Mondiali 1998: Italia-Cile 2-2

Licia Granello – La Repubblica del 12/06/1998

Il Cile fa tremare l’Italia

Un pareggio molto sudato e poco meritato: un impatto in salita, con il Cile in vantaggio per un tempo intero e un arbitro maldestro, soprattutto dal secondo gol dei cileni in poi. Così, il Mondiale italiano è ricominciato là dove l’avevamo lasciato: cioè con Roberto Baggio sul dischetto del rigore e un risultato zoppo da rimediare. Ma rispetto a quattro anni fa, il piccolo principe non ha fallito, segnando il 2-2 che ha fatto esplodere Nesta e compagni in un furibondo abbraccio da scampato pericolo.

Partita dall’approccio quasi facile, fatto di azioni alternate, su verticali ancora abbozzate: nei primi 10′ si segnalano un intervento da dietro di Di Matteo su Acuna (non sanzionato) e un tiro di Villaroy, sfuggito a Di Livio. Intanto, le marcature si assestano secondo la logica maldiniana: Cannavaro appiccicato a Salas e Nesta a Zamorano, Di Livio sulle piste di Rojas e Maldini su quelle di Villaroel. In quanto a Costacurta, tampona dove è il caso, mentre Dino Baggio mangia l’erba sotto gli scarpini di Estay. Tutto perfetto, se non si dovesse anche tentare di vincerle, le partite: obbiettivo difficilmente compatibile con l’inferiorità numerica a centrocampo, dove, infatti, la marcatura di Baggione obbliga Albertini e Di Matteo agli straordinari.

Comunque, l’Italia va in gol, sfruttando al meglio l’unica soluzione offensiva provata nei giorni scorsi, cioè il contropiede sulla verticale d’area: Maldini serve Baggino e da lui, con delizioso tocco di destro, a Vieri, sul quale Margas fallisce l’anticipo. Controllo e sinistro preciso, irrimediabile per Tapia. Da qui alla fine del tempo (38′ ), l’ Italia si affaccia seriamente nell’ area cilena tre volte, sempre con Vieri (una parata facile e una in anticipo di Tapia, più un angolo guadagnato)

Il Cile patisce lo smacco, arranca, ma nel giro di 10′ si riorganizza, Acosta inverte i compiti di Margas e Reyes, ed è avvilente vedere quanto immediatamente il centrocampo italiano arretri idee e competenze. In particolare, Di Livio perde spesso e volentieri i contatti con Rojas, che alterna percussioni sulla fascia e accentramenti improvvisi, come al 24′, quando Zamorano e Salas annichiliscono i rispettivi marcatori (conclusione del neolaziale alta sull’uscita di Pagliuca). Un attimo dopo, Nesta si riscatta, con un recupero fulminante su Zamorano, lanciato da Acuna. I due si scambiano colpi piuttosto duri, che Bouchardeau ignora.

Il pareggio arriva a tempo scaduto, su angolo battuto da Estay, con palla deviata di testa da Zamorano, sfiorata da Reyes e girata in caduta dal rapidissimo Salas. La difesa italiana assiste basita. Ma il peggio deve ancora venire. Perché 5′ dopo l inizio della ripresa, il Cile raddoppia, grazie al cross di Villaroel, aggiustato da Zamorano (ancora in anticipo su Nesta) e rifinito in gol per la seconda volta da Salas. Qui, Maldini scatena un gioco di cambi poco comprensibili: certo, Di Biagio è più aggressivo di Di Matteo, ma l inserimento di Chiesa a destra permette ai cileni di incrementare il gioco di fascia che è poi la loro miglior risorsa offensiva. E, allo stesso modo, l’avvicendamento di Vieri con Inzaghi (dettato da soli motivi tecnici, a detta del ct) toglie quel poco di profondità che la squadra aveva avuto fino a quel momento.

Non c’è forza collettiva, nella reazione italiana, né lucidità: le azioni nascono scomposte e finiscono peggio, tanto che, dopo uno scontro Vieri-Tapia con palla già sul fondo, l’unica, vera azione da gol viene sprecata da Inzaghi, improvvido nel tirare addosso a Tapia, su servizio del solito Baggio. Ed è il piccolo principe a guadagnarsi anche il rigore del pareggio, rubando palla a Fuentes e subito calciandola addosso al libero, che tocca involontariamente con la mano. Rigore generosamente concesso e gol.

