Nella seconda edizione del Mundialito, disputata a San Siro tra giugno e luglio ‘83, il giocatore rossonero spadroneggiò contro il Flamengo.
- Testo di Sergio Taccone, autore del libro “Il Piccolo Grande Milan 1982-83”, Storie Rossonere, 2023.
Da un lato Giancarlo Pasinato da Cittadella, classe 1956, interista in prestito al Milan, dall’altro Leovegildo Lins da Gama Júnior di Joao Pessoa, capitale dello Stato brasiliano del Paraiba, punto di forza del Flamengo e del Brasile, classe ‘54. Lo stadio è quello di San Siro, penultima giornata della seconda edizione del Mundialito. Nell’annata 1982/83, dopo aver conquistato la promozione in serie A, vincendo nettamente il torneo cadetto, il Milan concluse la stagione disputando il torneo internazionale organizzato da Silvio Berlusconi alla “Scala del Calcio”. Oltre alle due squadre rossonere, presero parte a quella edizione l’Inter, la Juventus e gli uruguaiani del Peñarol. Il 28 giugno ‘83, contro il club di Rio de Janeiro, da alcune settimane senza Zico, passato all’Udinese per quattro miliardi di lire, il Milan disputò una grande prestazione. Il pareggio finale (1-1) andò stretto al Diavolo, capace di mettere alle corde i campioni brasiliani in carica.
Un mese prima, battendo 3-0 il Santos allo stadio Maracanà, la squadra rubronegra aveva conquistato il suo terzo titolo nazionale. Alla guida del Flamengo c’era Carlos Alberto, capitano della Seleção ai Mondiali messicani del 1970, autore del quarto gol nella finale contro l’Italia. Non ancora trentanovenne, l’allenatore brasiliano era uno dei tecnici più giovani allora in attività. Il Flamengo lo aveva chiamato tre mesi prima del Mundialito, mentre si godeva, a New York, un periodo di meritato riposo. Un tecnico considerato anticonformista. Il torneo milanese gli sarebbe servito per sperimentare la nuova squadra titolare senza Zico, con Adilio al suo posto.
I campioni brasiliani stavano attraversando un periodo d’oro della loro storia calcistica. Un ciclo iniziato nel ‘78, con la conquista del campionato carioca, proseguito due anni dopo con il primo titolo nazionale (a spese dell’Atletico Mineiro) e, a seguire, con la Copa Libertadores, battendo in finale i cileni del Cobreloa. Nel dicembre ‘81 era arrivato il titolo Intercontinentale, sconfiggendo a Tokyo il Liverpool di Paisley con una doppietta di Nunes e una rete di Adilio. L’undici del Flamengo campione mondiale era composto da Raul, Leandro, Marinho, Mozer, Júnior, Andrade, Adílio, Nunes Tita, Zico e Lico. Prima squadra brasiliana a vincere la Coppa Intercontinentale dopo il Santos del grande Pelé. Nel 1982 ci fu il bis del titolo nazionale (battuto in finale il Gremio, campione uscente) a conferma di un periodo straordinario per la squadra rubronegra.
Alla guida del Milan c’era Ilario Castagner, reduce dall’ottimo campionato di B, con una promozione centrata a colpi di record, sciorinando un gioco di alto livello spettacolare. I rossoneri si presentarono alla sfida contro il Flamengo con Nuciari tra i pali, Tassotti ed Evani terzini, Pasinato in mediana, Canuti stopper e Baresi libero. Icardi e Incocciati vennero schierati sulle due ali, con Romano interno di centrocampo, Serena centravanti e Verza libero di svariare su tutto il versante offensivo, irrorando di fantasia la manovra milanista.
San Siro applaudì un Diavolo senza remore al cospetto dei quotatissimi avversari. Giancarlo Pasinato – detto Gondrand – imperversò sulla fascia destra, con sgroppate continue che misero in grandissima difficoltà il centrocampo e la retroguardia brasiliana. Dopo una stagione ad alto rendimento, il ventiseienne di origini venete regalò ai tifosi milanisti una prestazione da incorniciare, riuscendo a vincere parecchi duelli con giocatori di livello mondiale, a cominciare da Leo Junior, uno dei più attesi del Mundialito ‘83, leader del Flamengo post Zico. Incontenibile sulla sua zona di competenza, letteralmente imprendibile e mai domo, Pasinato si meritò la palma di migliore in campo. Una prestazione che ricordò quella sciorinata dall’ex interista contro la Lazio, sempre a San Siro, un mese e mezzo prima. Potenza, velocità, generosità, instancabile e dal tiro forte e preciso, Pasinato confermò di essere un mediano di spinta di grande affidabilità.
