Mondiali 1978: ARGENTINA

Nel titolo fortissimamente voluto da venticinque milioni di argentini un solo punto nero: il KO subito contro gli azzurri che hanno presentato il miglior calcio del Mondiale meritando il quarto posto. Vice-campione un’Olanda non eccezionale; tanta rabbia per un Brasile terzo e imbattuto

Dopo quarantotto anni dall’inizio della massima manifestazione in­ternazionale di calcio, la Coppa della FIFA sbarca all’aeroporto di Ezeiza, come ad un approdo naturale, immancabile nella ter­ra che tanto ha dato di sé allo «spettacolo più grande del mon­do». Nel passato la federazione argentina aveva tentato più volte di ottenere l’organizzazione della Coppa del Mondo, ricevendo ri­fiuti a volte immotivati, a volte dipendenti dalle condizioni in­stabili del paese, da sempre in­vischiato nella lotta per il pote­re fra gerarchie militari, casta borghese e movimenti ad ideolo­gia populista, sul punto di dege­nerare in guerra civile. La fede­razione argentina era stata in­vestita dell’organizzazione della XI Coppa del Mondo durante il Congresso della FIFA di Città del Messico e questa disposizio­ne venne confermata in Germa­nia in occasione del mondiale tedesco.

I rivolgimenti politici interni avevano fatto temere l’impossibilità ad organizzare una manifestazione che richiedeva l’aiuto tangibile del governo per ammodernare gli stadi già esi­stenti, la costruzione dei nuovi e l’allestimento di strutture tali da poter permettere il perfetto funzionamento di una macchina che con l’andare del tempo ha assunto dimensioni sempre più gigantesche. Il «Caudillo» Peron era ritornato al potere nel 73 dopo venti anni di esilio in Spa­gna e alla sua morte avvenuta nel luglio del 74 era stata ele­vata al rango di Presidente della Repubblica, la moglie Isabelita, reincarnazione della compianta Evita del primo periodo di potere del generale Peron.

Nel mar­zo del 1976 avvenne il colpo di stato che portava al governo del paese una giunta militare co­mandata dal generale Videla. Po­co o nulla era stato fatto in pre­visione dell’impegno assunto con la FIFA, sulla stampa sportiva di tutto il mondo si rincorrevano gli interrogativi circa la nuova sede del mondiale, dando per scontata l’incapacità dell’organi­smo argentino ad organizzare in breve tempo tutto quanto man­cava. Ma sotto l’impulso della «junta militar», che conquista­to il potere, s’era presa in cari­co l’impresa come un obbiettivo da raggiungere per rinforzare la popolarità, quel che non era sta­to fatto venne immediatamente messo in opera e tutta la nazio­ne, come vincolata ad un impe­gno d’onore contribuì al succes­so della manifestazione così che si può tranquillamente scrivere che il «Mundial 78» non è stato il «Mundial di Videla» come si temeva prima dell’inizio, ma il «Mundial» di tutto un popolo che ha voluto dare al mondo la mi­gliore immagine di sé.

Il Generale Videla, capo della giunta militare

La gigantesca organizzazione del­la FIFA ha reso possibile l’iscri­zione alla Coppa del Mondo 1978 di ben 106 federazioni calcisti­che: un record. Ma un record che porta ad alcune considera­zioni amare sul futuro della com­petizione. Con il sorgere delle giuste rivendicazioni dei paesi nuovi, non ha più senso orga­nizzare i turni di qualificazione seguendo principi d’ordine geo­grafico. Che senso ha il Messico alla sua settima Coppa del Mon­do, mentre l’Inghilterra, la Jugoslavia, i campioni d’Europa della Cecoslovacchia sono costretti a re­stare a casa? Giuste le rivendica­zioni dei paesi africani, ma per­ché non organizzare dei turni pre­liminari per cui alla fase finale del mondiale accedano solamen­te rappresentative il cui livello tecnico sia di sicuro affidamen­to? E’ questo un problema di difficile soluzione, ma occorre ri­mediare prima che il titolo di Campione del Mondo scada di significato, travolto nelle imman­cabili polemiche sull’effettiva va­lidità di una conquista scaturita da una lotta fra valori tecnici ine­guali.

Delle 106 federazioni iscritte al mondiale 1978, sono arrivate al­la fase finale in Argentina 10 europee: Italia, Austria, Polonia, Scozia, Francia, Spagna, Svezia, Ungheria, Olanda e Germania Oc­cidentale detentrice della «FIFA World Cup». L’Argentina padrona di casa, Brasile e Perù, per il continente sudamericano, il Messico al solito presente per il centro-America, la Tunisia per la zona africana e l’Iran uscito vincitore dal raggruppamento Asia-Oceania. I sorteggi dei gi­roni della prima fase fanno in­travedere grosse manovre poli­tiche: Germania Occ. e Olanda sono le vincenti del primo «ro­und» che si gioca a Buenos Ai­res. Al primo girone accedono: Italia, Argentina, Francia e Un­gheria; al secondo Polonia, Ger­mania Occ, Tunisia e Messico; al terzo Austria, Spagna, Svezia e Brasile; al quarto Olanda, Iran, Perù e Scozia. Sulla carta sem­bra tutto molto facile per l’Olan­da e la Scozia, la Germania e la Polonia, incertissimi invece gli altri gironi.

Alle 14 e 30, ora di Buenos Aires, del 23 maggio sbarca all’aero­porto di Ezeiza la delegazione italiana. E’ la prima rappresen­tativa straniera ad arrivare in Argentina per il mondiale e sarà seguita da tutte le altre fino al 30 maggio quando è il turno del­la Spagna che chiude la serie degli arrivi. Alle ore 15 dell’1 giugno Germa­nia Ovest e Polonia dopo un lun­go cerimoniale sono sul campo del River Plate e Coerezza dà il via alla XI Coppa del Mondo. Gli occhi di un miliardo di spet­tatori sono attenti a quanto suc­cede, sul rettangolo verde dello stadio argentino.