La vergogna peruviana e Zoff
I dirigenti brasiliani cercano in ogni modo di correggere la disposizione che permette all’Argentina di giocare un paio d’ore dopo conoscendo il risultato sufficiente per accedere alla finalissima. Ma non c’è nulla da fare, i vantaggi di cui aveva usufruìto il Cile nel ’62, l’Inghilterra nel ’66 ed in pratica di tutte le nazioni che hanno ospitato la Coppa del Mondo, vengono rivendicati anche dagli Argentini, e la disposizione resta immutata. Il Brasile compie appieno il suo dovere in grazia di una ritrovata efficienza scaturita dalla regia di Dirceu, dalle qualità di cannoniere di Roberto, e dall’estro di Mendonca, un elemento sempre positivo che Coutinho stranamente non utilizza per intero. Vince 3-1 il Brasile con le reti di Nelinho e Roberto (2) e si piazza davanti al televisore per assistere alla partita decisiva fra argentini e peruviani.
Gli uomini del messicano Calderon, nel 70 difendeva la rete del Messico al mondiale, cominciano al gran galoppo conquistando due preziosissime palle gol: una neutralizzata da Fillol, l’altra finita sul palo dopo che Munante ha «bevuto» l’intera difesa argentina. La diana del risveglio la suona comunque Kempes, che arretrato all’altezza dei centrocampisti riesce meglio ad impostare le azioni ed arrivare all’appuntamento con il gol lanciato in piena velocità, come preferisce. Apre le marcature al 20′ e Tarantini raddoppia al 43′ ed è dopo la rete del terzino che il Perù scade a livelli vergognosi, concedendo ai padroni di casa quattro gol in 24′, di Kempes al 48′, Luque al 49′, Houseman al 66′ e ancora Luque al 72′. A parità di punteggio l’Argentina si qualifica per la finalissima grazie alla migliore differenza reti, 8-0 contro 7-1 ed è estremamente discutibile che una formazione che non ha mai perduto venga condannata a giocare per il terzo posto.
Italia e Olanda si incontrano a Buenos Aires mentre l’Austria contemporaneamente cerca di sbarrare la strada alla Germania per lasciare un buon ricordo di sé in questo mondiale. All’Olanda basta il pareggio per disputare la finalissima in grazia della migliore differenza reti ed infatti gioca chiusa, contratta ed i nostri esaltano nuovamente il gioco d’attacco, come hanno fatto durante il girone di qualificazione. Al culmine di una pressione di 20′, i nostri passano in vantaggio con una autorete di Brandts che toglie il pallone dai piedi di Bettega, mentre sta per tirare ed infila Schrijvers in uscita. Il vantaggio è meritato ma non rispecchia fedelmente l’andamento dell’incontro, perché Benetti, Causio, Cabrini e ancora Causio hanno sprecato quattro possibili palle gol e Jongbloed appena entrato a rilevare Schrijvers ha fermato un violento e difficile tiro di Benetti. Al riposo Bearzot sostituisce Causio con Claudio Sala per concedere respiro allo juventino e Happel, allenatore degli olandesi, che si era privato dell’energia di Neeskens sacrificandolo su Paolo Rossi, lo riporta alle sue mansioni abituali e consiglia ai suoi di attuare il «pressing» a tutto campo.
Ma durante il primo tempo c’è stato un episodio che ha influito enormemente sul rendimento dei nostri. Lo spagnolo Martinez, arbitro della contesa, ha permesso agli olandesi un gioco intimidatorio ai limiti del regolamento ed ha cominciato ad ammonire i nostri che vistosi fatti bersaglio di colpi proibiti hanno pensato bene di rispondere per le rime. Il primo a finire sul cartellino giallo di Martinez è Benetti, verso il 25′ del primo tempo e l’episodio manda in barca il buon Romeo che già colpito da una ammonizione nell’incontro con l’Argentina, sa che non potrà giocare nessuna finale per l’automatica squalifica. All’inizio della ripresa i nostri cercano di controllare il gioco, ma il ritmo degli olandesi straripa e al 5′ gli «orange» pareggiano con un tiro della domenica scagliato da Brandts da una ventina di metri mentre stava cadendo. Nell’azione precedente il gol c’è il sospetto di un pugno in viso a Zoff non rilevato dal solito Martinez, che visto Zoff scagliare la palla in fallo laterale e lamentarsi per la carezza ricevuta, non ha fatto altro che concedere agli arancioni la rimessa laterale.
Con il pareggio la forza della squadra olandese cresce, finalmente si affida al gioco e alle manovre abituali, sfiora ancora il gol con una azione da manuale, i nostri non ci sono né psicologicamente né fisicamente, solamente Rossi e Cabrini cercano di imbastire una qualche reazione, ma al 77′ un altro gol della domenica ci condanna definitivamente. Su una palla contestata a metà campo da Benetti e da due olandesi interviene l’arbitro Martinez concedendo la punizione agli arancioni. La batte Krol che appoggia su Haan, due passi in corsa e gran botta da quaranta metri, la palla schizza sul palo alla sinistra di Zoff e finisce in rete. Si perde (1-2), ma si disputerà ugualmente la finale per il terzo posto perché inaspettatamente a Cordoba l’Austria di Krankl ha battuto la Germania 3-2. Un successo notevole viste le condizioni di partenza, ma l’occasione è troppo ghiotta per i necrofori che per lungo tempo sono stati costretti a tacere e saltano fuori i processi a Zoff.
Per la quinta volta l’Italia arriva ad una finale mondiale. Le altre quattro erano state per il titolo, questa è per il terzo posto ma è ugualmente una conquista di prestigio. Le squalifiche di Benetti e Tardelli e l’indisposizione di Zaccarelli, hanno costretto Bearzot a rivoluzionare la formazione inserendo Patrizio Sala, Maldera ed Antognoni e pur tuttavia i nostri giocano un primo tempo da manuale passando in vantaggio al 39′ con Causio che trasforma una centrata successiva ad un formidabile spunto in area di Paolo Rossi, colpendo tre volte i legni e fallendo come al solito troppe occasioni da rete. Nella ripresa ci condannano altri due gol della domenica di Nelinho e Dirceu, quattro tiri da fuori, quattro gol e sul finire, colmo della disdetta, Bettega si eleva alla perfezione, colpisce, si urla al gol ma la palla incoccia la traversa e scivola oltre il fondo. Siamo quarti, siamo ugualmente felici, ma il massimo quotidiano sportivo titola a tutta pagina «Zoff ci condanna». Incredibile! La ricerca del capro espiatorio è un vizio di sempre tra noi, ma in questa occasione guasta l’atmosfera. Si temono gesti inconsulti al ritorno dei nostri, ma l’aeroporto di Roma è strapieno di gente che accoglie gli azzurri come vincitori.