Quando Šostakovic tifava Leningrado

Calcio & Intellettuali: un binomio che può andare benissimo d’accordo. Questa è una piccola storia del rapporto “folle” con il football del celebre musicista russo


Il calcio genera passioni incontrollate anche per gli insospettabili. Alzi la mano chi non ha urlato di gioia quando l’Italia ha vinto ai Mondiali tedeschi. E se ha paura di farlo, se cerca di nascondersi per spocchia intellettuale, si rilassi: c’è almeno un illustre e confortante precedente. Parliamo di Dmitrij Dmitrievic Šostakovic, uno dei più grandi compositori russi. Che amò il calcio non meno di quanto amasse la musica. Anzi, nel pallone trovò energia supplementare per concentrarsi e disciplinarsi prima di scrivere le sue immortali sinfonie.

Esagerazioni? Per nulla. Lo dimostrano la sua biografia e soprattutto le sue lettere, oltre cento, dedicate al “gioco più bello del mondo“. negli anni Trenta il grande compositore russo stravedeva per il calcio: tentò perfino di diventare arbitro. Šostakovic fu un fedelissimo tifoso della Dinamo di Leningrado. Negli anni Trenta, partite e trasferte al seguito della squadra del cuore diventarono parte integrante della sua vita. Non era facile allora viaggiare nell’Unione Sovietica: ma due o tre giorni di treno non furono mai un motivo sufficiente a scoraggiare il musicista. Andava dappertutto, a Mosca, a Kiev, a Tbilisi, a Odessa, a Baku. Una celebre coppia di fratelli calciatori, Piotr e Nikolai Dementjevi, ricordavano la grande ispirazione che la sua presenza dava alla Dinamo.

Nel 1935 Šostakovic si iscrisse perfino alla prima scuola per arbitri. Faceva parte di un gruppo di tifosi che contava fra gli altri il pittore cubista Lebedev e poi giornalisti, sceneggiatori cinematografici, artisti, architetti. E poichè alcuni vivevano sul Baltico e altri a Mosca, molte delle loro discussioni su partite, tattiche di gioco e regolamenti avvenivano per corrispondenza.

“Egregio Valentin Naumovic – scrive Šostakovic nel 1940 a uno dei suoi amici moscoviti – mi permetta di esprimerle alcune mie considerazioni oziose. Le definisco tali perchè non vale la pena renderle pubbliche dal momento che il Comitato per lo sport continuerà a comportarsi come gli pare e piace. Il mio primo pensiero: le partite di calcio internazionali bisogna organizzarle in modo da non ostacolare assolutamente il campionato nazionale. L’incontro con i nostri fratelli slavi della Bulgaria ha già danneggiato fortemente il nostro torneo“.

Nella stessa lettera, il musicista si rivela in anticipo sui tempi quando suggerisce di raggruppare su tre livelli (A, B e C) le squadre russe, in base al loro valore. Una proposta che i dirigenti del calcio sovietico avrebbero messo in atto solo 20 anni dopo. Tale era il suo trasporto per il calcio che l’arrivo dell’ autunno, quando in Russia il campionato si conclude prima del lungo letargo invernale, gli procurava un’autentica depressione.

“Caro Valentin Naumovic – scrive Šostakovic nel settembre 1940 – ho letto con entusiasmo il suo resoconto della partita di calcio tra la Metallurgic e la Dinamo di Leningrado… Tutto sommato una grande tristezza comincia a impossessarsi della mia persona. A Leningrado non cessa di piovere, ormai è l’autunno. Fra poco finirà la stagione calcistica e ci aspetta un lungo inverno senza pallone. Finalmente poi arriverà maggio quando si riprenderanno le battaglie del ’41. Chissà cosa succederà … Grazie anche per il resoconto tra la Cska e lo Zenit: ho appreso il risultato con molto dolore“.

l calcio era il vero cemento per il gruppo degli amici di Šostakovic. E ognuno contribuiva a suo modo. In una lettera dedicata a una partita mista fra dilettanti, Šostakovic scrive:”Sia i ragazzi che le ragazze mi hanno sorpreso per la loro mancanza di talento. La compagna Aghisceva (il portiere della squadra di Leningrado) è una brava ragazza ma nell’unico tiro in porta che ha subito le è andata male: hanno fatto gol. Questo mi ha fatto ricordare una vecchia canzonetta: “Sono una calciatrice – al calcio gioco – la porta mia difendo – Che senso aveva stringere le gambe – il pallone è passato in mezzo – abbiamo perso la partita“.
Šostakovic inserì il motivetto nella colonna sonora del film “La giovinezza di Maxim”.

Testo di Paolo Valentino


Chi era Dmitrij Dmitrievic Šostakovic

Nato a San Pietroburgo, in Russia, Shostakovich era il secondogenito dei tre figli di Dmitrj Boleslavovich Shostakovich e Sofiya Kokaoulina Shostakovich. La sua famiglia era di idee liberali e tollerante (uno dei suoi zii era bolscevico, ma la famiglia aveva protetto alcuni estremisti di destra). Nel 1918 compose una marcia funebre in memoria di due capi del partito per la liberazione popolare uccisi da alcuni bolscevichi.
Dopo aver studiato pianoforte con la madre, anch’essa musicista, Dmitrij Shostakovich entrò nel 1919 al Conservatorio di San Pietroburgo dove continuò a studiare il pianoforte con Leonid Nikolaev e composizione con Maximilien Steinberg.

Il ragazzo manifestò un talento precoce e a 14 anni compose il suo primo concerto per pianoforte e nel 1926, all’età di 20 anni, compose sia la sua prima sonata che la sua prima sinfonia che gli valse immediatamente una fama internazionale.

Nel 1927, il governo gli chiese una seconda sinfonia in commemorazione dell’anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. In quello stesso anno ottenne un diploma onorifico al concorso Chopin di Varsavia. Iniziò contemporaneamente a lavorare all’opera satirica “Il Naso” ispirata all’omonimo romanzo di Gogol’. Nel 1929 il ARMP, il partito sovietico dei musicisti, criticò la sua opera definendola formalista, e nel 1930 ne pubblicò una versione ridotta che tuttavia conobbe un immenso successo prima di essere criticata ancora e proibita in quanto considerata come il prodotto di un semplice borghese decadente.

Nel 1934 la sua seconda opera modernista, Lady Macbeth, riscuote di nuovo un grande successo sia nell’Unione Sovietica sia all’estero. In seguito ad una rappresentazione della stessa opera a Mosca in presenza di Stalin, nel 1936, viene pubblicato dal giornale Pravda un articolo intitolato “Il caos anziché la musica” che condanna l’opera arrestandone le rappresentazioni. Shostakovich viene definito nemico dello stato.

Si rifarà componendo la celebre Sinfonia n.7, detta di Leningrado perché scritta durante l’ assedio di quella città durante la guerra, ed eseguita in maniera “non ufficiale” dai musicisti in borghese nei rifugi antiaerei.
Shostakovich è seppellito al cimitero Novodevicij, a Mosca.