Mondiali 1970: Italia-Messico 4-1

di Gianni Brera – tratto da “Il più bel gioco del mondo. Scritti di calcio (1949-1982)”

Rivera e Riva portano l’Italia in semifinale

Laudato si’ mi Signore per frate Luigi Riva. È esploso al momento giusto, si è tolto di dosso l’incubo del gol impossibile, si è superato, ha avuto coraggio a resistere, pareva caduto in stato di nevrosi, ha reagito da quel grande campione che è ed ha portato in vantaggio l’Italia aprendole una vittoria clamorosa, di quelle che resteranno nella storia del nostro sport. E esplosa anche l’Italia non solo Riva. Ha giocato in altura con la felice consuetudine di chi ormai vi aveva fatto allenamento e fiato. Proprio i messicani per ironia sono venuti a morire del loro stesso male. Avevano giocato comodamente a Città del Messico ad altura inferiore di quasi 600 metri, e venuti qui hanno retto un tempo.

Gli italiani pareva avessero perfetta coscienza tattica e li hanno infatti toreati con molta bravura, hanno subito un gol per un incidente accaduto a Rosato che è scivolato sul terreno troppo duro e compattamente erboso, sono arrivati a contatto di Albertosi e lo hanno battuto con un tiro imparabile (Gonzàles); ma poi via via gli italiani hanno saputo riprendere il sopravvento, hanno giocato quasi in attesa, e un tiro in apparenza cieco di Domenghini gli ha dato la possibilità di arrivare al pareggio grazie a un autogol di Pena. Raggiunto il pareggio, Valcareggi ha atteso la fine del tempo e ha sostituito come previsto Mazzola con Rivera. Il cambio ha fatto specie in quanto Mazzola era stato largamente il migliore degli azzurri, ma è facile obiettare che proprio perché sapeva di dover giocare un solo tempo il magnifico campione dell’Inter si è prodigato oltre misura.

Entrato Rivera dapprima si è avuta l’impressione che il filtro da lui effettuato a centrocampo non avesse l’efficacia dì quello di Mazzola. C’è da dire però che Rivera è stato nettamente superiore a Mazzola nelle impostazioni di gol. Insomma, l’uomo giusto al momento giusto ha prodotto quello che ci si aspettava da lui: passaggi illuminanti, occasioni magnifiche per entrare in gol. I messicani, infilati irresistibilmente da Riva che si è destreggiato su tre avversari prima di esplodere il sinistro in diagonale nell’angolino opposto, non hanno più toccato terra. Non serviva spendere fatica per filtri in centrocampo in quanto arrivati a ridosso della nostra compatta difesa non restava agli avversari che battere da fuori; e raramente hanno impegnato Albertosi. Soltanto sul 2-1, al 19′, un gran tiro di Pulido è stato respinto sulla linea da Cera in quanto Albertosi era piazzato per il corner all’angolo opposto. Questo è stato l’unico serio pericolo occorso alla nostra porta nel secondo tempo. Ho detto che non serviva esercitare il filtro, e molto saggiamente ci siamo attestati a difesa: una volta riconquistata la palla iniziavamo il gioco avendo comodissimi spazi davanti a noi.

I messicani si sono comportati onestamente bene, ma con la loro marcatura a zona praticamente si sono offerti ai contropiede terribili di Riva, Boninsegna e Rivera. È esplosa l’Italia in altura proprio per aver fatto qui le ossa. E onestamente bisogna dire che semmai la squadra aveva dato impressione di non poter realizzare, questo era senza dubbio dovuto agli inconvenienti dell’altura. Ripeto che i messicani hanno pagato a loro volta questo scotto e hanno denunciato giusto la differenza di 3 gol che corre normalmente fra il nostro calcio e il loro. Adesso andremo a giocare a quota più bassa, a Guadalajara contro la Germania. A Guadalajara fa caldo ma non molto più che a Toluca e soprattutto la quota è più di mille metri inferiore a questa. Dovremmo trovarci meglio, specie se la fortuna sarà dalla nostra parte.

