Olanda e Brasile, una rivalità “Mondiale”

Talento contro tattica, emozione contro geometria. Quando si affrontano, il mondo del calcio si ferma a guardare. Quattro partite che hanno cambiato la storia dei Mondiali.

C’è qualcosa di misterioso nel modo in cui queste due nazioni calcistiche si sono sempre affrontate ai Mondiali di calcio, come se un disegno invisibile le unisse attraverso il tempo. Il Brasile e l’Olanda sono come pezzi di due puzzle diversi che, contro ogni logica, si incastrano perfettamente. Da un lato il calcio fatto di improvvisazione e lampi di genio, dall’altro la precisione geometrica e il movimento perpetuo. Sembrano filosofie inconciliabili, eppure quando si incontrano creano una sorta di alchimia unica, come se quel filo invisibile che lega due terre così distanti – una tropicale e passionale, l’altra fredda e razionale – trovasse la sua ragion d’essere proprio sul campo da calcio. Cinque titoli mondiali contro nessuno, eppure gli scontri diretti raccontano una storia diversa: tre vittorie olandesi, due brasiliane. 

Cinque sono stati quindi gli incontri mondiali tra queste due nazionali, ma quattro sono quelli che hanno davvero segnato la storia del calcio: dal rivoluzionario scontro del 1974, passando per l’epico quarto di finale di Dallas 1994, fino alla drammatica semifinale di Francia 1998 e al sorprendente quarto di finale del 2010. L’ultimo incontro, la finale per il terzo posto del 2014 vinta dall’Olanda per 3-0, è stata invece poco più di un’appendice in un Mondiale già segnato per il Brasile dal traumatico 7-1 contro la Germania.

1974 – Il Passaggio del Testimone 

In quel 1974, il calcio mondiale stava per assistere a una rivoluzione che avrebbe cambiato per sempre il suo corso. Il palcoscenico era la Germania Ovest, e i protagonisti erano due squadre che rappresentavano due diverse ere del calcio.

Il Brasile si presentava come l’aristocrazia del calcio mondiale: tre titoli mondiali nelle ultime quattro edizioni, l’unica nazionale ad aver partecipato a tutte le edizioni della Coppa del Mondo. Ma era un Brasile in transizione, che doveva fare i conti con l’assenza di Pelé e il ritiro di altri campioni che avevano fatto grande la Seleção in Messico quattro anni prima.

L’Olanda, al contrario, era l’incarnazione della modernità. Il calcio totale sviluppato dall’Ajax di Rinus Michels e perfezionato da Johan Cruijff stava conquistando l’Europa: quattro Coppe dei Campioni consecutive tra Feyenoord e Ajax avevano dimostrato la superiorità di questo nuovo modo di interpretare il gioco. Un sistema rivoluzionario dove ogni giocatore poteva interpretare qualsiasi ruolo, una fluidità mai vista prima sui campi da calcio.

L’incontro avvenne nella seconda fase a gironi, in una partita che valeva come una vera e propria semifinale. Il primo tempo fu una battaglia tattica intensa, con entrambe le squadre che cercavano di imporre il proprio gioco. Ma nella ripresa, l’Olanda mostrò tutta la sua superiorità. Prima Neeskens trovò il gol del vantaggio, poi Cruijff, con una volée che sarebbe diventata iconica, mise il sigillo sulla partita. La frustrazione brasiliana si manifestò nell’espulsione di Luís Pereira per un brutto fallo su Neeskens.

Quella partita segnò simbolicamente il passaggio del testimone tra due ere del calcio. L’Olanda non avrebbe vinto quel Mondiale, sconfitta in finale dalla Germania Ovest padrona di casa, ma quel giorno dimostrò al mondo che il calcio poteva essere giocato in modo diverso. Era la vittoria della rivoluzione sulla tradizione, del futuro sul passato. Un momento che cambiò per sempre la storia di questo sport.

Il “Calcio Totale” degli Orange aveva detronizzato il “Jogo Bonito” brasiliano, almeno per quel giorno. E anche se l’Olanda non avrebbe alzato il trofeo, quella partita rimane nella storia come il momento in cui il calcio moderno prese definitivamente forma.

03.07.74 (19.30) Dortmund, Westfalenstadion
Olanda-Brasile 2-0
Reti
: 1:0 Neeskens (50), 2:0 Cruijff (65)
Olanda: Jongbloed, Suurbier, Haan, Rijsbergen, Krol, Jansen, Neeskens (85 Israel), Van Hanegem, Rep, Cruyff (c), Rensenbrink (67 De Jong)
Brasile: Leao, Ze Maria, Luis Pereira, M. Marinho (c), F. Marinho, Cesar Carpegiani, Rivelino, Dirceu, Valdomiro, Jairzinho, Paulo Cesar Lima (61 Mirandinha)
Arbitro: Tschenscher (Germania Ovest)

1994 – Il Dramma di Dallas 

All’Olanda non basta Bergkamp, passa il Brasile di Bebeto

Il sole del Texas è implacabile quel 9 luglio 1994. La temperatura sul campo sfiora i 40 gradi quando Brasile e Olanda si ritrovano faccia a faccia nei quarti di finale, vent’anni dopo il loro storico incontro del ’74. Il Brasile indossa una insolita maglia blu, l’Olanda il bianco della trasferta: anche i colori tradizionali sembrano essersi sciolti sotto il caldo torrido di Dallas.

