Mondiali 1986: Francia-Italia 2-0

Mario Sconcerti – La Repubblica 18 giugno 1986

Povero Bearzot…

Non c’è stata partita e tutto sommato non c’è stato nemmeno mondiale. L’Italia torna a casa lasciando la sensazione malinconica di non essere mai partita. Il nostro Mundial stavolta è stato vissuto soprattutto alla memoria. L’unico vero grande credito che perfino Bearzot dentro di sè riusciva a dare a questa squadra era il ricordo di quattro anni fa, la speranza che la rabbia, la concentrazione, quel senso di cittadella assediata che la nazionale si porta dietro ogni volta che la posta si alza, accendessero una scintilla di gioco come allora.
Non è successo, forse non poteva succedere, sicuramente abbiamo fatto pochissimo perchè si accendesse. E’ presto per cercare le colpe di una mediocrità disarmante, abissale, vergognosa almeno per quello che di impotente e frustrante ha fatto nascere dentro chiunque l’abbia seguita con la voglia di crederci.

Certo è che la nostra prestazione con la Francia è sembrata l’esatta immagine di tutta la nostra spedizione: contraddittoria, fredda, pesante, molto spesso inutile. Non so se sia consolante, ma il primo a capire quanto fosse reale il pericolo è stato proprio Bearzot. Siamo stati tutti d’accordo con lui quando alla vigilia ha scelto la via della prudenza mettendo da parte Di Gennaro ed aprendo la strada del centrocampo ad una piccola folla di cursori. Era una specie di dichiarazione di intenti, un richiamo alla realtà ed alla vecchia tradizione del calcio all’ italiana, ma era soprattutto l’ammissione di un limite. Non c’è nessuno attualmente in Italia che abbia la fantasia per inventare calcio e l’autorità per imporre ad alto livello questo dono che adesso sembra rarissimo.

Ci siamo illusi che bastasse l’operosità miliardaria dei nostri uomini qualunque, che il carisma di vecchi campioni ricucisse il vuoto tremendo che ci divideva dal passato, che ci redimesse la forza giovane di pochi neofiti, ma era tutto nell’aria, lo è stato fin dal primo istante. Questa era ed è rimasta la nazionale di Di Gennaro, diligente, solerte, dignitosamente operaia. Niente più. Ed eravamo talmente uniti in quest’amplesso senza fantasia che siamo franati non appena è rimasto fuori proprio l’innocente portabandiera dei nostri limiti.

Forse scriviamo a caldo, forse è troppo presto per fare dei confronti sereni, ma questo pallido viaggio messicano si conclude con il risultato più disastroso degli ultimi vent’anni. Nemmeno la celebre disfatta di Middlesborough con la Corea del Nord fu così deludente. Quella almeno fece male. Oggi ce ne andiamo con un senso di impotenza solare, quasi da abusivi del Mundial. E’ giusto che il grande calcio continui senza di noi. Ma è anche giusto che da domani, da oggi stesso si cominci a domandarsi se il nostro calcio è davvero tutto qui, piccolo, timido e stanco come questo mondiale ci ha raccontato. O invece Bearzot si è messo alla testa di un lungo, interminabile convoglio di errori.

L’Intervista

BEARZOT: “E’ SOLO COLPA MIA”

Repubblica — 18 giugno 1986

Bearzot torna a casa portandosi dietro le prime critiche. LItalia è scoppiata per il caldo, per un’improvvisa crisi atletica. O forse soltanto per paura. Baresi doveva essere il mastino di Platini, ma questa scelta si è rivelata difensiva, improduttiva, ininfluente. Lo sapevamo, nella Francia non gioca solo il numero 10. Mentre l’Italia è stata sempre fatta in questo Mondiale da Bagni, Vierchowod e Altobelli (non oggi però…) che hanno faticosamente coperto le lacune degli altri. Bearzot lo sa. Ha sperato che una squadra nuova nascesse, dopo lo sfortunatissimo 1-1 contro la Bulgaria. Ha intravisto una risposta in un gruppo che aveva ballato amichevoli per quattro anni, pareggiando a Cipro e perdendo in casa con la Norvegia. Era sicuro: questi undici, dodici, tredici uomini non sono il massimo. In dieci anni, ha diretto 110 partite, ha provato 65 giocatori. E tanti altri ne vedrà nei quattro anni che ci dividono dal Mondiale italiano, dove sarà obbligatorio vincere. Mentre i francesi gridano “Italia all’aeroporto” riscattando anni di sfottò, ognuno di noi prova ad anticipare l’Italia che nasce da una giornata così brutta.

