MÜLLER Dieter: l’altro Bomber

E’ stato uno degli attaccanti più prolifici della sua generazione, brillando sia nel campionato tedesco che in quello francese. Difficile il rapporto con la Nazionale.

Il cognome Müller, nel calcio tedesco, equivale per diffusione ai nostri Bianchi, Rossi e così via. Un cognome che ha suscitato grandi emozioni nei tifosi di ogni età, grazie alla presenza di campioni che lo hanno reso celebre. Il più famoso di tutti, ovviamente, è Gerd Müller, il “bomber della Nazione” che con i suoi 730 gol in carriera può essere definito senza esitazione un’autentica leggenda. Negli anni duemila, invece, abbiamo avuto la possibilità di ammirare Thomas Müller, poliedrico giocatore del Bayern Monaco nonchè campione del mondo, in grado di coniugare in modo fenomenale i movimenti di un centrocampista con il fiuto del gol di una punta.

Ma il protagonista di questa storia è Dieter Müller, classe 1954. Pur non essendo un “Müller Doc” all’anagrafe, questo attaccante ha saputo incidere il suo nome nell’Olimpo dei grandi bomber tedeschi grazie a una vera e propria caterva di gol realizzati in patria e in Francia.
I geni del calcio derivano direttamente dal padre naturale, il difensore Heinz Kaster (ex St.Pauli), mentre il cognome lo prende successivamente dal padre adottivo.

Dieter e Gerd Müller

Gli esordi

Muove i primi passi calcistici nel Kickers Offenbach, dove arriva ad esordire in prima squadra nel 1971 a soli 17 anni. Le sue qualità vengono immediatamente notate dal Colonia, che decide di acquistarlo nel 1973, dando inizio a un connubio altamente soddisfacente per entrambe le parti.

Müller mette in mostra il suo famigerato fiuto del gol sin da subito, segnando con straordinaria regolarità e confermandosi come uno dei giovani più interessanti di tutta la Bundesliga. Si può tranquillamente affermare che disponga del proverbiale “fiuto per il gol”, che gli permette di essere al posto giusto nel momento giusto per sfruttare al meglio le imbeccate dei compagni.

Re della Bundesliga

Fisicamente dotato, si dimostra ottimo nel gioco aereo, mentre è rapido e preciso nelle conclusioni, trovando sempre la giusta coordinazione e angolazione per piazzare il pallone alle spalle del portiere. Il meglio di sé lo dà nella stagione 1976/1977, quando si laurea capocannoniere del torneo con 34 reti in altrettante apparizioni, trascinando inoltre la squadra alla vittoria della Coppa di Germania.

La finale, giocata ad Hannover contro l’Hertha Berlino, viene sbloccata al 44′ proprio da un gol di Müller. Il pareggio di Horr rende però necessaria la ripetizione della partita, così come previsto dal regolamento. Due giorni dopo, il Colonia si impone per 1-0 grazie a un altro gol del proprio cannoniere.

L’anno successivo vede i Caproni vincere il titolo nazionale dopo 14 anni di astinenza, prevalendo sul Borussia Mönchengladbach solamente per la differenza reti, in virtù del minor numero di reti subite. A completare una stagione strepitosa arriva anche la seconda vittoria consecutiva nella Coppa di Germania, grazie al successo per 2-0 contro il Fortuna Düsseldorf.

Müller è assoluto protagonista della stagione, vincendo nuovamente la classifica cannonieri con 24 realizzazioni in 33 presenze. A questo campionato è legato un record da lui stabilito ed ancora esistente: il 17 agosto 1977 va a segno per ben 6 volte nella vittoria per 7-2 contro il Werder Brema.

Le successive stagioni vedono il Colonia in leggera flessione in campionato, manifestando l’intenzione di privilegiare le Coppe Europee. La squadra raggiunge la semifinale di Coppa dei Campioni nella stagione 1978/1979 e quella di Coppa Uefa nel 1980/1981. In entrambe le occasioni, il prolifico attaccante non fa mancare il suo contributo in termini di gol, ma il Nottingham Forest prima e l’Ipswich Town dopo eliminano la squadra biancorossa.

Nel 1981, Müller matura la decisione di lasciare il Colonia, cercando nuovi stimoli a Stoccarda. Abbandona il club dopo 248 partite di campionato e ben 159 reti realizzate, lasciando un profondo vuoto in ogni tifoso dei Caproni. Con gli Svevi gioca un’unica stagione, conclusasi con un mediocre nono posto: l’attaccante fornisce comunque un accettabile rendimento, segnando 14 gol in 30 presenze.

