Mondiali 1990: Italia-Austria 1-0

di Ronaldo Pergolini – L’Unità del 10-06-1990

E’ l’Italia che piace

Alla prima impegnativa verifica la Nazionale convince. Un solo gol, ma gioco costantemente all’attacco – Buona intesa tra i reparti e brillante condizione atletica – Vialli recuperato, Ancelotti e Carnevale sostituiti

Dalla serie B al primo gol in maglia azzurra. Il sogno di Schillaci contagia anche questa nazionale. Per quasi ottanta minuti l’Italia le aveva provate tutte per vincere una partita che stava stravincendo, ma per fregare la furbastra Austria c’è voluto lui: Totò Schillaci da Messina. Un tinaie davvero emozionante, dopo una partita ricca di colpi scena. Le magagne, gli sprechi, le polemiche restano dietro le quinte. E’ il momento dello spettacolo e quando viene alzalo il sipario il palcoscenico dell’Olimpico e davvero bello. Pochi gli striscioni, cori levigati, un pubblico caldo ma senza fiammate esagerate: anche sugli spalti sembra che sia calata un’aria teatrale. Le squadre scendono in campo con un certo anticipo e l’arbitro anglobrasiliano Wright, dopo aver espletato le formalità, passeggia, per alcuni minuti, assieme ai guardalinee prima di decidersi a fischiare l’inizio.

Gli azzurri sono quelli arcinoti, nell’Austria, l’amletico et Hickersberger ha sciolto il dilemma, c’è Ogris, invece di Rodax capocannoniere del campionato austriaco con 35 reti e bomber più prolifico tra quelli presenti ai Mondiali. L’Italia non si concede nemmeno un attimo di riflessione. Si parte subito alla carica e dopo appena cinque minuti si potrebbe anche suonare la tromba: da Donadoni a Vialli che con un lancio soli prende in contropiede la difesa austriaca e libera Carnevale in area. La spalla del Gianluca nazionale capisce con un attimo di ritardo, ma recupera con una bella progressione.

Il portiere esce e Carnevale gli spara il pallone addosso. Peccato, sarebbe stata subito un’altra partita. Gli austriaci avrebbero dovuto abbandonare la loro tattica attendista. Il ct Hickersberger ha puntato tutto sul contropiede e sul fuorigioco. Ma Polster e company hanno ben poche occasioni per pungere. L’ex torinista con un Bergomi che non lo perde mai di vista non vede l’ombra di un pallone. Funziona di più il fuorigioco con il quale la difesa dei «bianchi» fa fallire le incursione azzurre, viziate in alcuni casi da troppa foga. E quando l’avversario scappa si fanno scattare le tagliole. Ne sanno qualche cosa Donadoni, Vialli e Carnevale centrati da interventi al limite del killeraggio. Il compunto arbitro Wright fa scattare puntuale il cartellino giallo per Herzog, che Prohaska definisce il Platini del futuro, ma che non disdegna le entrale alla Furino, ma poi sorvola sugli altri fallacci che seguono.

L’Italia c’è e c’è pure Giannini. Si muove con scioltezza e lucidità il principe» e al 12′ si assume anche la responsabilità di provare la botta da fuori area. Un gran bel tiro che costringe al volo il portiere Lindenberger. Il gol sembra maturo, ma prima Vialli che tenta di infilare il portiere senza trovare la cruna della porta e poi Ancelottl con una bordata da fuori area non riescono a scuotere l’albero. L’Austria è come il trucco: c’è ma non si vede. Al 37′ Donadoni inventa un gol per Carnevale. Vola su lancio di Vialli e dalla linea di fondo, pressato da un difensore, mette al centro un pallone che chiede solo di essere buttato in rete: Carnevale lo manda sopra la traversa. Serata, davvero infelice per il romanista. L’Austria potrebbe rifilare la classica fregatura con fortunoso contropiede ma Maldini in scivolata stoppa sul nascere la botta che Russ sta per mollare a dieci metri da Zenga. Niente da fare il primo tempo si chiude con un «no contest» nonostante la larga vittoria ai punti degli azzurri.

Il match riprende con la stessa cadenza, anche per quanto riguarda i falli degli austriaci che l’arbitro continua a sottavalutare e, addirittura non vede una classica falcioni in piena area di Russ su Donadoni. I bianchi sembrano sul punto impallidire ma trovano la forza di restare in piedi e di mettere ko qualche azzurro. All’inizio della ripresa è entrato De Agostini al posto di Ancelotti ed un un suo «uncino» viene arpionato con un gran volo dal fortiere Lindenberger. Bisogna trovare il modo di piazzare l’uppercut e Vicini fa scaldare il puncher Schillaci. E’ davvero una bella Italia se si esclude De Napoli che all’innocenza per i suoi tratti non apollinei assomma, pero, una colpevole mancanza di grazia e di consistenza calcistica.