Il primo tempo è un duello tattico, con entrambe le squadre che cercano di preservare le energie. Ma è nella ripresa che la partita esplode in tutta la sua bellezza. La coppia d’oro brasiliana RomárioBebeto inizia il suo show: prima è Romário a sbloccare il risultato con un movimento da rapace dell’area su assist del compagno. Poi è lo stesso Bebeto a raddoppiare, scartando il portiere e dando vita a una celebrazione che farà la storia: la “culletta”, un omaggio al figlio nato pochi giorni prima, un gesto che diventerà iconico nel calcio mondiale.

Sul 2-0 per il Brasile la partita sembra chiusa, ma l’Olanda ha nel suo DNA la capacità di non arrendersi mai. È Dennis Bergkamp, con una prodezza delle sue, a riaccendere le speranze orange. Il “figlio del vento” si inventa un gol che riapre la partita. Pochi minuti dopo Winter trova il pareggio e improvvisamente tutto è di nuovo in discussione.

Il caldo sta prosciugando le energie dei giocatori quando Branco si prepara a calciare una punizione da 25 metri. Il suo sinistro è una frustata che trafigge Ed de Goey: è il 3-2 per il Brasile, il gol che decide la partita e spedisce la Seleção in semifinale.

È stata una partita che ha racchiuso tutto ciò che il calcio può offrire: talento puro, ribaltamenti di fronte, gol memorabili, un’atmosfera surreale creata dal caldo texano. Il Brasile andrà poi a vincere il Mondiale, ma questo quarto di finale rimarrà nella memoria come uno dei più belli della storia della competizione. Una battaglia epica che ha aggiunto un nuovo, prezioso capitolo alla rivalità tra queste due scuole di calcio.

09.07.94 (14.35) Dallas, Cotton Bowl
Brasile-Olanda 3-2
Reti: 1:0 Romario (52), 2:0 Bebeto (61), 2:1 Bergkamp (64), 2:2 Winter (76), 3:2 Branco (81)
Brasile: Taffarel, Jorginho, Marcio Santos, Aldair, Branco (89 Cafu), Mazinho (81 Rai), Zinho, Mauro Silva, Dunga (c), Bebeto, Romario
Olanda: de Goey – R.Koeman (c), Valckx, Wouters, Rob Witschge – Rijkaard (84 R.de Boer), Jonk, Winter, Overmars – Bergkamp, Van Vossen (53 Roy)
Arbitro: Badilla (Costarica)

1998 – La Roulette di Marsiglia

Acrobazie aeree tra Dunga e Kluivert

Il Vélodrome di Marsiglia, 7 luglio 1998, è una pentola a pressione quando Brasile e Olanda si ritrovano per la semifinale del Mondiale francese. Le due squadre arrivano a questo appuntamento cariche di aspettative e talento. Il Brasile schiera un Ronaldo al picco della sua forma, un fenomeno che sta riscrivendo i limiti del possibile nel calcio. L’Olanda risponde con una squadra che rappresenta il perfetto mix tra l’esperienza dei veterani e il talento della generazione Ajax degli anni ’90.

Il primo tempo è un capolavoro di tensione agonistica. Entrambe le squadre si studiano, consapevoli che il minimo errore potrebbe essere fatale. La posta in palio è troppo alta: una finale del Mondiale contro i padroni di casa della Francia. Le occasioni sono rare, il gioco è intenso ma bloccato dalla paura di sbagliare.

L’equilibrio si spezza all’inizio del secondo tempo. Rivaldo inventa un passaggio illuminante per Ronaldo che, con la freddezza del campione, batte Van der Sar. Il gol sembra dare ragione alla tattica attendista del Brasile, ma l’Olanda non è squadra che si arrende facilmente. Frank de Boer vede il movimento di Kluivert e lo serve con un cross perfetto: il colpo di testa del centravanti orange è imprendibile per Taffarel. È 1-1, e la partita si accende definitivamente.

I supplementari sono una battaglia di nervi, con entrambe le squadre che sembrano più preoccupate di non perdere che di vincere. Si arriva così ai rigori, il momento della verità. È qui che emerge la figura di Taffarel. Il portiere brasiliano diventa protagonista assoluto: ipnotizza prima Cocu, poi Ronald de Boer. Il Brasile è perfetto dal dischetto e vola in finale.

Per l’Olanda è l’ennesima delusione ai rigori in una grande competizione, un copione che sembra ripetersi con crudele regolarità. Il sogno orange si infrange ancora una volta sul più bello, mentre il Brasile può continuare a sognare il titolo, anche se poi cadrà in finale contro la Francia di Zidane.

