Semifinali, Olanda maestra del Brasile
Assieme a Brasile e Jugoslavia, le due Germanie, Olanda e Svezia accedono al turno successivo Polonia e Argentina. La Polonia è una novità assoluto nel dopoguerra e il passaggio alle semifinali ha stupito non poco. L’escalation era iniziata proprio in terra di Germania un paio di anni prima, durante le Olimpiadi. Contro tutti i pronostici la formazione polacca arrivata in finale con l’Ungheria dei cannonieri Dunai e Varadi aveva battuto i magiari per 2-1 grazie ad una coppia di gol del suo calciatore più rappresentativo Casimir Deyna, che allora operava da mezza punta e con il tiro potente e preciso che si ritrovava poteva risolvere qualsiasi partita. Ma non era solamente in Deyna la forza della squadra di Varsavia, Gadocha, Lubanski, Gorgon, Cmikiewicz assicuravano un tasso di elevato rendimento e anche in Coppa del Mondo la rappresentativa bianca, che aveva eliminato l’Inghilterra nei turni di qualificazione, si fece ammirare come una delle più serie pretendenti al titolo.
Con l’Italia aveva risolto la partita con due splendide esecuzioni di Deyna e Szarmach, con Haiti aveva scaricato tutto il potenziale d’attacco infliggendo agli uomini di Tassy un pesante 7-0 e con l’Argentina gli scatti di Lato, avevano mandato in barca l’intera difesa «biancoceleste» e al termine la doppietta della bionda ala dello Stai Mielec s’era rivelata decisiva nello «score» che favoriva i polacchi per 3-2. La nuova regolamentazione delle semifinali introdotta per ragioni finanziarie prima di tutto – più partite si giocano e più si incassa – ma anche per rendere meno drammatici i confronti diretti e quindi meno impegnati gli ortopedici, con il meccanismo di formazione che prevedeva due prime e due seconde per ogni girone, assicurava un margine di manovra abbastanza preciso per i calcoli speculativi che sono possibili in una classifica a punti. Ma Olanda e Germania Ovest si astennero da qualsiasi calcolo, cercarono in ogni incontro la vittoria e l’ottennero a dimostrazione di una superiorità che appariva schiacciante.
I due raggruppamenti hanno un incedere quasi identico. Da una parte l’Olanda domina l’Argentina per 4-0, due reti per tempo, senza concedere ai «portenhi» la minima opportunità. E anche il Brasile pur fra mille difficoltà comincia il cammino nel secondo turno con il piede giusto, quello di Rivelino che al 61′ trasforma una punizione fenomenale da 30 metri che lascia di sale il portiere della Germania Est, Croy. Dall’altra la Polonia impazzisce contro quel mago che si rivela Hellstrom e anche Tomaszewski ha non poco da fare per impedire a Torstensson ed Edstroem di pareggiare la rete di Lato al 43′. La Germania di Beckenbauer regola la Jugoslavia con un gol per tempo. Ancora il «maoista» Breitner sblocca il risultato e poi Gerd raddoppia nella ripresa. Dopo la prima giornata i valori si sono delineati: Olanda e Brasile, Polonia e Germania Occ. appaiono come le più serie candidate al titolo e anche il secondo turno di partite conferma la superiorità delle quattro dominatrici.
Gli «orange» non faticano molto ad eliminare definitivamente la Germania Est anzi riescono a giocare al risparmio per quasi tutta la ripresa tesaurizzando energie che saranno preziose e nel «derby» sudamericano fra Brasile e Argentina hanno la meglio gli uomini di Zagalo che proiettano la loro immagine minacciosa sulla conquista della Coppa FIFA. Fra Polonia e Jugoslavia l’andamento dell’incontro è regolare: porta in vantaggio i polacchi Deyna su rigore per atterramento di Lato e pareggia Karasi, ma Lato ha la classifica cannonieri a portata di mano, è scatenato e riguadagna il vantaggio per i suoi. Una serie di emozioni da infarto si abbatte invece sui tifosi della Germania Ovest che a Dusseldorf sono alle prese con una Svezia ben decisa a vendere cara la pelle. Edstroem dal collo di giraffa ha battuto Maier al 26′, la prima frazione si chiude con i gialloblu in vantaggio, un brivido di paura serpeggia nell’animo dei tedeschi, perché Hellstrom si conferma il miglior portiere di quel mondiale. Nella ripresa in quattro minuti ne succedono di tutti i colori: Overath pareggia al 50′, e un minuto dopo è Bonhof a portare in vantaggio i «bianchi», al 53′ Sandberg pareggia e bisognerà attendere il 78′ per assistere al definitivo vantaggio di Grabowski arrotondato poi da un «penalty» realizzato da Hoeness. Brasile e Olanda, Germania e Polonia comandano le rispettive classifiche con 4 punti, per conoscere il nome delle quattro finaliste sarà necessario attendere il confronto diretto che designerà le pretendenti al titolo per le vincenti di ogni girone e al terzo e quarto posto per le seconde.
