La Rivoluzione olandese
Fin dalla VI Coppa del Mondo, l’Olanda partecipava regolarmente alle qualificazioni per la fase finale, ma non era mai riuscita ad entrare nel numero delle elette. Inserita nel gruppo tre Europeo per le eliminatorie della X Coppa con i tradizionali avversari del Belgio, con la Norvegia e l’Islanda, il paese dei tulipani era finalmente riuscito a qualificarsi grazie alla migliore differenza reti nei confronti dei belgi: 24-2 contro 12-0, con grande scorno degli avversari che si vedevano esclusi dalla Coppa del Mondo senza aver mai perduto una partita e subita una sola rete. L’Olanda tornava così sulla grande ribalta del calcio internazionale, e vi tornava non con le vesti di «cenerentola» come era accaduto nel ’34 e nel ’38, ma con il passo della protagonista assoluta, con il peso del pronostico sulle spalle, per quanto di buono avevano fatto le sue squadre di club nelle massime competizioni Europee. I natali del calcio in Olanda sono identificabili nell’ultimo ventennio del secolo scorso. La prima società calcistica nasce a Deventer nel 1875 come emanazione» di un club che si occupava di cricket. Ma un centro importante del calcio olandese dei primordi è Haarlem, sul Mare del Nord, con le navi inglesi alla fonda nel porto e le partite improvvisate sugli spiazzi erbosi. Il primo campionato è vinto dal RAP di Apeldoorn, che nella finale sconfigge per 4-2 il Vitesse di Arnhem e conquista il titolo 1897-98.
La selezione nazionale nasce nei primi mesi del 1905 e l’incontro che dà inizio al libro d’oro della nazionale arancione si gioca ad Anversa il 30 aprile, quando i tulipani sono sconfitti 1-4 dal Belgio. Ma appena 14 giorni dopo i tempi sono già maturi per la vendetta, a Rotterdam gli olandesi restituiscono un pesante 4-0 ai «rossi» di Bruxelles. I primi anni di attività riguardano unicamente incontri con i vicini di casa, solo ogni tanto i «maestri» attraversano la Manica per venire a dare lezione. Come all’Aja nel 1907, pesante sconfitta dagli inglesi per 1-8, oppure sono i tulipani che vanno a farsi esaminare a Darlington, il 21-12-1907, contro la rappresentativa «amateur», ma il risultato è ugualmente catastrofico 2-12. L’attività calcistica olandese è improntata al più puro dilettantismo e anche nel ’34 e nel ’38 la rappresentativa nazionale che partecipa alla Coppa del Mondo non ha conosciuto i conflitti sullo «status» dei calciatori. Negli anni il «voetbal» ha prodotto campioni di buon livello come Bakhuys, nazionale nel ’34, 28 gol nelle 23 partite disputate, Lenstra, cannoniere degli anni quaranta 33 reti in 47 partite e ancora oggi un fuoriclasse come Cruijff, non è riuscito ad eguagliare il primato di Stan Wilkes, un giramondo olandese che ha giocato anche in Italia (Inter) e in Spagna (Valencia), 35 reti in 38 incontri, il grande Johann s’è fermato a 33.
A metà degli anni sessanta viene introdotto in Olanda il professionismo e i risultati della prima generazione che collauda il nuovo ordinamento del calcio olandese si fanno di anno in anno sempre più lusinghieri. L’Ajax, una squadra di Amsterdam, fondata nel 1900, che aveva fatto qualche fugace apparizione in Coppa Campioni senza lasciar tracce di prestigio (1957-58 e 1960-1961), balza agli onori delle cronache il 7 dicembre del 1966. Il Liverpool Campione d’Inghilterra è sconfitto sul campo dei «lancieri» 1-5, i cronisti inglesi solitamente attenti all’affermarsi delle nuove «stelle» football, prendono a parlare con rispettoso interesse di un diciannovenne sottile come una pertica che sembra temprato nell’acciaio, è il figlio della lavandaia del club di Amsterdam, si chiama Johann Cruijff.
