Quando Milan-Vitkovice valse una coppa europea

Il 12 maggio 1982 e la Mitropa Cup conquistata dalla squadra rossonera.

Per arrivare a Milano, i cecoslovacchi del Vitkovice avevano scelto un estenuante, interminabile viaggio in autobus su un tragitto stradale di circa 1.200 chilometri. Quasi trenta ore per giungere a destinazione. A bordo, tra una tappa e l’altra, l’allenatore Jirí Dunaj catechizzava i suoi sulla condotta da tenere in campo e sui punti deboli del Milan, visionato in Ungheria il mese precedente. Il tecnico cecoslovacco vantava nel suo palmares un titolo giovanile, conquistato nel 1971 con il Vitkovice.

Il campionato nazionale era andato in archivio da una settimana, con il Dukla Praga campione di Cecoslovacchia e il Vitkovice salvo dopo il nono posto finale, a otto lunghezze di vantaggio dalla zona retrocessione e con un bilancio di 11 vittorie, altrettante sconfitte e 8 pareggi. Nel doppio confronto stagionale contro i campioni cecoslovacchi, la squadra di Dunaj era rimasta imbattuta, vincendo a Praga (0-1) e pareggiando al ritorno (1-1). L’allenatore era già stato confermato anche per la successiva annata calcistica. L’ultima partita, persa di misura in trasferta contro il Bohemians Praga, era servita come allenamento in vista dei decisivi impegni in Mitropa Cup.

Il Vitkovice 1981/82

Quattro giorni prima della sfida contro il Milan, il Vitkovice si era imposto in casa, di larghissima misura, contro gli ungheresi dell’Haladas (6-1), partita arbitrata dall’italiano Mattei. In classifica, il Milan aveva un punto di vantaggio sul Vitkovice ma con una partita in più rispetto ai cecoslovacchi che dovevano ancora recuperare l’incontro casalingo contro gli jugoslavi dell’Osijek. Nella sfida d’andata, i rossoneri avevano perso di misura, con rete allo scadere di Gajdusek su calcio di rigore (2-1). Era il 20 ottobre 1981.

L’incontro di San Siro, in programma il 12 maggio ‘82, sarebbe stato decisivo per l’assegnazione della Coppa Mitropa, competizione che metteva di fronte le squadre vincitrici dei campionati nazionali di serie B dell’Europa Centrale (Italia, Cecoslovacchia, Ungheria e Jugoslavia). L’Austria aveva dato forfait.

All’arrivo a Milano, Dunaj chiese ai dirigenti milanisti le foto di Gianni Rivera in maglia rossonera. L’ex capitano del Milan era ancora molto popolare in terra cecoslovacca. “Abbiamo promesso ai nostri tifosi tante sue fotografie al ritorno a casa. Da noi, Milan vuol dire Rivera”, dichiarò l’allenatore del club di Ostrava. La mattinata prima della partita, i giocatori cecoslovacchi vennero notati a fare shopping nei negozi del centro milanese. Finirono persino coinvolti in uno sciopero degli automezzi pubblici, costretti a percorrere mezza città a piedi prima di rientrare in albergo.

Rispetto alla partita di sette mesi prima, Dunaj presentò una formazione rinnovata per 5/11, a cominciare dall’estremo difensore. A San Siro, il ruolo di guardiapali andò a Jaroslav Zapalka, classe 1958, al Vitkovice da due anni. Dopo un avvio di stagione come secondo portiere, Zapalka era stato promosso titolare all’undicesima giornata, con accantonamento di Havlicek dopo il crollo sul campo dello Slavia Praga (6-1), il 31 ottobre ‘81.

Altre novità, nell’undici titolare schierato a San Siro, furono Beles, Svatonsky, Smetana e Albrecht. Quest’ultimo, classe 1950, vanta una partecipazione alla fase finale di un Mondiale, avendo fatto parte della rosa della Cecoslovacchia a Messico 70. Ad arbitrare l’incontro venne designato lo jugoslavo Vlaijc.

Il rigore di Franco Baresi sblocca il risultato

Il tecnico milanista Italo Galbiati schierò Piotti tra i pali, Icardi, Maldera, Venturi, Tassotti e Baresi in difesa, Cambiaghi ed Evani sulle fasce, capitan Novellino e Moro interni di centrocampo, Jordan unica punta. Il pensiero, in casa rossonera, era rivolto all’ultima giornata di serie A, in programma tra quattro giorni, con la trasferta campale di Cesena, chiamata conclusiva per conquistare una salvezza oltremodo ingarbugliata. Galbiati tenne a riposo, pertanto, Antonelli e Battistini, Collovati rimase fuori per infortunio: lo stopper della Nazionale di Bearzot, già certo della convocazione al Mondiale di Spagna, non avrebbe più indossato la maglia rossonera.

Diecimila fedelissimi non fecero mancare affetto e supporto al Milan nella partita di epilogo della Mitropa Cup, in una serata in cui l’undici rossonero ritrovò il coraggio di lottare. Partenza all’attacco, con gli avversari sorpresi dalla determinazione milanista. Molte iniziative passarono dal piede di Novellino al quale venne affidata anche la fascia di capitano. Sulle ali operarono due giovani, entrambi diciannovenni: Chicco Evani e Alberto Cambiaghi. Joe Jordan, da settimane accantonato in campionato, sfoderò la sua migliore prestazione stagionale, lottando come un leone su ogni pallone. Sullo squalo di Carluke i tifosi riponevano buona parte delle residue speranze di salvezza.

