Oreste Del Buono: cronache spagnole

24 giugno 1982: L'Italia supera il turno (ma senza gloria)

Una delle più penose nazionali italiane mai viste è riuscito a impattare 1-1, con i Leoni Invincibili del Camerun e a passare così al secondo turno per la gioia e la soddisfazione di qualsiasi nostro avversario futuro. Insultati e scherniti dagli stessi tifosi italiani, mal guidati, molli e rinunciatari alla fine del primo tempo gli azzurri parevano spacciati, dato che il Camerun gode di fama per la terribilità dei suoi secondi tempi. Invece, nella ripresa qualcosa i nostri hanno combinato, non molto, ma insomma quanto e, bastato per prolungare l’agonia, spedirci tutti a Barcellona per gli ultimi sussulti. L’altro giorno, insieme con le scarpe Clarks necessarie dopo la macerazione di due paia di mocassini e di un paio di piedi nelle piogge e nei torrenti stradali della Galizia, così bella anche quando non fa bello, ho comprato l’ultimo libro di Gabriel Garcia Marquez. La sera, provando a sfogliarlo, sono restato colpito dal titolo di pessimistica attualità per un cronista al seguito della discussa nazionale azzurra in Spagna ogni momento data per spacciata: Cronica de una muerte anunciada. Ecco, più che colpito mi sono sentito disgustato, non avrei proprio voluto dover abbozzare oggi la cronaca di una morte annunciata. Frazionata tra una visita alla squadra italiana in allenamento depressivo e una visita alla squadra camerunese in allenamento euforizzante, tra una visione divertente e una visione tediosa alla tv di partite su partite degli altri gruppi e delle altre parti di Spagna, la lettura della Cronica di Garcia Marquez non mi ha tirato molto su. E’ la storia, come dice già il titolo, dell’esecuzione di un assassinio. Nelle primissime righe è subito detto chi verrà fatto fuori. «Il giorno che lo avrebbero assassinato, Santiago Nasar si alzò alle cinque e mezzo del mattino». La Cronica è la storia dell’esecuzione di un condannato che è il solo a ignorare la condanna. La nazionale azzurra si è trovata peggio di Santiago Nasar, sin dall’inizio di questa spedizione. La condanna, l’esecuzione, la morte sul campo le sono state annunciate e ripetute un sacco di volte, troppe volte per il mio gusto. Così dapprima è stata annunciata come assassina la Polonia, poi è stato annunciato come assassino il Perù, infine, ed è incredibile, è stato annunciato come assassino il Camerun, già considerato il possibile materasso del primo gruppo. Quelli del Camerun hanno smentito e rismentito di avere un potente stregone a disposizione, hanno dichiarato e ridichiarato di avere a disposizione solo un allenatore, un preparatore atletico, quattro medici, un dietologo e una cuoca delle loro parti, oltre a qualche cognizione di calcio elementare e una discreta fiducia nelle proprie doti fisiche. Macché, siamo arrivati a oggi con sudori e tremori. Il rito del granchio, caratteristico del folklore camerunese, non ha protetto abbastanza i Leoni Invincibili che non hanno vinto la partita e non l’hanno neppure perduta ma per un galletto di scarto hanno fallito l’occasione di passare a miglior turno. Pazienza: se non hanno battuto l’Italia di oggi, valgono proprio pochino, ma pochino davvero. E allora addio Galizia così bella anche quando fa brutto, anche quando pare di sprofondare in un languido stillicidio universale che, invece di avvilire e distruggere la natura, la nutrisce ed esalta di un verde meraviglioso in concorrenza con il verde d’Irlanda, addio terra gallega che non abbiamo potuto apprezzare abbastanza perché tenuti a occuparci solo di faccende pedestri, di piedi buoni o cattivi, compresi i miei muffiti nell’ammollo. Partiamo per Barcellona, e i suoi trenta o quaranta gradi di temperatura. Se non altro ci asciugheremo, mentre l’Italia, se questa volta, andrà davvero incontro alla morte, be’ ne avrà una gloriosa con Brasile o Argentina.