La pattuglia di Kaiser Franz
La Germania che Helmut Schoen ha preparato per l’avventura mondiale con il chiaro obbiettivo della vittoria finale, ha conquistato un paio d’anni prima il titolo di Campione d’Europa nella finale di Bruxelles, regolando con due reti di Müller ed una di Wimmer, l’URSS rimasta vedova del grande Jascin. Il «Nationalmannshaft» è guidato ottimamente da quel marpione di Schoen che ormai in plancia di comando da più di dieci anni ha saputo seguire l’evoluzione del gioco allineando l’assetto della squadra ai canoni del marcamento individuale. La difesa è coperta da un «libero» dalla personalità tecnica di Beckenbauer, che dalle retrovie coordina tutto il movimento della squadra; la spinta è assicurata da un terzino come Breitner, che oltre a neutralizzare l’avversario diretto riesce a contribuire alla manovra offensiva e ad incidere sui risultati con un tiro scagliato con violenza inusuale; il tasso qualitativo della manovra offensiva che converge su quell’iradidio che è Müller è fornito da Overath o Netzer e questo è l’unico dissidio che amareggia le vigilie di Schoen.
Netzer non gode delle simpatie di «Kaiser» Franz, ha lasciato il suo Borussia di Moenchengladbach per andare a guadagnare milioni al Real, è trattato alla stregua di un traditore, ma Schoen è indeciso nella scelta poiché preferirebbe la battuta lunga di Netzer, alla trama manovrata dell’interno del Colonia. Ma Beckenbauer gode della fiducia del «clan» della Baivera e quel che vuole è Vangelo, dentro quindi Overath, un campione indiscutibile. La prima partita è con il Cile. Le cose non vanno molto bene, gli «andini» si difendono ordinatamente orchestrati da Figueroa, un autentico campione, ci vuole una botta di Breitner da una ventina di metri per risolvere l’incontro.
Con l’Australia il pubblico di Amburgo becca ingenerosamente il «Kaiser» per un intervento poco pulito e fischia sonoramente Gerd Müller per la vecchia ruggine che lo opponeva a Uwe Seeler. Il risultato con i rappresentanti australiani è assicurato da Overath, Cullman e Müller , ma il «Nationalmannshaft» è atteso ora ad uno scontro con i fratelli della Germania Est. L’inedito confronto atteso con grande interesse si conclude con la vittoria degli «orientali» per una rete di Sparwasser, ma la sconfitta si rivela un autentico vantaggio per gli uomini di Schoen. Piazzandosi secondi nel gruppo uno usufruiscono di un futuro migliore, andando a raggiungere Jugoslavia, Polonia e Svezia, lasciando agli olandesi il girone più difficile con Brasile, Argentina ed appunto Germania Est.