Maldini ci illumini: non abbiamo capito nulla

di Candido Cannavò – Gazzetta dello Sport del 12/06/1998

L’Atlantico spinge su Bordeaux i suoi capricci. Ci passano sulla testa tutte le nuvole dei libri di geografia. Si inseguono, ci inondano, scompaiono. Squarci di sole abbagliante e tempeste di pioggia feroce coabitano nello stadio dove il tifo cileno ha anticipato le nuvole dell’oceano ed e’ in chiara, rumorosa e fantasiosa maggioranza.

Questa breve premessa potrebbe essere, senza volerlo, una metafora del debutto azzurro ai mondiali. Abbiamo assaggiato di tutto: delizie e sgomenti, fasi di assenza mentale e gesti perentori, fortune e agguati. Un grosso pasticcio, tutto sommato, dal quale grazie al cielo usciamo indenni. Mentre il Cile assaggia gia’ il sapore del trionfo e l’Italia schiera tutti i suoi cannoni per gli estremi assalti, l’ultima tempesta di pioggia della giornata finisce di transitare. Baggio mette a segno il generoso rigore del 2 – 2. Ma se di sole si tratta, e’ smunto, pallidino.

Fuori dalla metafora ci restano la delusione per quello che poteva essere e non e’ stato, il sollievo per il salvataggio e il sontuoso pasticcio nel quale c’e’ il rischio di smarrirsi. Quando sento a mesi di distanza proclamare quale sara’ la squadra azzurra per il Mondiale mi vien sempre da sorridere. Pensate: non lo sappiamo neanche adesso, dopo la prima partita, nella quale Maldini ha impiegato, e non per divertimento, quattordici giocatori, chiamando in soccorso i piu’ impensati compreso Chiesa che a quest’ora avrebbe dovuto essere al mare.

Certo, quando le cose si mettono male bisogna inventare, ma la domanda – cardine resta appesa nell’aria. Qual e’, quale sara’ la nazionale che dovra’ portarci avanti? Come se non bastasse questo minestrone di Bordeaux, c’e’ Del Piero alle spalle a porre in discussione Roberto Baggio, nostro lusso e nostro salvatore: fuori dal ritmo dei cileni, ma autore delle giocate decisive. Dal tocco sublime che ha proiettato in gol Vieri, sino alla poderosa punizione che, ripresa da Albertini, stava per darci un eclatante 3 – 2.

E allora, signor Maldini, siamo appena a meta’ giugno: cosa facciamo, ricominciamo da capo? Come il Brasile, re dell’individualismo, l’Italia puo’ crescere strada facendo. Ma, al di la’ delle scelte, ci e’ parso di cogliere la sottile recrudescenza di quel vizio che stava trascinandoci verso l’eliminazione mondiale. L’Italia del primo tempo aveva la piu’ antica delle cautele addosso. Andata in vantaggio, ha cercato di speculare sprecando il meglio di se’.

In poche parole, questa Italia non ha avuto il coraggio di aggredire e finire i cileni nel periodo del loro sbandamento. Non la calma dei forti, ma quella dell’attendismo. Incoraggiati dal minimo passivo, i cileni hanno trovato il pari con Salas a primo tempo scaduto.
E loro non sono rimasti ad attendere.

Zamorano, Salas, Rojas, Estay: ottima tecnica individuale, impegno da belve. Dalla testa del giovane fuoriclasse arriva il 2 – 1 e mentre Maldini estrae le sue palline dalla panchina, l’Italia rischia di essere travolta. Capirete come a questo punto il 2 – 2 diventi prezioso. Per numero di azioni ce lo siamo meritati. Per il gioco, aspettiamo gli eventi.

Un finale arrembante e generoso non ci assolve da quello che, tra sole accecante e cocktail di vento e pioggia, passera’ alla storia come il pasticcio di Bordeaux. Caro Cesarone, debutti peggiori ne abbiamo visti. Ora riordini le idee e ci faccia capire qualcosa.