L’Ajax rincorre il titolo prestigioso di Campione d’Europa con scarsa fortuna. Nel ’67 arriva ai «quarti» ed è sconfitto dal Dukla di Praga; l’anno dopo disavventura nei «sedicesimi» con il Real; nel 1968-69, attinge la finale ma trova il Milan di Rivera e Prati che a Madrid gli impone il pedaggio dell’esperienza, imponendogli un pesante 4-1. L’avversario più irriducibile dell’Ajax è il Fejenoord di Rotterdam di Van Hanegem e dello svedese Kindvall, che arriva al titolo continentale battendo in finale il Celtic di Glasgow. L’escalation olandese è fondata sulla rivoluzione della concezione dei ruoli; non più specialisti dell’attaccare o del difendere, ma calciatori versatili, capaci dell’eclettismo che permette ad un terzino o ad uno stopper di andare a segnare il gol o partecipare alla costruzione del gioco. Il tutto è poi corroborato da una manovra a fisarmonica che richiede un grande dispendio fisico, poiché gli olandesi si servono di ogni zona del campo per la loro manovra, ma la fatica è suddivisa in parti eguali fra tutti i componenti la squadra, comprese le «vedette» che sono particolarmente Cruijff e Keizer.
Il dominio delle squadre olandesi sulla Coppa Campioni si prolunga per un quadriennio. Rotto il ghiaccio con il Feyenoord nel ’70, l’Ajax si impone nelle tre edizioni successive regolando in finale il Panathinaikos del tecnico Ferenc Puskas e del cannoniere Antoniadis, l’Inter che tenta di rinverdire gli allori passati e la Juventus, giunta finalmente alla finale ma battuta a Belgrado da una rete di Rep. Il successo dei clubs derivava anche dalla presenza di giocatori provenienti da altre federazioni, come Vasovic e Blankenburg nell’Ajax e Kindvall nel Feyenoord, ma i buoni risultati cominciarono ad arrivare anche con la rappresentativa nazionale arancione. Nel Campionato Europeo 1970-72 era stata eliminata dalla Jugoslavia, ma a parziale scusante occorre ricordare che il «professionista» Cruijff, accettò di giocare solamente un paio di partite.
Il grande Johann aveva debuttato con la maglia della nazionale il 7 settembre 1966, quando aveva compiuto da poco i 19 anni, contro l’Ungheria a Rotterdam ed aveva festeggiato l’avvenimento con una rete del 2-2 finale, ma comincia ad apparirvi con una certa regolarità solamente a cominciare dalla stagione sportiva 1971-1972 ed allora i buoni risultati prendono ad abbellire le pagine del libro d’oro della nazionale «orange». 2-1 alla Scozia, 5-0 alla Grecia ad Atene, 3-0 al Perù, 2-1 alla Cecoslovacchia a Praga, 3-2 alla Spagna, il créscendo dei risultati impone anche la squadra nazionale all’attenzione dei critici e Cruijff che è stato promosso capitano della formazione, onora il suo ruolo apparendo sovente nel tabellino dei marcatori.
L’Olanda ha quindi imposto la propria candidatura al titolo del «Weltmeistershaft» 1974 ed i risultati delle prime partite confermano il momento di grazia dello squadrone arancione. 2-0 all’Uruguay e 4-1 alla Bulgaria, solamente la Svezia del grande Hellstrom, riesce a fermare Cruijff e compagni. Anche se i rapporti in seno alla squadra non sono idilliaci, poiché Johann è già al Barcellona da quasi un anno e i suoi vecchi compagni, Keizer in testa, non accettano i «diktat» tecnici del biondo capitano. E il Dottor Fadrhonc, responsabile della formazione non ha la personalità sufficiente a domare la rivolta, arriva quindi Rinus Michels, dal pugno di ferro, che ha costruito l’Ajax Europeo dalle fondamenta ed ha seguito Cruijff al Barcellona, e mette subito a tacere le assurde resistenze relegando il biondo Keizer fra le riserve e promuovendo Rensenbrink, una estrema dal tiro proibito. Assieme all’Olanda passa al turno successivo anche la Svezia, che si è presentata in Germania con un lotto di ottimi giocatori come Hellstrom, Kindvall, Edstrom, Magnusson, Sandberg, Bo Larsson che riescono ad imporre il pareggio a Bulgaria e Olanda e nell’incontro decisivo con l’Uruguay si sbarazzano con un perentorio 3-0 della resistenza di una «celeste» non certo all’altezza del prestigioso passato.