Olanda e Brasile si incontrano il 3 luglio a Dortmund, le due formazioni sono al meglio della loro inquadratura: Olanda: Jongbloed; Suurbier, Haan, Rijsbergen, Krol; Neeskens, Van Hanegem, Jansen; Rep, Cruijff, Rensenbrink. Brasile: Leao; Ze Maria, Luis Pereira, M. Marinho, F. Marinho; P. C. Carpeggiani, Rivelino, Dirceu, P. C. Lima; Jairzinho, Waldomiro. Per la prima mezz’ora il gioco è equilibrato, ad una maggiore iniziativa degli olandesi, gli «auriverdi» rispondono con una difesa irreprensibile. L’arbitro Tschenscher non è sufficientemente deciso in alcuni frangenti e al 30′ con un violento alterco fra Luis Pereira e Suurbier affiora un nervosismo da parte dei brasiliani, sintomo di impotenza. La prima frazione si chiude sullo 0-0, Cruijff e compagni non sono passati, ma con il loro movimento continuo hanno aperto una breccia nel dispositivo dei Campioni del Mondo. Fra gli «orange» Haan opera come «libero» dettando il tempo del fuorigioco all’occorrenza, Suurbier e Krol difensori esterni e lo stesso «stopper» Rijsbergen partecipano alla manovra offensiva e appoggiano continuamente il centrocampo, gli olandesi attaccano in sette e si difendono in sette con una manovra a fisarmonica, che prevede l’inserimento dei terzini sulle fasce laterali a centrare per il tiro in porta. Cruijff dirige da par suo e Van Hanegem regola i movimenti dei settori arretrati, così in pratica anche quando la squadra attacca non è mai scoperta nelle retrovie. Il gol è nell’aria all’inizio della seconda frazione: al 50′ Cruijff batte una punizione a pallonetto pescando nel cuore della difesa «auriverde» Neeskens che spara al volo e batte Leao. Il vantaggio incide sui nervi dei brasiliani, saltano i collegamenti, il grande Johann si incarica della mazzata decisiva al 67′ quando Rensenbrink centra e Cruijff colpisce in velocità scaraventando alle spalle di Leao un bolide imprendibile. Gli ultimi minuti sembrano più una caccia all’uomo che una partita di calcio, Luis Pereira è espulso per un fallo brutale su Neeskens e Tschenscher sorvola pilatescamente in diverse occasioni.
L’altra partita decisiva si gioca a Francoforte e le condizioni atmosferiche gravano sull’andamento dell’incontro. La Germania gioca con: Maier; Vogts, Swarzenbeck, Beckenbauer, Breitner; Bonhof, Overath, Hoeness; Grabowski, Mùller, Holzenbein; e la Polonia con: Tomaszewski; Szymanowski, Gorgon, Zmuda, Musial; Kasperczak, Deyna, Maszczyk; Lato, Domarski, Gadocha. Un’ora prima della partita un violentissimo acquazzone inzuppa il campo tanto da renderlo impraticabile. Ma entra in funzione l’organizzazione dei tedeschi: i pompieri riescono nel giro di mezz’ora a rendere praticabile il terreno di gioco estraendovi l’acqua con ogni genere di pompe meccaniche e con giganteschi rulli di spugna. La Polonia è più pronta ad adattarsi alle condizioni del terreno, Gadocha, Lato, Deyna cominciano ad insidiare Maier che sventa due difficilissime palle-gol. Pur perdendo di velocità la manovra dei polacchi è aggressiva e apre diverse strade al possibile vantaggio, ma Maier è bravissimo a salvare i tedeschi. Nella ripresa crescono i tedeschi, al 53′ Zmuda è costretto al fallo da rigore per fermare Holzenbein, ma Hoeness incaricato del tiro si fa soggiogare dalla stazza atletica di Tomaszewski. I «bianchi» di Schoen, insistono in avanti con Holzenbein e Grabowski scatenati, ma Mùller sembra essere assente fino al 74′ quando su un sagace suggerimento dell’ala sinistra balza sulla palla come una tigre e con un tocco preciso la colloca alle spalle di Tomaszewski. E’ il biglietto per la finale.