07.07.98 (20.00) Marseilles, Stade Velodrome
Brasile-Olanda 1-1 dts; 4-2 dcr
Reti: 1:0 Ronaldo (46), 1:1 Kluivert (85)
Sequenza Rigori: 1:0 Ronaldo, 1:1 Frank De Boer, 2:1 Rivaldo, 2:2 Bergkamp, 3:2 Emerson, 3:2 Cocu (parato Taffarel), 4:2 Dunga, 4:2 Ronald De Boer (parato Taffarel)
Brasile: Taffarel, Ze Carlos, Aldair, Júnior Baiano, Roberto Carlos, César Sampaio, Dunga (c), Leonardo (85 Emerson), Rivaldo, Bebeto (70 Denílson), Ronaldo
Olanda: Van Der Sar, Reiziger (57 Winter), Stam, Frank De Boer (c), Ronald De Boer, Jonk (111 Seedorf), Davids, Cocu, Bergkamp, Kluivert, Zenden (75 Van Hooijdonk)
Arbitro: Al-Bujsaim (Emirati Arabi)

2010 – Il Crollo del Gigante

Olanda-Brasile: il pareggio di Sneijder

Port Elizabeth, 2 luglio 2010. L’aria del Sudafrica è carica di storia quando Brasile e Olanda si ritrovano nei quarti di finale. È un Brasile diverso, guidato da Dunga, che ha abbandonato parte del suo DNA offensivo per un approccio più pragmatico. L’Olanda arriva da un percorso netto: tre vittorie nel girone e un successo contro la Slovacchia negli ottavi.

L’inizio sembra seguire il copione previsto. Dopo appena dieci minuti, Robinho sfrutta un pasticolaccio della difesa orange e, servito magistralmente da Felipe Melo, infila la palla alle spalle di Stekelenburg. Il Brasile domina il primo tempo, sfiorando più volte il raddoppio. La Seleção sembra in controllo totale, l’Olanda appare in difficoltà.

Ma il secondo tempo racconta una storia completamente diversa. L’Olanda rientra in campo con un altro spirito e al 53° minuto arriva il pareggio, in modo rocambolesco: su un cross apparentemente innocuo di Sneijder, Felipe Melo – da eroe del primo tempo a vittima sacrificale – devia nella propria porta. È il primo autogol del Brasile in 97 partite mondiali.

Il gol cambia completamente l’inerzia della partita. L’Olanda prende coraggio, il Brasile inizia a mostrare crepe mai viste prima. Al 68° minuto arriva il colpo del ko: su calcio d’angolo, Sneijder svetta in mezzo all’area – lui che è alto appena 1,70 – e segna il 2-1. La difesa brasiliana, fino a quel momento considerata un punto di forza, si scioglie come neve al sole.

Il tracollo verdeoro si completa quando Felipe Melo, concludendo la sua personale parabola discendente, si fa espellere per un fallo di reazione su Robben. È l’immagine simbolo del crollo di una squadra che sembrava imbattibile.

Per il Brasile è l’inizio di un periodo buio che toccherà il fondo quattro anni dopo, con il 7-1 subito dalla Germania nel Mondiale casalingo. Per l’Olanda è la rivincita tanto attesa, anche se il sogno Mondiale sfumerà ancora una volta in finale contro la Spagna.

02.07.2010 Porth Elizabeth
Olanda-Brasile 2-1
Reti: Robinho (B) al 10’ p.t.; autorete di Felipe Melo (B) all’8’, Sneijder al 23’ s.t.
Olanda: Stekelenburg; Van der Wiel, Heitinga, Ooijer, Van Bronckhorst; Van Bommel, De Jong; Robben, Sneijder, Kuyt; Van Persie (dal 40’ s.t. Huntelaar). All. Van Marwijk.
Brasile: Julio Cesar; Maicon, Lucio, Juan, Bastos (dal 17’ s.t. Gilberto); Gilberto Silva, Felipe Melo; Dani Alves, Kakà, Robinho, Luis Fabiano (dal 32’ s.t. Nilmar). All. Dunga.
Arbitro: Nishimura (Giap).

Un cerchio che non si chiude

Ogni incontro tra le due nazionali ha rappresentato un punto di svolta: nel ’74 fu il calcio stesso a cambiare pelle, quando il “totaalvoetbal” sfidò e sconfisse il “jogo bonito“. Nel ’94, sotto il sole del Texas, mostrarono al mondo che un quarto di finale può valere quanto una finale. Nel ’98, a Marsiglia, trasformarono una semifinale in un dramma shakespeariano. E nel 2010, in Sudafrica, l’Olanda mise fine a un’era del calcio brasiliano.

Ma ciò che rende unica questa rivalità è la sua natura incompiuta. L’Olanda, maestra nel battere il Brasile, non è mai riuscita a vincere un Mondiale. Il Brasile, con i suoi cinque titoli, ha spesso mostrato le sue fragilità proprio contro gli Orange. È come se ognuna delle due squadre possedesse la chiave per completare l’altra, in un puzzle che non trova mai la sua forma definitiva.

È proprio questa incompiutezza a rendere così affascinante questa sfida: BrasileOlanda rimarrà sempre una storia aperta, un racconto che da cui ci attendiamo ancora nuovi capitoli.