L’avere avuto in sorte i tedeschi nelle semifinali è una fortuna. Non tanto perché i tedeschi siano inferiori agli inglesi quanto perché è più disinvolto il nostro comportamento nei loro confronti anziché nei confronti dei britannici davanti ai quali quasi sempre abbiamo denunciato inferiority complex. Comunque arrivando alle semifinali gli azzurri hanno raggiunto un traguardo che soltanto la nostra cocciuta speranza poteva attendersi. Basta questo. Abbiamo salvato l’onore, abbiamo confermato che il nostro calcio è una realtà e non un’invenzione, abbiamo giostrato coi cambi in modo da far fronte alle nostre insufficienze dinamiche in centrocampo, insomma tutto è andato bene, si è sbloccato anche il terribile grumo psicologico che impediva a Riva di muoversi e finalmente abbiamo reso all’altezza del nostro valore.

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Oggi l’ltalia, con una impennata prodigiosa, proprio sul campo a lei più abituale, quello dì Toluca, ha infilato irresistibilmente il Messico e ha posto una seria ipoteca sul terzo titolo mondiale che in certo modo merita il definitivo possesso della Coppa Rimet. Il gioco degli italiani ha avuto modo di esprimersi al meglio, sia nel primo tempo quando hanno badato a toreare i messicani, sia nel secondo quando è finalmente giunto il momento di mattare i medesimi evidentemente provati molto dall’altura più di quanto non fossimo noi.

Vincendo questa partita e convincendo tutti delle nostre effettive possibilità sia in difesa e sia in attacco, proprio per il geniale avvicendamento di due nostri interni che uniti farebbero un grandissimo interno e che lasciati soli per una intera partita non riescono a dare l’esatta misura del loro valore, proprio con questa alternativa abbiamo prima giocato sulla difesa e poi sull’offensiva, passando gloriosamente. Tutti gli osservatori si sono finalmente visti confermare quelle che erano le logiche previsioni della vigilia quando in sede di pronostico si sono trovati tutti a giudicare l’Italia sotto i suoi reali aspetti tecnici e tattici.

Per il resto, il Brasile è passato agevolmente sul Perù; e la Germania, distanziata di due gol, è riuscita a pareggiare e nei tempi supplementari, con molta fortunata vincere grazie a un autogol di un difensore inglese.
L’Uruguay ha sorpreso tutti battendo bellamente la Russia per 1-0. La Russia sarà stata largamente dominata a centrocampo come è fatale per tutti gli avversari dell’Uruguay e alla fine avrà lasciato il gol, non so precisare se da lontano o da vicino, un gol che ha premiato la esperienza maggiore, la personalità di questa straordinaria squadra di un Paese che ha appena due milioni di abitanti.

Anche per l’Uruguay il fatto di scendere di ben 500 metri di quota è stato favorevole e senza dubbio i russi si sono trovati sul loro standard solito e avranno sofferto il caldo molto più di quanto hanno sofferto gli uruguagi. C’era poi la differenza di quota a spiegare questo gioco dei sovietici. I quali sovietici sono monotoni, puntuali, obbediscono a una geometria costante però anche priva di fantasia, cioè così puntuale nei suoi schemi da non costruire mai invenzioni di sorta. Per una difesa calibrata come quella dell’Uruguay doveva essere molto facile contenere questi schemi in fondo scontati e prevedibili. Ci capiterà la Germania e avremo finalmente un po’ di fortuna incontrandoci a un avversario che quasi sempre abbiamo battuto e che per giunta si è dovuto spremere molto nei tempi supplementari contro l’Inghilterra. Non esagero quindi in ottimismo nell’affermare che se tutto va appena in modo normale dovremmo qualificarci per la finale.

Dall’altra parte brasiliani e uruguagi promettono scontri da tuoni e fulmini e a sentire Sivori, che se ne intende di calcio sudamericano, proprio gli uruguagi dovrebbero giocare lo scherzo atroce ai brasiliani fin troppo sicuri di sé e in difesa alquanto distratti proprio per tendenza naturale loro a prodigarsi solo in attacco.
Secondo Sivori, che tuttavia è un compagnone allegro e non si perita di esprimere cose anche contrarie al senso logico (teniamo presente che la logica nel calcio è quasi sempre assente), Italia-Uruguay dovrebbero incontrarsi nella finale. In questo caso ancora il mio ottimismo romperebbe tutti i freni per confermare la nostra seria ipoteca sulla terza vittoria nel campionato mondiale e quindi sulla conquista definitiva della prima Coppa Rimet messa in palio addirittura nel 1930, cioè qualcosa come 40 anni fa.

