Nei quarti esplode l'Italia
URSS e Messico, Germania e Perù avevano superato gli ostacoli dei turni iniziali di qualificazione innestando più di una polemica, specialmente per il passaggio dei messicani sfacciatamente favoriti da un inesistente rigore concesso dall’argentino Coerezza, che li aiutò a battere il Belgio e non poca sorpresa aveva sollevato l’impresa del Perù ai danni dell’accreditata Bulgaria di Asparukov. Gli andini erano stati preparati dal campione del mondo Waldir Pereira detto Didi, il regista del fantastico Brasile del ’58 e del ’62 e il sorteggio dei «quarti» proponeva una interessante battaglia fra i due antichi cervelloni del Brasile: Didi sulla panchina peruviana, Zagalo su quella brasiliana, due grandi amiconi che si affrontavano ora su opposti versanti.
Gli altri incontri prevedevano un minaccioso Italia-Messico, con gli «azzurri» ancora alle prese con i padroni di casa, come era già successo in Cile, un sempre avvincente Inghilterra-Germania, rivincita della finale del ’66, ed un Uruguay-URSS che prometteva poco di buono per l’accentuato gioco difensivo messo in mostra dalle due squadre nel primo turno.
Le emozioni non mancarono sui quattro campi che accolsero le partite dei «quarti». A Leon la Inghilterra era in vantaggio 2-0 – reti di Mullery e Peters – a 23′ dalla fine e quando Beckenbauer dimezzò le distanze, Ramsey cadde nell’errore più banale della sua brillante carriera di tecnico. La Coppa del Mondo messicana concedeva finalmente l’avvicendamento dei calciatori infortunati o affaticati, due più il portiere e questa modifica era stata accolta dopo un lungo tiramolla, per merito dei sudamericani, che già da molti anni si avvalevano dell’opportunità in oggetto. Alf Ramsey, giudicando ormai raggiunto il risultato, allo scopo di concedere riposo agli affaticati Bobby Charlton e Martin Peters, li sostituì con Bell e Hunter; Schoen allineandosi richiamò lo spento Libuda e inserì la fresca energia di Grabowski, il biondo attaccante dell’Eintracht di Francoforte, che aprì ampi squarci, nella difesa inglese. All’82’ Bonetti, sostituito dall’infortunato Banks, si faceva sorprendere dalla tenacia di Seeler e al 98′ Müller raccoglieva un ennesimo centro di Grabowski e scaraventava la palla nella rete dell’esterrefatto portiere del Chelsea.
Gli intensi toni drammatici dell’incontro fra inglesi e tedeschi caratterizzarono anche la prima frazione della sfida fra Italia e Messico. I padroni di casa passarono in vantaggio al 13′ con Gonzales per uno svarione difensivo degli azzurri, ma Domenghini, il caro «Domingo», rimediava al 25′ con un tiraccio dei suoi, deviato da Pena nella propria rete. Gli italiani prevalevano sul piano della manovra, ma non riuscivano a concretare l’apparente superiorità fino al 63′ quando Riva realizzava la rete del vantaggio, imitato 7′ più tardi da Rivera che aveva rilevato Mazzola, in quella che era ormai diventata la famigerata «staffetta». Riva chiudeva poi il discorso al 76′: 4-1, gli azzurri staccavano il biglietto per la semifinale con la Germania.
Intanto a Messico City, l’Uruguay prevaleva sull’URSS per 1-0 dopo i supplementari e a Guadalajara, capitale dello stato di Jalisco, il festival sudamericano fra Brasile e Perù si concludeva con la vittoria degli «auriverdi» per 4-2. A nulla valsero gli accorgimenti tattici di Didi e il talento di Chumpitaz, l’ecclettismo di Cubillas e la tenacia di Sotil, se non a presentarli come elementi pronti ad entrare nella legione straniera del pallone come avvenne per Sotil passato poi al Barcellona e Cubillas che giocherà in Europa per Basilea e Porto. I brasiliani giocarono una delle loro migliori partite e Tostao, per due volte, Rivellino e Jairzinho centrarono la porta del pur eccellente Rubinas. Tre delle quattro semifinaliste vantavano i titoli per appropriarsi definitivamente della Coppa Rimet che era in palio oramai da quaranta anni: Uruguay, Brasile e Italia.