′ furono confermate le previsioni della vigilia: i magiari erano accreditati di maggior classe ed infatti al 5′ e all’8′, Puskas e Czibor realizzavano le reti del rapido vantaggio. Ai tedeschi erano riconosciute risorse atletiche tali da far soffrire gli olimpionici e al 10′ e al 18′ Morlock e Rahn pareggiavano il conto. Il raggiunto pareggio galvanizzò la vigoria dei tedeschi e per contro le due impegnative partite con i Sudamericani e la forma imperfetta del capitano, aprirono una falla consistente nelle certezze magiare. Puskas fallì due occasioni che non avrebbe fallito mai e Czibor colpì i legni, ma verso la fine dell’incontro successe qualcosa che nessuno aveva previsto. La sorte della contesa era affidata a due elementi, la forza, la resistenza fisica che favorivano nettamente i tedeschi.

E fu così che all’84’ Schaffer carpì una palla allo spento Bozsik e la smistò sul centro dove accorreva Rahn. Dopo quasi un’ora e mezza di aspra battaglia sul terreno allentato dalla pioggia, l’ala trovò la lucidità per evitare in dribbling Lorant e la forza per battere sulla destra Grosics con un tiro dai sedici metri. La reazione orgogliosa dei magiari si spense sul fischio di Ling, che annullò una rete di Puskas apparsa ai più regolare e al 90′ il segnale di chiusura sanzionò una realtà che sembrava incredibile.

L’Ungheria aveva perduto sul filo di lana quel titolo che meritava più di ogni altra squadra in favore di un complesso che in altre condizioni avrebbe faticato assai per limitare lo score. Con Rimet che consegnava la statuetta all’esultante Fritz Walter sotto gli occhi dello sconsolato Puskas, si concludeva una vicenda che aveva appassionato centinaia di migliaia di spettatori. Spente le immagini della grande disfida, l’episodio assunse ben presto i contorni di un giallo. Si parlò di partita venduta dalle autorità magiare in cambio di un considerevole numero di trattori (fonte ungherese), di doping indiscriminato e questa ipotesi veniva avvalorata dal morbo itterico che colpi gran parte dei calciatori tedeschi che avevano partecipato all’impresa, di sabotaggio arbitrale ai danni di un paese dell’Est e ci fermiamo qui, per non inquinare l’immagine di una Coppa del Mondo, che è stata forse la migliore delle edizioni svolte a tutt’oggi.

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