Mondiali 1994: BRASILE

Italia, corsa ad ostacoli

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Amaro l’esordio azzurro a USA 94:: Irlanda-Italia 1-0

In preparazione alla trasferta negli Stati Uniti, Sacchi si concede un poker di esperimenti dagli esiti poco rassicuranti. Le sconfitte con la Francia (0-1 a Napoli), a Stoccarda con la Germania (1-2) e addirittura in un galoppo di allenamento a Coverciano col Pontedera, suggeriscono al Ct un cambio di formula. A Parma, contro la Finlandia, il 27 maggio, prova un 4-3-3, col mediano Berti nei panni di terzo attaccante all’ala destra. Il 2-0 di prammatica non compensa la mancanza di gioco e Sacchi alza la voce: «Voglio una squadra, non un’accozzaglia di singoli, altrimenti sarò costretto a cambiare».

Ma a Roma, il 3 giugno, una vittoria di misura sulla Svizzera, col nuovo “tridente” sghembo (Berti e Signori sulle estreme e Roby Baggio centravanti) conferma i problemi. Copiosi fischi piovono dalle gradinate, la critica è divisa: i “fedelissimi” del Ct lo esaltano a prescindere, altri, pochi ma pugnaci, denunciano la carenza di gioco (e il presidente Matarrese, con raro senso dell’opportunità, li bacchetta: «Chi sta con noi lo dica subito, altrimenti non gli sarà concesso di salire sul carro del vincitore»); la maggioranza tiene una posizione prudente o ambigua. E intanto Capello, successore di Sacchi al Milan, ha conquistato il terzo scudetto di fila, completandolo con la Coppa dei Campioni ad Atene sul Barcellona.

Sul suolo americano, l’Italia si acquartiera a Somerset, nella campagna del New Jersey, a breve distanza dalla Pingry School, dove Sacchi, in un caldo infernale, riprende le quotidiane lezioni ai suoi pupilli. In un provino a New Haven con la Costa Rica, nuovo fiasco del trio Berti-Baggio-Signori in attacco, con poco esaltante vittoria per 1-0. Tra mille incertezze, l’Italia affronta il girone di New York, con Irlanda, Messico e Norvegia, in un Mondiale che conferma la propria formula (prima fase pletorica, poi eliminazione diretta fino in fondo), ma assegna tre punti per la vittoria, nella speranza di esorcizzare i pareggi.

Irlanda-Italia 1-0: così Houghton castiga Pagliuca

Quando arriva il momento dell’esordio, al Giants Stadium contro l’Irlanda, il 4-3-3 è un ricordo. Vanno in campo: Pagliuca in porta, Tassotti e Maldini difensori laterali, Costacurta e Baresi centrali; a centrocampo, Donadoni, Albertini, Dino Baggio ed Evani; in attacco, la coppia “bassotti”, Roberto Baggio e Signori. Il pasticcio è evidente e il campo lo punisce, nel caldo reso ancora più torrido dalla spaventosa umidità, tra il traboccare di tifo irlandese sulle gradinate. Gli uomini di Jack Charlton prendono in mano il gioco e vanno in vantaggio: Baresi sbaglia un rinvio di testa, Houghton tenta il tiro da lontano, Pagliuca lo “battezza” fuori e si inarca senza convinzione, consentendo al pallone di finire in fondo al sacco. La reazione si consuma in un groviglio di innocue velleità. Nella ripresa entra Massaro per Evani e Dino Baggio avanza inutilmente in attacco. Una traversa di Sheridan a un quarto d’ora dalla fine conferma che per gli azzurri non è giornata.

Ora bisogna battere la bestia nera Norvegia, che il giorno dopo a Washington supera il Messico, portandosi in testa. Per il secondo appuntamento al Giants Stadium, Sacchi cambia rotta: dentro Casiraghi in prima linea con Baggio, mentre Signori gioca laterale di sinistra a centrocampo accanto a Berti, Albertini e Dino Baggio. Difesa più aggressiva, con Benarrivo in luogo di nonno Tassotti. Dopo venti minuti i modesti norvegesi rischiano di passare in vantaggio: lanciato da Mykland, Leonhardsen trapana la zona azzurra, invano protesa a metterlo in fuorigioco, e si lancia verso Pagliuca. Il portierone azzurro esce dall’area a deviare con la mano il tiro, guadagnando l’automatica espulsione. Sacchi, senza esitazioni, chiama fuori Roberto Baggio per far entrare il secondo portiere Marchegiani. «Questo qui è impazzito» mormora incredulo l’asso azzurro, prima di uscire scrollando la testa. Messi al muro, gli uomini di Sacchi ritrovano lo spirito combattivo e si gettano in avanti.

Norvegia-Italia 1-0: la rete di Dino Baggio riporta gli azzurri in quota

In avvio di ripresa l’inossidabile Baresi si infortuna a un ginocchio e il Ct, anziché sostituirlo col testuale Minotti, manda in campo lo stopper Apolloni, subito tra i migliori nei duelli fisici coi potenti norvegesi. L’assalto azzurro, generoso quanto confuso, non si placa fino al gol, una poderosa incornata in area di Dino Baggio su punizione pennellata da Signori. L’Italia torna in corsa. Il girone scivola come una saponetta tra le mani: il Messico batte l’Irlanda, lasciando aperta ogni possibilità. Il dopo-Norvegia conta i danni: squalifica per Pagliuca, operazione al menisco interno destro per Baresi. Se l’Italia dovesse arrivare in finale, dicono i medici dell’ospedale a Manhattan, ci sarebbe il tempo per un prodigioso recupero.

Contro il Messico a Washington Sacchi conferma gli uomini dell’impresa sulla Norvegia, Roberto Baggio compreso. Gli esiti sono di nuovo modesti. Casiraghi fa il percussore senza riuscire a concludere, Marchegiani deve superarsi su un tiro da lontano di Aspe. Nella ripresa, Sacchi opera la staffetta: fuori Casiraghi, dentro l’agile Massaro, che, acceso da un superbo allungo in verticale di Albertini, schiaffa in gol con una botta angolata. Pochi minuti dopo, su un cross di Roby Baggio, lo stesso scatenato Massaro incorna a lato di un soffio. L’Italia finisce qui, stremata dal caldo. I furori messicani producono il pareggio di Bernal, con un tiro a fil di palo. Inutili gli ultimi, stracchi assalti, col cavallone Berti a fallire in zona gol e un senso generale di panico: l’Italia è dentro o fuori? L’Irlanda, pareggiando con la Norvegia, ha passato il turno assieme al Messico, gli azzurri possono rientrare per il pertugio delle ripescate. «Corriamo tutti a pregare» raccomanda Sacchi con un sorriso tirato dopo la partita, prima di apprendere che il 6-1 della Russia sul Camerun ci ha fatto la grazia.

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Italia-Messico 1-1: la gioia azzurra dopo la rete di Massaro