Entra Schillaci, manca ancora un quarto d’ora alla fine. Ma a lui bastano tre minuti per acchiappare una vittoria voluta, inseguita, braccata ma che continuava a sfuggire. L’azione è da manuale: Donadoni lancia Vialli, breve corsa palla al piede e cross splendido. Schillaci, al centro dell’area, si alza e incorna in rete. Esplode lo stadio, mentre il monitor rimanda la faccia di Schillaci impietrita da una gioia che nemmeno lui sapra mai raccontare. Noi possiamo raccontare di un’Italia, finalmente ritrovata. Ritrovata al momento giusto e la speranza che sia soltanto il primo di una lunga serie si fa sempre meno sfuggente.

Vicini: «Siamo stati grandi»

Elogio in blocco dell’allenatore che fa capire che sarà una squadra intercambiabile con pochi posti fìssi

Vicini, allora?
«Allora mi sembra sia stata una buona partita di avvio, una partita molto bella, estremamente combattuta. Non avrei potuto chiedere di più ai ragazzi. Abbiamo vinto con mento. L’Austria ha confermato di esaere un avversaria irriducibile, si e nvclata esattamente la squadra giovane e temibile che ci aspettavamo. Sì, devo proprio ammettere che sono soddisfatto, anche se forse il risultato finale poteva essere un po’ più largo di questo uno a zero…Comunque, sia chiaro che se anche ci fosse stato un finale diverso, voglio dire meno esaltante per noi, sia chiaro che ai miei ragazzi non avrei potuto rimproverare nulla, non avrei avuto niente da dire, niente da rimproverare…sono stati eccezionali».

Ancelotti e Baresi: come stanno?
«Bisogna aspettare ventiquattro ore per poterlo dire con precisione. Carletto verso la fine del primo tempo ha accusato un dolore al quadricipite della gamba destra. Baresi, invece, ha una fortissima contusione al gomito sinistro».

Vicini, lei è sempre stato convinto di poterla vincere questa partita? Sempre, vogliamo dire, anche quando l’Italia attaccava attaccava e non riusciva a segnare?
«Certezze, nel calcio, non se ne possono avere. Ad un certo punto ho avvertito però un paio di cose. Primo: Carnevale aveva speso molto e era anche stato sfortunato…Secondo: in attacco mancava probabilmente qualcuno rapido nell’esecuzione, perchè la difesa austrìaca dava la netta sensazione di soffrire certe giocate veloci».

Cosi ha fatto entrare Schillaci. Ora Totò diventerà titolare?
«Mah, non so, questi discorsi mi sembrano un po’ prematuri stasera…».

Vicini, su Donadoni c’era un rigore netto. Anche lei se n’è accorto?
«Noi. in panchina, ce ne siamo accorti dagli sguardi dei ragazzi. Osservando le loro facce mi sono reso conto anch’io che doveva essersi trattato di un fallo piuttosto netto… ma ripeto, sono state solo sensazioni… dalla panchina si vede sempre poco, è il solito pessimo punto d’osservazione».

De Agostini, molto bravo, no?
«Bravissimo, ha sostituito Ancelotti come meglio non avrebbe potuto. Ma non mi ha sorpreso, aveva già fatto bene altre volte, ha soltanto offerto un’ennesima conferma del suo valore, della sua versatilità. E comunque, il fatto che un giocatore abbia sostituito un suo compagno adeguatamente, non mi meraviglia. Tutti sono in grado di sostituire tutti, senza creare scompensi agli schemi tattici. Durante il mondiale, questa squadra subirà inevitabili avvicendamenti. Controllate la panchina che avevo scelto: a parte Schillaci e Tacconi, gli altri erano tutti giocatori che potevo utilizzare in almeno due ruoli diversi…».

L’Italia ha giocato a ritmi altissimi.
«Beh, forse non è proprio l’ideale giocare a questi ritmi subito. Ma nella prima partita, in questo stadio, con un pubblico romano cosi caloroso, dovevamo per forza spingere al massimo…».

Vicini smette di parlare. E’ stanco, ha parlato con un filo di voce. Ha le guance rosse, e quando lui ha le guance rosse vuol dire che è teso. Questa vittoria l’ha stressato. Dietro il tavolo della conferenza stampa, resta il presidente della Federcalclo, Antonio Matarrese. Lui ride. Se la felicità esiste, lui ne ha molta addosso. Comincia: «E’ finito un incubo… davvero, per me è stato un incubo, questa partita. Ora potrò dormire, finalmente. La squadra ha giocato bene, è stata davvero bella. E se devo essere sincero… insomma, se devo essere sincero, i ragazzi mi hanno anche un po’ sorpreso. Non me li aspettavo cosi determinati, cosi pronti anche atleticamente. Però, dovessi dargli un voto, gli darei un sei e mezzo, non di più. Non devono montarsi, il mondiale è ancora lungo».