Gianni Brera

Il Tabellino
14.06.1970 Toluca
Italia-Messico 4-1
Reti: 13’ Gonzalez, 25’ aut. Peña, 63’ Riva, 70’ Rivera, 76’ Riva
Italia: Albertosi, Burgnich, Facchetti, M. Bertini, Rosato, Cera, Domenghini (84’ S. Gori), A. Mazzola (46’ Rivera), Boninsegna, De Sisti, Riva. Ct: F. Valcareggi.
Messico: Calderon, Vantolra, Perez, Munguia, Peña, Guzman, Padilla, Gonzalez (68’ Borja), Fragoso, Pulido, Valdivia (60’ Velarde). Ct: R. Cardenas.
Arbitro: Scheurer (Svizzera).

Le Pagelle di Gianni Brera

ALBERTOSI 7
è stato battuto una sola volta in quanto era appostato presso il palo alla sua destra, battendosi un angolo dalla destra degli avversari. Un pallone respinto dalla nostra difesa è capitato sul piede di Pulido che ha sparato un tiro fortissimo da trenta metri, ma Cera, ancora piazzato per l’angolo, ha stoicamente respinto di testa. Ha poi compiuto parate quasi sempre di ordinaria amministrazione, ben protetto com’era dalla nostra difesa. Una sola volta è penetrato a colpo sicuro l’avversario, smarcatissimo, in area, quel Gonzàles, e il suo tiro è riuscito imparabile. Gli darei 7 di stima.
BURGNICH 6,5
Marcava l’ala sinistra Padilla, frequentemente chiamato all’adone dai compagni. È stato diligente, attento, ma non sempre presente a se stesso come nelle prime prestazioni. Insomma, per lui si può dire che proprio nel giorno in cui l’Italia si è impennata rendendo al suo standard normale, anche buono, Burgnich ha reso un po’ meno: gli darei un 6,5.
FACCHETTI 7
Giocava oggi la sua cinquantesima partita e i fotografi guidati da Rolly Marchi gli hanno presentato un cartellone con tutte le firme nostre, di suiveurs e di tifosi. Il mio centravanti privato quest’oggi è riuscito finalmente a esplodere un destro degno di lui e ha costretto Calderon a salvarsi in qualche modo, così da concedere quasi una palla-gol a Riva. Ha giocato in scioltezza, molto bene, disimpegnando sempre con eleganza. Gli darei 7.
BERTINI 6,5
Bertini è un confusionario maledetto, però è animato da tale forza che se avesse appena la metà intelligenza della forza sarebbe un marziano, non un giocatore di calcio di valore mondiale. Si è battuto sempre con impegno, non ha mai brillato per lucidità né nella costruzione né, tanto meno, nelle conclusioni che oggi non ha neppure tentato, per fortuna: però è stato molto valido nel marcare il suo avversario diretto che era Monguia. Gli darei 6,5
ROSATO 7-
Ha sulla coscienza, poverino, uno scivolone dovuto alla compattezza eccessiva del fondo erboso. Scivolando ha consentito al centravanti Fragoso di arrivare in area e di liberare sulla destra l’interno Gonzàles che sarebbe toccato a De Sisti. Gonzàles, da 5-6 metri, a colpo sicuro, ha infilato Albertosi. Giova dire tuttavia che oggi Rosato si è riabilitato pienamente rendendo quasi al suo meglio. Gli darei 7-
CERA 8-
È stato ancora una volta splendido, sicuro come regia: insomma, ha reso quasi all’altezza della sua prima esibizione con la Svezia, benché gli spazi fossero molto più larghi e, ancora, nonostante mancasse a centrocampo un filtro giovevole per la difesa. Gli darei 8-
DOMENGHINI 6,5
Che dire di questo ciondolone mai morto? E’ ciucco, indubbiamente è ciucco: non è mai lucido nelle sue impostazioni. Qualche volta la generosità lo spinge a chiedere lanci che poi non è in grado di raggiungere appunto perché stremato. Bisogna tuttavia dire di lui che si è battuto come sempre con un impegno e con un altruismo veramente degni della sua fama. È inutile poi ricordare che proprio da un suo tiro cieco e in apparenza sciamannato è uscito il gol del pareggio causato da una svirgola di Pena. Se quel tiro non fosse stato maligno, forse neanche Pena avrebbe svirgolato in rete. Quindi a Domenghini un 6,5.
MAZZOLA 8
Ha giocato nel primo tempo. Sapeva di dover lasciare il posto a Rivera, si è prodigato in recuperi di cui nessun interno fino ad oggi era mai stato capace, almeno nel nostro clan. È stato largamente il migliore in campo nel primo tempo e gli va assegnato un 8.
RIVERA 8