La partita s’incanala subito sui binari giusti per il Milan. Al 12′, Cambiaghi allungava per Novellino che di tacco azionava Maldera. Il terzino, partito con la solita falcata irresistibile, veniva atterrato da Moravcik appena entrato in area. A trasformare la massima punizione ci pensò Franco Baresi con un tiro forte e centrale a spiazzare Zapalka, spostatosi alla sua sinistra.

Sull’altro versante, Piotti sfoderò una bella parata su conclusione del solito Gajdusek, il miglior giocatore del Vitkovice. Ottimo l’intervento del portiere milanista che nel corso della stagione era stato tra i pochi a salvarsi dal naufragio che aveva fatto sprofondare il Diavolo in zona retrocessione. Jordan si mise in evidenza con una deviazione da terra, dopo una bella azione del solito intraprendente Novellino: il portiere avversario, con stile approssimativo, respingeva sulla linea la conclusione dell’attaccante scozzese. Al 40′, gli ospiti reclamarono un rigore per atterramento di Maldera ai danni di Albrecht. L’arbitro lasciò correre mentre il tecnico cecoslovacco allargava le braccia. Un minuto dopo, una sventola di Gajdusek faceva tremare il palo alla destra di Piotti. L’ultima occasione del primo tempo.

Nella ripresa, il Milan prese il largo. Il raddoppio arrivò con un bolide da fuori area di Cambiaghi. Rete da antologia, sintesi di potenza e precisione. La giocata più bella di quella edizione della Mitropa Cup. Milanese, classe 1963, Cambiaghi proveniva dal prolifico vivaio rossonero. Aggregato in prima squadra, Gigi Radice lo aveva fatto esordire in Coppa Italia contro il Verona, il 23 agosto ‘81, inserendolo nella ripresa al posto di Antonelli. Contro il Vitkovice sarebbe stata la sua prima e unica partita da titolare nel Milan. Il raddoppio, con quel missile terra-aria, azzerò le speranze della squadra cecoslovacca, rimasta in balia dei rossoneri.

Il portiere ospite sfoderò una tripla parata, respingendo un tiro di Baresi, la ribattuta di Novellino e la successiva conclusione di Jordan. Una prodezza, a San Siro, da raccontare in futuro ai suoi nipoti. Jaroslav Zápalka è una delle bandiere nella storia del Vítkovice, decisivo sia nella promozione nella massima serie cecoslovacca (1981) sia nella conquista del titolo nazionale (1986), con conseguente partecipazione alla Coppa dei Campioni. Sotto la guida dell’allenatore Dunaj – a cui era legato da una grande e reciproca stima – Zapalka era entrato nelle juniores, scalando tutte le categorie fino alla prima squadra. Dirà il portiere: “Dunaj è stato come un padre per me e allo stesso tempo è stato il mio maestro”.

Al 77′, l’arbitro concesse un secondo penalty al Milan per atterramento di Battistini. I tifosi invocarono il nome di Jordan, applaudito quella sera anche in occasione di un recupero difensivo. Invogliato anche da Baresi, l’attaccante scozzese non si tirò indietro: tiro centrale dagli undici metri e palla in rete: MilanVitkovice 3-0, discorso chiuso. I rossoneri conquistavano un trofeo internazionale nel momento più drammatico della storia milanista, nove anni dopo la serata di Salonicco che era valsa la Coppa delle Coppe.

Scrisse La Gazzetta dello Sport: “La Coppa dà la carica al Milan”. Nella festosa invasione di campo sventolarono i drappi rossoneri mentre i tifosi (circa diecimila) dagli spalti di San Siro cantavano “Resteremo in serie A”. Una scena quasi surreale, certamente commovente per il popolo milanista. Alberto Cerruti, inviato della Gazzetta dello Sport, indicò Baresi, Cambiaghi, Novellino e Piotti come migliori in campo. Per una sera gli incubi del campionato vennero accantonati. Emblematico il titolo del Corriere della Sera: “Al grido di serie A il Milan conquista la Mitropa”.

I cecoslovacchi, delusi per la sconfitta, fecero ritorno a casa sobbarcandosi un’altra odissea stradale da Milano ad Ostrava, con colazione, pranzo a sacco e ventotto ore di viaggio. Il Vitkovice, fondato nel 1919, conquisterà il suo primo e unico titolo cecoslovacco nella stagione 1985/86, precedendo in classifica lo Sparta Praga. In panchina non c’era più Dunaj ma il quarantenne Ivan Kopecký. Nella rosa della squadra campione c’erano tre reduci della trasferta milanese del maggio ‘82: l’estremo difensore Zapalka e i difensori Kusnir e Lisanik.

Il giorno dopo la conquista della Mitropa Cup, il Milan partiva per il ritiro di Rimini. Il diario della speranza rossonera imponeva di preparare al meglio la trasferta di Cesena, tappa finale per una salvezza che il Diavolo avrebbe soltanto sfiorato, nel pomeriggio di un giorno da cani, per i tifosi milanisti, datato 16 maggio 1982. Quella stagione si sarebbe conclusa con la retrocessione in B dei rossoneri. La seconda discesa del Milan nel purgatorio della cadetteria.