Il Tabellino

Roma, sabato 9 giugno 1990 ore 21.00
ITALIA-AUSTRIA 1-0
Reti: 1:0 Schillaci (75)
Italia: Zenga, Bergomi, Maldini P., Baresi F., Ferri, Ancelotti (De Agostini 46), Donadoni, De Napoli, Vialli, Giannini, Carnevale (Schillaci 75). Allenatore: Vicini Azeglio
Stati Uniti: Lindenberger, Russ, Streiter, Aigner, Pecl, Schöttel, Artner (Zsak 62), Linzmaier (Hörtnagl 77), Ogris, Herzog, Polster. Allenatore: Hickersberger
Arbitro: Wright (Brasile)

Le Pagelle

ZENGA 6 – I rinunciatari attaccanti austrìaci gli hanno agevolato l’esordio mondiale. Nessuna parata particolare, ma si e mosso con sicurezza in quelle poche occasioni nelle quali è stato chiamato ad intervenire.

BARESI 7,5 – Esemplare il modo come riesce ad essere sempre uguale a se stesso. Sprazzi di classe pura sono piovuti sul nuovo prato dell’Olimpico, ma anche schizzi di duro mestiere quando l’occasione lo richiede. Dopo dieci mnuti ha messo un artigianale ma preziosissima pezza su un tiro di Rodax dal limite dell’area e ha trovato anche il modo proiettarsi in avanti come sanno fare solo i veri comandanti e la botta rimediata al braccio è stato il letterario eroico tocco.

BERGOMI 7 – Lo «zio» sembrava, negli ultimi tempi, aver assunto connotati da focolare domestico. Era soltanto un’impressione. E’ sempre lui e se ne accorto anche lo smanioso, ma inconcludente Polster che il pallone lo ha davvero soltanto intravisto.

FERRI 7 – Anche su di lui si cominciavano ad addensare interrogativi. Con l’impetuoso ritorno di Vierchowod sembrava che dovesse fare la line di un ferro vecchio. Anche lui ha smentito le crìtiche con prestazione all’acciaio temperato. Sono mancate le sue bombe su punizione. Ci ha provato ma senza fortuna. Ma non è il caso di andare a cercare l’ago nel pagliaio.

MALDINI 6.5 – Il ragazzo non si è guastato con il crescere. Veloce ed elegante mastino ha messo la museruola ad Ogrìs. Bello ed efficace un suo intervento in scivolata con il quale ha anticipato Russ che si preparava a battere a rete a pochi metri da Zenga.

ANCELOTTI 6 – La sufficienza soltanto perchè l’avida sfortuna gli ha permesso di giocare solo un tempo. Avrebbe meritato di più per quello che aveva fatto vedere. Davvero un peccato ma Ancelotti costretto a fare i conti con un altro incidente ha bisogno di ben altri «voti».

DE NAPOLI 5 – Una delle poche note stonate nell’orchestra azzurra. Si sa che nella banda di Vicini non può fare il primo violino e nessuno glielo chiede. Per lui c’è jI ruolo di suonatore di piatti che non è poi un ruolo cosi secondario. Bisogna conoscere sempre la musica e sapere quando è il momento di entrare. «Rambo» De Napoli, come aveva latto vedere in campionato ormai chiede di potere fare tutto sfruttando i suoi mantici. E puntualmente ne viene fuori una partita sfiatata. L’impegno, la generosità non si discutono ma certi «lisci» da oratorio sono da banco degli imputati.

DONADONI 7 – Aveva fatto tremare alla vigilia di questo mondiale. Pareva l’unico degli azzurri al top della condizione ed invece, nella partita-allenamento con il Cannes sembrava che stesse muovendo i primi passi della preparazione. Sul vellutato prato dell’Olimpico è scivolato via come una palla del suo gioco preferito: il biliardo. Ha organizzato sponde di squisita geometria e imbucato fantasiosi «assist»

GIANNINI 7,5 – Ci voleva l’azzurro mondiale per ritrovare il Principe. Una felice, stimolante sorpresa, anche per chi come noi, non gli ha mai risparmiato critiche per le sue non rare prestazioni «pleblee». Si è sempre detto che non è un regista. Ieri sera ha fatto scattare pregevoli ciak e ha perentoriamente detto per tutta la partila: «Motore, azione».

CARNEVALE 5,5 – Ha avuto sulla punta dei piedi il miele di un successo personale, ma non lo ha saputo cogliete. Nel primo tempo per due volte poteva concludere in gol due azioni lineari. Ci ha provato, ma nell’esecuzione è mancata quella determinazione, lucida e rabbiosa allo stesso tempo, che devono far parte dell’attaccante di razza.

VIALLI 6,5 – Non è ancora lui, ma è sulla buona strada per ritrovarsi. Nel primo tempo ha mancato un gol che sembrava fatto, ma ha lavorato moltissimo si è fatto sempre trovare nel vivo delle azioni più importanti ed è suo il cross per il gol vincente di Schillaci.

DE AGOSTINI (dal 46′) 6,5 – Vicini è costretto a scegliere, ma certo lasciare in panchina il suo «uncino» è proprio un delitto. Le sue sinistre rasoiate sono sempre in grado di risolvere una partita e solo il portiere austriaco gli ha impedito di «scippare» questa soddisfazione a Schillaci.

SCHILLACI (dal 75′) 6,5 – Ha solo messo dentro un pallone che sbloccato una partita che sembrava stregata. Ha solo segnato un gol: un semplice, strepitoso gol.