La parentesi francese

Nel 1982, Müller decide di misurare le sue doti di realizzatore accettando l’offerta dei francesi del Bordeaux, una delle squadre in ascesa del periodo. La compagine girondina è allenata dal 1980 da Aimé Jacquet (futuro campione del mondo con la nazionale) che può contare su elementi quali Jean Tigana, Patrick Battiston, Alain Giresse e Bernard Lacombe.

Con l’arrivo di Müller, la compagine transalpina trova lo stoccatore ideale per fare il decisivo salto di qualità. Nelle tre stagioni passate a Bordeaux, l’attaccante tedesco segna 43 reti in 93 apparizioni in campionato, vincendo il titolo nazionale per ben 2 volte (1983/1984 e 1984/1985).

La squadra si rende protagonista di un ottimo cammino nella Coppa dei Campioni 1984/1985, arrivando fino alle semifinali, dove viene eliminata dalla Juventus, futura vincitrice del torneo segnato dalla tragica notte dell’Heysel. La doppia sfida con la squadra torinese è comunque appassionante: nell’andata in Italia la squadra di Trapattoni si impone per 3-0, creando, sulla carta, i presupposti per un comodo passaggio del turno. Nella gara di ritorno, il Bordeaux gioca una grande partita, vincendo per 2-0 e arrivando davvero vicino a riequilibrare le sorti della qualificazione. La prima rete è segnata proprio da Müller con un gol tipico del suo repertorio.

Il declino

Nell’estate del 1985, Müller decide di abbandonare la Francia per andare in Svizzera, dove viene ingaggiato dal Grasshopper. L’avventura dura l’arco di 7 partite, dopo le quali il trentunenne attaccante decide di tornare in patria, per giocare nuovamente in Bundesliga con il Saarbrücken. Qui per la prima volta vive una stagione di appannamento, giocando sottotono rispetto ai suoi normali livelli e arrivando a segnare solo 4 reti nelle 23 partite disputate.

Al termine della deludente stagione con il Saarbrücken, Müller opta per un ritorno “romantico” dove tutto era iniziato, ovvero nei Kickers Offenbach, squadra allora militante nella seconda divisione tedesca. Nonostante una forma fisica non più ottimale, riesce a giocare due positive stagioni, segnando ben 26 reti in 51 presenze e dimostrando che il fiuto per il gol non l’aveva abbandonato.

Appena prima dell’inizio della stagione 1989/1990, all’età di 35 anni, decide di abbandonare definitivamente la carriera agonistica, anche a causa di acciacchi che hanno contraddistinto le sue ultime annate di attività. Un addio sul campo, quello dell’attaccante, che arriva dopo una carriera straordinaria costellata di gol e successi.

Restano negli annali le sue cifre impressionanti: 249 gol in 454 partite di campionato, a testimonianza della sua capacità di essere sempre decisivo e della sua abilità nell’essere al posto giusto nel momento giusto per sfruttare al meglio le imbeccate dei compagni.

Il difficile rapporto con la Nazionale

Mentre con i club Müller ha potuto sfoggiare costantemente il suo straordinario fiuto per il gol, con la nazionale tedesca il suo percorso è stato meno prolifico, ma ugualmente contraddistinto da momenti di grande protagonismo.

Il centravanti di Offenbach viene convocato per la prima volta nel 1975 dall’allora Germania Ovest, ma colleziona solo 12 presenze totali con la maglia della nazionale, l’ultima delle quali nel 1980. Un numero esiguo di apparizioni che però non rende giustizia al suo impatto nei grandi tornei.

Il primo acuto arriva all’Europeo 1976, quando Müller segna una tripletta in semifinale contro la Jugoslavia, con due reti decisive nei tempi supplementari che valgono l’accesso alla finale. Nell’atto conclusivo, perso ai rigori contro la Cecoslovacchia, realizza il momentaneo 1-0 per la Germania prima del 2-2 finale. Con 4 gol si laurea capocannoniere della manifestazione, imponendosi come grande protagonista a livello internazionale.

Due anni dopo è convocato per il Mondiale 1978 in Argentina. Dopo aver saltato l’esordio con la Polonia, va a segno nella netta vittoria per 6-0 contro il Messico. La Germania accede al secondo girone con Austria, Olanda e Italia. Müller realizza un’altra rete nel 2-2 con gli olandesi, ma i tedeschi vengono eliminati anche a causa della sconfitta per 3-2 contro l’Austria nel famoso “Miracolo di Cordoba”.

Nonostante le sole 12 presenze totali, Müller riesce comunque a segnare 9 reti con la maglia della nazionale tedesca. Un bottino nobilissimo che lo conferma come grande protagonista anche nelle competizioni internazionali. Probabilmente lo scarso feeling complessivo con la maglia della Germania resta l’unico vero rammarico di una carriera altrimenti straordinaria.