Il bomber storico del campionato francese non era in possesso di una tecnica individuale sopraffina ma entrava sempre in campo con un’idea fissa: segnare.
Delio Onnis? Uno che fa gol, casomai solo quelli ma tanti. Così per anni in Francia si è descritto questo centravanti dal gioco molto redditizio pur se poco spettacolare, venuto dall’Argentina ma italiano vero. Il miglior cannoniere del calcio francese con 299 reti, realizzate fra il 1971 e il 1986, nasce infatti a Roma il 24 marzo del 1948 da padre sardo, originario della provincia di Cagliari, e da madre romana. Quando ha 2 anni e 8 mesi la famiglia Onnis si trasferisce in Argentina, dove Delio cresce. Come tutti i ragazzi del mondo, e in particolare quelli che vivono in Argentina, comincia a prendere a calci il pallone con una sola idea: il gol.
È con questa idea che inizia a giocare nell’Almagro, piccolo club della periferia di Buenos Aires, un po’ da portiere, un po’ da attaccante. Evitare un gol lo esalta quasi quanto realizzarlo, perché segnare o impedire di segnare vuol dire essere comunque protagonisti. Fare gol, però, lo eccita di più ed è come attaccante, ala sinistra, che a diciannove anni si mette in mostra. Due anni più tardi viene ingaggiato dal Gymnasia y Esgrima di La Plata, dove trova un allenatore, José Varacka, che lo svezza, plasmandolo sia nella tecnica che nel carattere.
Sotto la sua guida Onnis da oscuro attaccante di seconda divisione diventa uno dei più prolifici centravanti del calcio argentino, firmando nella stagione 1969-70 numerose reti sia nel campionato “Metropolitano” (12), riservato alle squadre di Buenos Aires, che nel “Nacional” (16, due in meno del capocannoniere Carlos Bianchi del Vélez Sarsfield), aperto a tutti i migliori club argentini. Nonostante i gol Onnis non viene chiamato in nessuna selezione argentina: non piace quel suo modo di giocare così poco spettacolare, la tecnica limitata che lo rende pressoché inutile lontano dalla porta avversaria.
Quel centravanti dal fisico compatto (1,79 x 80), micidiale in area di rigore, capace di andare in gol in tutti i modi, diventa comunque popolare, nelle cronache e fra i tifosi è chiamato “El Tano” (contrazione di italiano) per le sue origini e per il suo passaporto.
Nel giugno del 1971 “Tano” Onnis viene acquistato dal Reims e lascia l’Argentina per la Francia. I dirigenti del club due volte finalista della Coppa dei Campioni erano partiti con l’intenzione di ingaggiare Alfredo Obberti, attaccante del Newell’s Old Boys poi finito in Brasile. Non potendo acquistarlo ripiegano su Onnis dopo averlo visto all’opera in un Atlanta-Gymnasia y Esgrima dove non aveva affatto brillato. «Forse mi hanno trovato simpatico» dichiarò Delio qualche anno più tardi.
Nella terra dello Champagne, Onnis si adatta in fretta al calcio francese, dove osserva che i calciatori vanno più veloci del pallone, al contrario di quanto avveniva in Argentina. Lo stile di gioco e il temperamento sono tipicamente europei. In campo lotta su ogni pallone, è concreto e deciso nell’azione. Non è però spettacolare e non riesce a convincere del tutto i suoi dirigenti che lo mollano dopo due stagioni comunque ricche di reti: 22 in 32 partite la prima, 17 in 33 la seconda.
Per pochi soldi viene ceduto al Monaco dopo aver disputato due match di Coppa delle Alpi insieme al suo sostituto, il connazionale Carlos Bianchi. Nonostante giochino entrambi quasi esclusivamente per il gol i due trovano in fretta una buona intesa. Onnis se ne va convinto che insieme all’amico Bianchi avrebbe formato un tandem offensivo micidiale.
Nel Principato, Delio trova l’ambiente ideale per esprimersi sia come calciatore che come uomo. Ci sono il sole e il mare che gli mancavano a Reims, c’è il connazionale Omar Pastoriza, un centrocampista molto tecnico che gli offre in continuazione invitanti assist, ci sono altri due argentini, Ruben Bravo e Alberto Muro che hanno da poco smesso di giocare e che fanno parte dei quadri tecnici. Ci sono le riunioni di boxe, sport che adora. Vede il connazionale Carlos Monzon battere Griffith e Valdés, diventa un suo accanito sostenitore e fa chilometri e chilometri per assistere agli incontri del suo idolo.
