Mondiali 1994: Italia-Messico 1-1

Giancarlo Padovan- Il Corriere della Sera del 29/06/1994

Non si esce mai, non si esce ancora da questo mirato incubo metafisico, teso a mantenerci sempre sospesi. Con l’Eire nell’inebetito esordio, con la Norvegia fino a strapparci il cuore, ieri con il Messico e anche oltre il Messico: l’Italia segna con Massaro all’inizio di ripresa, ma non riesce a farsi bastare quel gol. Si fa rimontare proprio quando bisognerebbe affondare tutto: l’avversario, l’incubo, l’inconscio. Basterebbe giocare in contropiede, o basterebbe avere dall’arbitro un rigore su Dino Baggio che pare netto, proprio un minuto prima della resurrezione messicana o forse sono i nostri occhi a pretenderlo invano. Invece, dopo il pareggio, è un cozzare logico ma violento, contro una squadra attrezzata soprattutto per non far giocare. Messico primo con un pareggio che dà gli stessi punti di Irlanda, Italia e Norvegia, ma lo avvantaggia nel numero dei gol segnati. L’Italia sconta lo scontro diretto con l’Eire, la Norvegia la sconfitta con l’Italia. Siamo terzi, più sballottati che al ballottaggio.

Come sempre le era accaduto, anche contro l’Eire, l’Italia aveva iniziato con un ordine invidiabile, pressing lineare e, in neanche cinque minuti, un’occasione per Casiraghi (non sfruttata causa piede incongruo) e una per Roberto Baggio (conclusione a seguito di calcio d’angolo, fuori di un metro).
Gli azzurri spingono dalle fasce, soprattutto a sinistra, e hanno il merito di allargare sempre il gioco dalla tre quarti in avanti. Molti falli dei messicani (ammonito presto Del Olmo), molte scivolate degli italiani sull’erba. Comunque, la proprietà del campo è azzurra attraverso passaggi di prima, palla quasi sempre bassa, intelligenti smarcamenti non solo delle punte, ma anche dei terzini in sovrapposizione e dei centrocampisti.
Ammirevole, più degli altri, Maldini che viene a portare il pressing sulla trequarti avversaria, trovando poi la forza di rientrare e chiudere la propria zona difensiva.

Al 20′ c’è ancora una palla buona per Casiraghi: lancio di Albertini, Suarez manca l’intervento di testa, ma l’attaccante azzurro è colto da cattivo stupore. L’efficacia della miglior disposizione azzurra si coglie da due aspetti che si compenetrano: nessun rischio almeno per 40′, e un’assoluta naturalezza negli attacchi. Al 26′, da uno scambio Casiraghi-Signori nasce un cross non alto che il biondo laziale gira in rovesciata: Campos para. L’Italia sa attendere prima di accendersi: quando le riesce, l’avversario vacilla. Campos subisce in area un pressing di Casiraghi che potrebbe sortire clamorosi sviluppi.

Duello tra Luis Alaves e Benarrivo
Duello tra Luis Alaves e Benarrivo

Invece, quasi a sorpresa al 40′, e su un pallone che dovrebbe spegnersi tra Apolloni e Benarrivo, la respinta corta è presa da Garcia Aspe che, dal limite, conclude fortissimo. Marchegiani si inarca a deviare. Poi, sull’onda di due calci d’angolo, è Luis Garcia a tirare alto dall’angolo destro. Sono, però, anche due tiri dalla bandierina per l’Italia, preceduta da zuffe furibonde, a mettere a repentaglio la salvaguardia del piccolo portiere Campos. A 1′ dall’intervallo, è invece Berti ad arrivare a un niente dal gol: Albertini lo invita oltre la linea dell’ultimo uomo, però in posizione regolare. Campos chiude due volte.

Sacchi, come contro la Norvegia, azzarda giusto: dentro Massaro per Casiraghi e, a ripresa iniziata da tre minuti, Albertini indovina un lancio di estrema bellezza, liberando Massaro al controllo di petto, in area, da solo: la coordinazione del monzese è conclusa da un destro che batte Campos. Sette minuti ed è ancora lui, Massaro, a cercare di testa il gol, a lato di pochissimo. Poi, una stupenda azione Dino Baggio-Signori-Dino Baggio è chiusa da un intervento di Ramirez Perales su Dino Baggio. Sembra rigore anche in televisione. Ma Lamolina non lo concede. Così è il Messico a pareggiare al 12′ per un errore di misura di Apolloni che appoggia al centro, dove Maldini è colto in controtempo. Signori manca il contrasto su Bernal e quest’ultimo, dal limite ha il tempo per il controllo e il diagonale nell’ angolo di destra. Problemi a Dino Baggio.

Si vede subito che il centrocampista non ha più il passo del primo tempo. Sacchi, però, tarda a toglierlo. Poi, al 20′, inserisce Donadoni. Per il centrocampo è una grave perdita, perchè forza e linearità vengono meno. Comunque c’è spazio per duetti personali: Massaro-Baggio, per esempio, al 23′. Lo juventino dribbla anche il portiere in uscita, resiste anzichè cadere e poi chiude con un cross che attraversa tutta la luce della porta e frutta un angolo. La palla buona ce l’avrebbe Berti, al 24′, servito rasoterra dal solito Massaro. Ma Nicola indugia, si volta, torna indietro e ne nasce solo una conclusione di Roberto Baggio, centrale e smorzata, che Campos non trattiene, ma devia in angolo.