È entrato al posto di Mazzola come era stato stabilito e previsto, nel secondo tempo. Non ha operato filtri volonterosi come Mazzola, sapendo astutamente che la sua inclusione aveva scopi offendivi e di impostazione costruttiva anziché di difesa. Rivera ha aiutato Riva nel primo gol suggerendogli un attacco che poi Riva ha condotto da solo leoninamente contro tre avversari e si è liberato a sua volta a rete, proprio duettando con Riva, al 24′ e infilando decisamente i messicani e rassicurando gli azzurri sulla certezza del successo. Ha avuto anche un’altra palla-gol: l’ha battuta sulla traversa. Un altro gran tiro ha fatto sfiorando la traversa. Forse nell’occasione del tiro sulla traversa avrebbe potuto concedere al giovane Gori, che era in campo da un paio di minuti, la soddisfazione di segnare. Ma è facile dirlo stando seduti in tribuna. Aveva spalancata la porta, Rivera, e ha tentato il destro alzandolo un po’ troppo. Va detto tuttavia che proprio ai suoi suggerimenti si deve se siamo riusciti a raggiungere una vittoria così larga e darei a lui il voto concesso a Mazzola, per i suoi meriti difensivi: 8.
BONINSEGNA 8,5
Boninsegna per me è stato il migliore in campo. Si è battuto con un accanimento degno del suo carattere di folle mantovano, generoso anche se qualche volta, quando è impegnato allo stremo, non ricorda di avere compagni. Boninsegna merita 8,5 perché in tutte le azioni nostre è entrato sia direttamente sia portando via gli avversari per lasciare spazio abbondante a Riva e a Rivera. Boninsegna insomma si è immolato, diciamo così, per la vittoria e vi ha contribuito con uno spirito e un coraggio che ai miei occhi gli valgono la qualifica di migliore in campo: 8,5
DE SISTI 7-
Ha giocato sempre con la diligenza che lo distingue, il nostro ragioniere. All’inizio ha ballato un tantino essendo i messicani portati a chiamare i laterali in azione quando avevano la palla i centrocampisti. Proprio di De Sisti era l’omarino che inopinatamente si è liberato al gol al 12′ del primo tempo. Avvertito da questa topica, il nostro ragioniere non ha più mollato presa e via via si è andato illuminando fino ad apparire il più puntuale di tutti i nostri difensori, perché di un difensore si tratta quando si parla di De Sisti. Gli dò 7-
RIVA 7
Meriterebbe considerazioni a parte di indole psicologica o addirittura psichiatrica. Era un caso patologico veramente: gli si era fatto un nodo nell’animo, un viluppo di serpi maligne dalle quali non riusciva a liberarsi. Lo ha dimostrato ancora nel primo tempo, comportandosi con tale sfiducia nel gioco costruttivo dei compagni da incoraggiarli a non costruire mai per lui. Era veramente indisponente, talché ci stavamo chiedendo se non convenisse sostituirlo. È avvenuto invece che la fiducia riposta in lui ha avuto successo; non appena è entrato qualcuno che ha cominciato a farlo giocare, Riva si è scatenato ed ha ottenuto un gol di grandissima classe, assolutamente impensabile nella posizione in cui si trovava, dopo aver giostrato in dribbling contro ben tre avversari in centro. Riva si è aperto leoninamente la via verso sinistra e quando tutto lasciava credere che dovesse liberarsi della palla appoggiando all’estrema improvvisamente, come suole, con una rotazione di anche e una battuta di collo interno sinistro ha infilato in diagonale basso l’angolino opposto lasciando tutti stecchiti. Ha poi ottenuto un altro gol dovuto più a coraggio e a senso del tempo che ad eleganza e intuizione. Si è buttato in mischia riuscendo ancora a fare quattro. Pregevolissimo di lui, quando ha incominciato ad arretrare, qualche rilancio volante di esterno sinistro verso Rivera, che infatti è stato liberato due volte al gol da Riva. Gli darei 7 tenendo conto appunto che nel primo tempo è stato quasi in abulia, se non addirittura in animosa polemica con i compagni che non costruivano per lui.
GORI s.v.
Senza voto. Ha toccato, in 7 minuti, solo pochi palloni, sfiorando il gol sul primo passaggio ricevuto da Riva.