In questa nuova squadra non c’è posto nè per Galli nè per Tancredi. Conti potrà tranquillamente viversi una ricca senilità calcistica, Cabrini dovrà almeno dimostrare di non essere quello visto qui. E sicuramente Bearzot, il cui contratto scade nel ’90, dovrà ricominciare a convivere con la critica, con i soliti 55 milioni di commissari tecnici, dopo la preoccupante ma scontata unanimità di questi ultimi anni. Per ora, la sua tristezza contrasta con l’allegria di qualche italiano, contento di tornare a mangiare gli spaghetti da mamma. Lui avrebbe voluto vincere, è ovvio. Soprattutto contro Platini, contro lo straniero simbolo di un campionato bello e svenduto, condannato a condizionare la Nazionale. Non è Dio, ma forse ha spremuto il massimo di una generazione. Ha avuto tutto il possibile, forse poteva sfruttarlo meglio, forse ha sbagliato nella giornata decisiva. Ma prima, ha riflettuto a lungo: Baresi andava almeno provato. Fino all’ultimo indeciso fra Vialli e Galderisi, è andato sul già visto. Tornando indietro, avrebbe fatto diversamente.

Mentre risponde alle prime domande, scopriamo in lui i segni di una vecchiaia vissuta sul campo. Le ossa si vedono di più. Bearzot mostra un po’ di fierezza, nonostante tutto. Soprattutto quando un francese gli chiede: signor Enzo, ci sono voluti tanti anni perchè la Francia battesse l’Italia in un modo così netto. E’ nata una nuova stella calcistica?
La Francia è in un momento di grande maturità, un cammino iniziato fin dall’Argentina. Ma l’Italia vista all’Olimpico non può essere un test per capire se Michel può vincere il Mondiale“.

La prima domanda tecnica. Come mai nel primo tempo Baresi su Platini, nel secondo De Napoli. Cosa non ha funzionato? “Baresi aveva marcato Platini sempre con un certo successo in varie occasioni, nel campionato italiano. Un centrocampo aggressivo poteva essere l’unica risorsa, l’unica soluzione contro i francesi, che vantano un reparto nettamente superiore. Nel primo tempo si era visto poco, nella ripresa ho cercato di portare più ordine. Ma è stata la squadra intera a non rispondere: eravamo inferiori in tutti i reparti. Una nostra giornata no, alla quale corrispondeva una grande prova francese“.

Ma si tratta di un episodio o di una inferiorità ormai storica? La risposta c’è e non c’è.
Chiaro, s’è vista una Francia superiore a noi. In tutti i reparti, ripeto, era più forte di noi. Difficile trovare soluzioni perfino in attacco“.

Che cosa prova lasciando il titolo di campioni del mondo?
Credo di aver risposto parecchie volte a questa domanda. Da uomo di sport, dico: bravi quelli che ci hanno battuto. Da uomo di sport, dopo quarant’ anni di calcio, non mi aspettavo solo vittorie“.

Si commuove anche l’interprete. Se solo le lacrime servissero a qualcosa… Secondo lei, la squadra italiana ha mostrato poco cuore in questo Mondiale?
Respingo ogni accusa nei confronti dei giocatori, non c’è mai stato un Mondiale in cui l’Italia è stata così compatta, le responsabilità sono mie. Soltanto mie“.

E quali sono? L’unico segno di impazienza.
Cosa volete che risponda. Nel primo turno, la squadra ha fatto il suo dovere. Poi ha trovato la Francia, che era superiore, e ha perso“.

Così Bearzot lascia la scena del Mondiale messicano, tra hostess che lo baciano e cameramen che gli danno una pacca sulla spalla. Televisa lo porta via, sono loro a comandare. Mentre è l’ora, il giorno di Henri Michel, 39 anni, ex centrocampista.
Ci sono voluti tanti anni, adesso abbiamo battuto l’Italia, abbiamo battuto i campioni del mondo. Un risultato importantissimo, che lascia per adesso da parte la prossima prova contro il Brasile. Era importante uscire vittoriosi da questa partita. Sono molto soddisfatto della prova di tutta la squadra“.

Si aspettava un’ Italia così debole?
Sinceramente no. Alla vigilia mi aspettavo più fatiche. Ho avuto sempre tanto rispetto per loro“.

A che cosa si deve il successo della Francia?
Soprattutto alle forti individualità: Platini, Tigana, Giresse, tutti. merito loro, è merito della loro classe e della loro capacità organizzativa“.

17-6-1986, Città del Messico
FRANCIA – ITALIA 2 – 0
Reti: 1:0 Platini (16), 2:0 Stopyra (56)
Francia: Bats, Ayache, Battiston, Bossis, Amoros, Giresse, Tigana, Fernandez (75 Tusseau), Platini (c – 86 Ferreri), Rocheteau, Stopyra
Italia: Galli, Bergomi, Vierchowod, Scirea (c), Cabrini, G. Baresi (46 Di Gennaro), De Napoli, Bagni, Conti, Altobelli, Galderisi (58 Vialli)
Arbitro: Esposito (Argentina)