Mondiali 1962: BRASILE

Aston, David, Ferrini e altre storie

L’arbitro Aston non sanzionò un pugno dato da Leonel Sanchez al nostro Mario David (nella foto) che verrà poi espulso

Dopo le esperienze olimpiche del ’60, che Nereo Rocco e Gipo Viani avevano affrontato con una pattuglia di giovani promesse, alla guida della nazionale era stato chiamato il bi-campione del mondo «Gioanin» Ferrari, e in vista della manifestazione cilena, gli era stato affiancato Paolo Mazza, presidente-tecnico della Spal di Ferrara. La decisione era al solito discutibile. Le altre selezioni nazionali vantavano al timone nocchieri esperti, nei gran mare del calcio internazionale, la federazione italiana con una soluzione compromissoria, abbinava un dirigente ed un tecnico, che forse non erano all’altezza della situazione.

Al solito le partite in programma si giocavano alla vigilia. A tavolino. Magari con l’aiuto di qualche giornalista in vena di capricci. E a tavolino, affiorava l’unica virtù nella quale gli italiani sguazzano fin dai tempi antichi: la furbizia. Così con la Germania, giocammo per lo 0-0 schierando un «trio» d’attacco formidabile : Rivera-Altafini-Sivori e con il Cile, nell’unica partita da prendere con le molle, la Commissione Tecnica, dopo infiniti conciliaboli, mandò in campo una squadra da combattimento che cadde immediatamente vittima delle provocazioni dei cileni. Con il pubblico che aveva respinto i fiori che i nostri avevano gettato verso le tribune, indignatissimo per un paio d’articoli apparsi sulla nostra stampa e subito ritrasmessi in Cile, nei quali si denunciavano la realtà e le contraddizioni di un paese povero ma orgoglioso, i nostri improntarono l’incontro ad una vera e propria battaglia.

I cileni non credevano ai loro occhi, nella rissa potevano prevalere, come infatti prevalsero per 2-0 dopo che Aston indegnamente li aveva aiutati espellendo David e Ferrini, di non altro colpevoli che aver reagito ai pugni di Lionel Sanchez. Finì nuovamente, amaramente, nella polemica più velenosa e gli azzurri dopo aver regolato agevolmente la Svizzera (3-0) in una partita senza significati ai fini della qualificazione, tornarono anticipatamente in patria.

La Germania seppe al contrario superare i cileni con le armi del gioco, senza cadere nei diabolici tranelli dei picchiatori di casa e regolando con il classico punteggio (2-0) i «rossi» di Riera, li costrinse ad un lungo viaggio ad Arica per incontrarvi i sovietici, vincitori del raggruppamento uno.

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