Contro il Flamengo, Castagner oppose il ventenne Alberico Evani, sulla fascia sinistra, a Robertinho, con buoni risultati. Si mossero molto bene anche Andrea Icardi e Beppe Incocciati, altri calciatori della splendida leva calcistica rossonera del ’63. La freschezza di quel Milan dei giovani mise alle corde i campioni del Brasile che in alcune occasioni andarono vicini al tracollo. La coppia difensiva centrale Canuti–Baresi limitò la forza d’urto offensiva avversaria, incentrata su Baltazar e Julio Cesar. San Siro applaudì a più riprese anche Vinicio Verza, tutto tecnica e fantasia, Romano si confermò pronto nella fase di interdizione e ripartenza, con Tassotti abile a fare da argine sulla destra.
L’estremo difensore brasiliano, il veterano Raul, vide le streghe in più d’una circostanza. Poco dopo la mezz’ora di gioco, Aldo Serena sbloccò di testa il risultato, insaccando a due passi dalla porta avversaria. I rossoneri ebbero il torto di non chiudere l’incontro, mancando almeno quattro volte il raddoppio e facendosi raggiungere da una rete di Marinho al 79’, preceduta da alcune offensive pericolose dalle parti del portiere Nuciari.
“Milan da favola contro il Flamengo” titolava la Gazzetta dello Sport. Quella partita sancì l’ultima presenza in campo, con la maglia rossonera, dello scozzese Joe Jordan che pochi giorni dopo sarebbe stato ceduto al Verona di Osvaldo Bagnoli. Lasciarono il Milan anche i tre prestiti interisti, Canuti–Pasinato–Serena, inseriti nella trattativa di mercato che, nell’estate ‘82, aveva portato Collovati in maglia nerazzurra. Il presidente milanista, Giuseppe Farina, non fece valere l’opzione del rinnovo del prestito, fissata prima della conclusione del campionato di serie B.
La seconda edizione del Mundialito si chiuse con la vittoria del Milan nel derby del 2 luglio ‘83. Una doppietta di Serena (capocannoniere del torneo con 4 reti) si rivelò decisiva, vanificando il momentaneo pareggio di Altobelli. Un successo che interruppe un’astinenza di vittorie rossonere nella stracittadina durata quasi cinque anni. La sfida tra rossoneri e nerazzurri venne seguita sugli spalti da 75 mila spettatori. L’epilogo migliore del torneo.
I rossoneri chiusero la seconda edizione della Coppa delle Stelle con una vittoria, due pareggi e una sconfitta (Peñarol). Con un pizzico di fortuna in più, la squadra di Castagner avrebbe potuto lottare per il primo posto in quel torneo internazionale di fine stagione che metteva di fronte squadre vincitrici della Coppa Intercontinentale, ad eccezione della Juve che vi partecipò grazie ad un invito degli organizzatori.
E quel Mundialito se lo aggiudicarono proprio i bianconeri, guidati da Trapattoni, battendo nella sfida decisiva il Flamengo (2-1), favorito d’obbligo della vigilia e a cui sarebbe bastato il pareggio per vincere il torneo. Qualcuno vide il remake, in piccolo, di Italia–Brasile dell’anno prima. Carlos Alberto, tecnico giramondo, disse che “è impossibile cambiare la mentalità e la filosofia del nostro calcio”. Anche a Milano, come in Spagna, ai brasiliani rimase il bel gioco, la vittoria andò ad una squadra italiana. La Juve del Trap chiuse una stagione contrassegnata dalla sconfitta cocente nella finale di Coppa dei Campioni, disputata ad Atene il 28 maggio ‘83, contro l’Amburgo di Happel. Una piccola rivincita, non sufficiente a lenire la delusione epocale subita in terra greca.
Dopo aver confermato l’allenatore Castagner, il Milan sarebbe ripartito da una nuova coppia di giocatori stranieri: il difensore belga Eric Gerets (ex Standard Liegi) e Luther Blissett, attaccante inglese proveniente dal Watford del presidente Elton John. L’allenatore che aveva riportato i rossoneri in serie A non nascose una certa delusione dopo le scelte societarie, a partire dalla mancata conferma dei tre prestiti nerazzurre fino all’arrivo dell’attaccante inglese. “Se c’è stato uno che al Mundialito abbia ridicolizzato Junior, questo è proprio Pasinato”, scrisse Stefano Germano del Guerin Sportivo.
Giancarlo Pasinato tornò all’Inter dove rimase due stagioni prima di passare all’Ascoli, contribuendo alla promozione in serie A della squadra marchigiana nel 1986. Nel suo palmares, oltre allo scudetto nerazzurro (1980), ci sono una Coppa Italia (‘82), due campionati di B (1983 e ’86), una serie D con il Treviso (‘75) e un Interregionale (‘89) con il Cittadella, il club della sua città con cui Pasinato concluse la carriera calcistica nel 1991.
- Testo di Sergio Taccone, autore del libro “Il Piccolo Grande Milan 1982-83”, Storie Rossonere, 2023.