11 giugno 1998 – Bordeaux
ITALIA – CILE 2-2
Reti: 9′ p.t. Vieri; 48′ p.t. e 4 s.t. Salas; 40’s.t. Baggio (rig.)
Italia: Pagliuca – Costacurta – Cannavaro, Nesta, Maldini P.- Di Livio (16′ s.t. Chiesa), Baggio D., Albertini, Di Matteo (12′ s.t. Di Biagio) – Vieri (25 s.t. Inzaghi), Baggio R. All. Cesare Maldini
Cile: Tapia – Fuentes – Reyes, Margas (19’s.t. Ramirez), Villaroel, Rojas – Acuna (36′ Cornejo), Parraguez, Estay (35′ s.t. Sierra) – Salas, Zamorano. All. Nelson Acosta
Arbitro: Bouchardeau (Niger)

PAGLIUCA 6
Ha preso due gol sui quali non poteva farci nulla, ha avuto dei momenti di grande rischio, alla fine però è dovuto intervenire pochissimo
DI LIVIO 5
Rimasto sempre sulla difensiva. Non è in grande forma fisica: lo si era visto anche nella stagione in corso. Sapendo di non poter spendere più di tanto, rimane rincatucciato nella propria metà campo e quando va in avanti non è più incisivo come un tempo
CANNAVARO 5
Stavolta l’avversario l’ha messo davvero in difficoltà, come poche volte era successo. Superato sullo scatto, superato in elevazione: Salas davvero ha vinto la sua partita con lo stopper azzurro
COSTACURTA 6
Specie all’inizio, quando l’Italia era tutta timorosa in campo, è stato l’uomo al quale si è affidata la retroguardia per il rilancio più sicuro e puntuale. Poi anche lui ha avuto qualche sbandata, ma nel finale ha dato una mano nella reazione di tutta la squadra azzurra
NESTA 5.5
Di testa Zamorano l’ha fatto soffrire, molto. Di piede lui si è preso qualche rivincita. Ma certo è stata una gara molto sofferta, la sua
MALDINI 6
Si è rifatto un po’ con l’andare dei minuti, ma Villaroel era un avversario insidioso per la sua velocita’ e la sua scelta di tempo per inserirsi in avanti
DINO BAGGIO 6
Ha fatto il suo compitino: doveva marcare Estay ed Estay non ha creato guasti. Pero’ il Dino Baggio che serve alla nazionale e’ anche quello che sa proiettarsi a rete.
ALBERTINI 5,5
Abbastanza anomino: non ha avuto quelle aperture illuminanti che ogni tanto servono a questa nazionale. E’ stato irretito da Parraguez a centrocampo
DI MATTEO 5
Sempre più anonimo: ha seguito il suo uomo, Acuna, in tutte le parti del campo, ha cercato anche di proporsi qualche volta in avanti, ma senza efficacia
DI BIAGIO 6,5
Ci ha messo potenza e qualche colpo proibito: nel clima di battaglia che si era acceso era quello che ci voleva
R. BAGGIO 7
Decisivo in tutti i sensi: sia nel momento del vantaggio suggerendo il gol a Vieri, sia e soprattutto nel finale, quando si è conquistato un rigore e poi lo ha trasformato. Certo, quando attaccano gli altri, quando la squadra è insofferente, possiamo giocare in dieci, ma quando ha lui il pallone tra i piedi vicino al rigore avversario giochiamo in dodici
VIERI 6,5
Grande lavoro nel primo tempo e anche uno splendido gol. Tutte le azioni di attacco passavano necessariamente da lui ed egli riusciva anche ad aspettare che gli altri si portassero un po’ avanti a dargli una mano, spesso invano. Alla distanza e’ parso un po’ affaticato
CHIESA 6,5
E’ entrato al posto di Di Livio. Partiva da lontano con molta buona volonta’, ma poi non riusciva a concludere. Rimane comunque una punta, piu’ che un uomo di fascia
INZAGHI s.v.
E’ entrato negli ultimi minuti prendendo il posto di Vieri. Il tempo di fallire un gol sottoporta, ma non si puo’ pretendere sempre tutto da lui