Per Onnis diventa tutto facile in riva al Mediterraneo: sta in un luogo dove tutti vorrebbero vivere e in campo segna a raffica: 26 gol in 31 partite nel ’73-74, 30 (capocannoniere per la prima volta) in 37 nel ’74-75, 29 in 33 nel ’75-76, quando però il Monaco retrocede. Onnis ha richieste, potrebbe anche andarsene, pure in Italia nonostante le frontiere chiuse grazie al doppio passaporto, argentino e italiano (ci furono tentativi da parte del Cagliari del Presidente Arrica prima e del Napoli di Ferlaino poi, su insistenza di Bruno Pesaola che lo aveva fortemente segnalato), ma rimane nel Principato dove, con la moglie Maryse, francese di Reims, si sente a casa, ha tanti amici ed è un personaggio apprezzato e stimato da tutti.
Nel campionato cadetto Onnis realizza 30 gol in 31 partite, fondamentali per la promozione. Al ritorno nella massima serie mette a segno 29 reti in 35 partite e il neopromosso Monaco è campione di Francia. Onnis è ormai uno dei bomber più considerati e temuti del momento ma in tanti continuano ancora ad interrogarsi sulla sua efficacia. Delio non ha la potenza di Riva, l’idolo del padre, la genialità di Cruijff, il tiro di Bianchi, la tecnica di Mazzola, la velocità di Lato e l’eleganza di Eusebio, non assomiglia a nessuno di questi grandi goleador, ma segna come e più di loro. Perché sa sempre essere al posto giusto nel momento giusto.
Gli avversari lo temono. Il connazionale Oswaldo Piazza, stopper del Saint Etienne prima di una finale di Coppa di Francia dichiara:
«Sono preoccupato, perché fra i tanti centravanti che ho marcato nella mia ormai lunga carriera quella volpe di Onnis è il più astuto. Ce ne sono molti più forti di lui, ma sul piano della malizia è il più grande di tutti, nessuno gli arriva alla caviglia».
Onnis continua a segnare imperterrito: 22 reti in 35 partite nel ’78-79, 21 in 30 nel ’79-80, quando si laurea capocannoniere per la seconda volta. Ha ormai 32 anni, qualcuno a Monaco comincia a considerarlo vecchio, i rapporti con la dirigenza non sono più gli stessi e Onnis decide di trasferirsi al Tours. Nella città della Turenna vive una seconda giovinezza: per due volte consecutive primeggia nella classifica dei marcatori, nell’80-81 con24reti, nell’81-82 con 29. La stagione successiva si ferma a 11 reti in 34 partite.
È finito, pensano a Tours e lo lasciano andare al Tolone. L’aria del mare lo rigenera e per Onnis di giovinezza ne arriva una terza: nell’82-83 si laurea capocannoniere per la quinta volta con 21 reti in 36 partite. In Provenza rimane altre due stagioni, con 17 reti in 30 partite nell’84-85 e una in 8 nell’85-86, quando a 38 anni chiude una straordinaria carriera di uomo gol.
A chi gli chiede come ha fatto a diventare l’inarrivabile bomber del calcio francese con 299 gol in 449 partite (il secondo, Bernard Lacombe è staccato di 44 lunghezze, 255 reti in 497 match) Onnis risponde:
«Fin da bambino ho imparato che il colpo del kappaò arriva sempre, bisogna solo attendere il momento propizio. È come giocare a poker: presto o tardi l’occasione si presenta, l’essenziale è saperla cogliere».
Così semplice da sembrare banale.
Delio Onnis (Giuliano di Roma, 24 marzo 1948)
Stagione | Squadra | Pres. (Reti) |
---|---|---|
1968-1971 | Gimnasia (LP) | 113 (64) |
1971-1973 | Stade Reims | 69 (39) |
1973-1980 | Monaco | 232 (157) |
1980-1983 | Tours | 110 (64) |
1983-1986 | Tolone | 74 (39) |