L’Italia si allunga, nonostante i lodevoli tentativi di Albertini di trattenerla come blocco unico: Massaro allora prova da lontano, alto di un palmo. Donadoni porta qualche palla di troppo e troppe ne perde, soprattutto in zona pericolosa; Benarrivo ha dato tutto, poi finisce per uscire anche Maldini, attaccato dalla caviglia dolente. Per fortuna, si rimette in due minuti, anche se non potrà più scendere lungo la fascia con la stessa brillantezza del primo tempo. Così il Messico si fa pericoloso, anche se l’intenzione è una: tenere la palla, far passare il tempo. Gli azzurri, sfiniti, non rinunciano mai. Al 40′, Albertini crossa per Berti che si alza con le energie residue: la girata di testa è presa da Campos. Il Messico resiste, l’Italia di più non può. Finisce il tempo, non la speranza.

28-6-1994, Washington (MO)
Italia-Messico 1-1
Reti: 48’ Massaro, 58’ Bernal
Italia: Marchegiani, Benarrivo, P. Maldini, Albertini, Apolloni, Costacurta, Berti, D. Baggio (65’ Donadoni), Casiraghi (46’ Massaro), R. Baggio, Signori. Ct: A. Sacchi.
Messico: Campos, Rodriguez, Del Olmo, Ambriz, Suarez, Ramirez Perales, Garcia Aspe, Bernal, L. Garcia (83’ J. Chavez), Hermosillo, Alves. Ct: M. Mejia Baron.
Arbitro: Lamolina (Argentina).

Le Pagelle

MARCHEGIANI 6,5
Bernal passa il rasoio nell’angolino più lontano, dove non può arrivare. Sfregio a una partita dove il portiere conferma il posto, la sicurezza, la gioia pacata perchè a un numero uno si deve pur chiedere di parare. E lo fa, volando al 40′ a togliere da sotto la traversa una fucilata di Garcia Aspe.
BENARRIVO 6
A destra incrocia Alves, un altro lungagnone dopo Flo. La tecnica Benarrivo non cambia: creare problemi sempre un attimo prima di poterli subire. Buona idea, perchè in fase difensiva soffre assai.
APOLLONI 5,5
Adesso è responsabilità caricata sulle spalle dal primo minuto. Si occupa, più che altro, di Hermosillo, ma i problemi nascono quando è il ben più mobile Alves a puntarlo. Sull’ 1-1 sconta un doppio errore: suo e di Signori.
COSTACURTA 6,5
Chiamato a fare il Baresi, dà sicurezza alla difesa. Il capitano ha lasciato in buone mani l’eredità futura, in nazionale come nel Milan. Costacurta ha clonato anche il braccio alzato a chiamare il fuorigioco, le proteste a cercare il condizionamento nella logica del più forte, che nel calcio è ancora legge.
MALDINI 6,5
Deve temere più la sua caviglia destra che l’avversario diretto, quel Luis Garcia che aveva battuto l’Irlanda quasi da solo. Deve reggere per tutta la partita immerso nella sofferenza, ma senza farsi annegare.
BERTI 5
E’ il Berti inutile dei giorni in cui i nervi arrivano prima del cervello: sempre per terra, spesso a protestare, mai dentro il gioco. Non è partita. Se ne accorge anche lui, al 44′, quando davanti alla porta centra in scivolata Campos.
ALBERTINI 7,5
La partita passa dai suoi piedi per quantità ma anche per qualità. In campo è il prolungamento del Sacchi pensiero: attacco degli spazi, controllo senza mai rinunciare a ripartire. Gioca tutte le palle importanti, sublimandole nell’assist che Massaro non spreca.
D. BAGGIO 6,5
Concentra lo spessore fisico della squadra, vero centrocampista moderno. Ha, in più , la predisposizione al tiro da lontano, quello che manca ancora alla nazionale. Esce al 20′ della ripresa, toccandosi una coscia e seminando apprensione: difficile fare a meno di lui.
SIGNORI 6
Continua il suo Mondiale fatto di corse senza risparmio: da terzo attaccante, da quarto centrocampista, da difensore quando serve. Non ha fortuna, in acrobazia, quando al 25′ trova Campos e non il gol. Nella ripresa paga caro, paga tutto, esaurendo la lucidità.
R. BAGGIO 5
Non c’è con le gambe, non c’è con la testa. Quando dribbla anche Campos (22′ s.t.) evita di cercare il rigore, quando può tirare in porta non ha nè forza nè rabbia.
CASIRAGHI 5,5
A Campos, tuttofare di Acapulco, è stato segnalato come il pericolo numero uno. Non lo è sui corner ma sul pressing che porta per 45 anche sulle palle che sembrano perse. Peccato che alla generosità non corrisponda la freddezza quando Suarez buca e lui dovrebbe incassare una palla gol.
MASSARO 7,5
Tre minuti per diventare l’uomo decisivo. Catalizza il lancio Albertini, guarda Campos, lo gela nell’angolo basso. Ma non è solo questo. Massaro è recuperi in difesa, falli a favore cercati e trovati, costante pressione sull’ avversario. E più titolare in 45′ di chi ne ha giocati 90′ .
DONADONI 5
Non può essere un Dino Baggio, ma non fa neppure il Donadoni. Si infila nelle pieghe di una gara che si è fatta difficile, senza uscirne mai.